Vladimiro Polchi, la Repubblica 13/5/2013, 13 maggio 2013
REATO DI CLANDESTINITÀ ED ESPULSIONI, IL FLOP DELLA LEGGE
ROMA — C’è una macchina in Italia che si muove a singhiozzo. Un complesso meccanismo, fatto di espulsioni, Cie e reato di clandestinità, che è inceppato da anni. A partire dal flop della sua “norma manifesto”, cioè il reato di immigrazione clandestina: solo 12 condanne in 18 mesi. Così l’arma che la ministra all’Integrazione, Cecile Kyenge, chiede di abrogare, mentre la Lega vuole rilanciare, si rivela alla prova dei fatti già spuntata.
Un passo indietro: con la legge 94 del 15 luglio 2009 (il “Pacchetto sicurezza”) lo straniero che entra o permane illegalmente nel territorio italiano commette un reato, punito con l’ammenda da cinquemila a diecimila euro. Per monitorarne l’applicazione, la Direzione generale della giustizia penale ha controllato i dati relativi al 79% dei fascicoli iscritti nel 2010 nei tribunali italiani: un primo bilancio, dunque, a un anno e mezzo dall’approvazione della legge. Come è andata? I dati (resi noti da Redattore Sociale) registrano appena 172 fascicoli aperti nei tribunali. Di questi, solo 55 sono stati definiti. Più nello specifico, sono 12 le sentenze di condanna per il reato di clandestinità, mentre 18 quelle concluse con un patteggiamento.
Dati, seppure parziali, che fotografano il fallimento di questo strumento repressivo.
Non è tutto. Quello che emerge da una ricerca del sociologo Asher Colombo (uscita nel 2012), è l’inefficacia dell’intera macchina italiana dei controlli. Frenano infatti anche le espulsioni: il loro numero cresce ininterrottamente fino al 2002 (superando quota 44mila), per poi calare e raggiungere poco più di 10mila casi l’anno. Oggi in Italia solo il 28% dei rintracciati in posizione irregolare viene espulso, contro il 49% del 2003. Un calo dovuto in parte alla sentenza del 2004 della Corte costituzionale, che ha sbarrato la strada ai rimpatri senza un preventivo controllo da parte di un magistrato.
C’è poi un’altra “fabbrica” che non funziona, ma brucia ben 200mila euro al giorno di soldi pubblici. È la “fabbrica dei clandestini”, cioè la rete dei Cie. Qualche numero: dal ‘99 al 2011 per i centri d’espulsione si è speso un miliardo di euro. I risultati? Deludenti, come dimostra il rapporto 2012 dell’associazione “A buon diritto”: nell’ultimo anno infatti gli espulsi sono stati meno della metà dei trattenuti, record a Milano e Modena (con percentuali oltre il 60%), maglia nera a Brindisi (ferma al 25%).