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 2013  maggio 12 Domenica calendario

GLI OTTO OBIETTIVI (QUASI) RAGGIUNTI

Nel mondo accadono cose straordinarie: anche nel pieno di una crisi dei Paesi ricchi, faremmo bene a considerarle. Nel 2000, le Nazioni Unite lanciarono il Millennium Development Goal, otto obiettivi da raggiungere entro il 2015 per migliorare la vita sulla Terra. Bene, sono stati in buona parte raggiunti in anticipo o stanno per esserlo: più che per merito di Onu e governi, grazie ai commerci, alle tecnologie e all’apertura dei mercati. È una storia che non si racconta mai ma che è stata fotografata da un recente studio della Banca mondiale. Il Goal numero uno: dimezzare la povertà estrema entro il 2015. Nel 1990, coloro che vivevano con meno di 1,25 dollari al giorno — la soglia stabilita dal Palazzo di Vetro — erano il 43,1% della popolazione mondiale. Nel 2008, la quota è scesa al 22,7% e le stime riferite al 2010 dicono che è calata al 20,6%: la previsione è che nel 2015 sarà al 16%.
Nel 2000, i giovani e le giovani dei Paesi in via di sviluppo che completavano la scuola primaria erano l’80%. Nel 2009 sono stati il 90% (ma nell’Africa sub-sahariana rimangono al 70). Nel 1990, le ragazze che frequentavano la scuola primaria erano l’86% dei ragazzi, nel 2011 il 97%. E nella scuola secondaria la loro quota è passata dal 78 al 96%. Il quarto Goal dell’Onu era la riduzione di due terzi del numero di bambini che muoiono prima di avere compiuto cinque anni. Nel 1990 furono 12 milioni, nel 1999 scesero a 10 milioni e nel 2012 a sette: l’obiettivo è stato raggiunto da 41 Paesi e altri 25 dovrebbero farcela entro il 2020; la mortalità infantile, però, resta una delle piaghe più difficili da affrontare.
Il numero di donne che muoiono al momento del parto è crollato del 65%, da 620 casi per centomila nati vivi a 220. Ma è ancora troppo: 287 mila donne nel 2010, delle quali 1.700 nei Paesi avanzati, il resto in quelli in via di sviluppo. L’obiettivo era un calo del 75%, che probabilmente non verrà raggiunto nel 2015 ma qualche anno dopo. Il sesto Development Goal — fermare la diffusione di Hiv/Aids, malaria e altre malattie — ha fatto passi avanti, ma con risultati misti: a fine 2010, per esempio, 6,5 milioni di persone ricevevano cure retro virali contro l’Aids; ma in 26 dei 31 Paesi in cui il virus è più diffuso meno di metà delle donne ha informazioni corrette sull’Hiv. La sostenibilità ambientale è migliorata: il 13% della terra emersa è oggi protetto; ma se si considerano gli oceani la percentuale scende a 1,6. La popolazione che ha accesso a una fonte d’acqua è passata, tra il 1990 e il 2010, dal 71 all’86%; quella che ha accesso a servizi sanitari è cresciuta dal 37 al 56%. L’ottavo obiettivo — migliore cooperazione tra Paesi ricchi e poveri per favorire il commercio, diffondere le tecnologie e la medicina e razionalizzare gli aiuti — ha fatto balzi consistenti fino al 2008, poi la recessione ha rallentato gli aiuti, del 2,3% in termini reali tra il 2010 e il 2011.
Povertà, malattie, malnutrizione, ignoranza restano piaghe drammatiche. Ma molto meno di vent’anni fa. È che la globalizzazione omologa, qualche volta in peggio, ma più spesso all’insù.
Danilo Taino