Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 12/5/2013, 12 maggio 2013
LA MORTE E LO SCIENZIATO L’ULTIMA SCELTA DI DE DUVE
Il 4 maggio scorso Christian De Duve, premio Nobel per la medicina nel 1974, è morto. O meglio, vivendo in Belgio, ha potuto decidere di morire per eutanasia, essendo soddisfatto della vita che aveva vissuto per 95 anni, ma insoddisfatto di quella che avrebbe dovuto vivere per i postumi di una caduta. Aveva preso la sua decisione un mese fa, ma l’ha messa in pratica solo la scorsa settimana, per aspettare l’arrivo del figlio dagli Stati Uniti, e potersi congedare dal mondo circondato dalla famiglia al completo. De Duve era noto al pubblico informato per una serie di libri divulgativi di grande intensità: in particolare Polvere vitale e Alle origini della vita per Longanesi (1998 e 2008), e Come evolve la vita e Genetica del peccato originale per Cortina (2003 e 2010). Questi libri divulgavano una visione spirituale della vita, biologica e umana, che è stata spesso fraintesa, per colpa o per dolo, come religiosa: molti hanno dunque tentato di annettersi la sua figura, come esempio di scienziato credente. La sua fine coraggiosa e serena ha fatto giustizia di questi tentativi, e un’intervista da lui rilasciata al quotidiano Le Soir per spiegare la sua decisione non lascia dubbi. Alla domanda se avesse paura della morte, egli ha infatti risposto così: «Sarebbe troppo dire che la morte non mi spaventa, ma non ho paura di quello che verrà dopo, perché non sono credente. Quando sparirò sarà per sempre, e non resterà niente». Quanto alla religione, una volta a Venezia mi aveva detto testualmente: «La religione deve adattarsi alle scoperte scientifiche: se c’è un conflitto con la scienza, è lei che deve cedere». E lui l’ha costretta a cedere, quando si è trovato a dover prendere una decisione responsabile sul proprio fine vita.