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 2013  maggio 13 Lunedì calendario

FAR WEST KRUGMAN IN CHAPTER 13 LO SCHERZO ANTI KEYNES

L’economistaeditorialista Paul Krugman «ha dichiarato bancarotta, dopo aver tentato invano di liberarsi dei suoi debiti aumentando le sue spese personali e voluttuarie. In un procedimento Chapter 13 presentato al tribunale fallimentare del Southern District di New York, gli avvocati di Krugman hanno elencato 7,3 milioni di dollari di debito, a fronte di soli 33.000 dollari di attivi. La maggioranza dei debiti ha origine da un mutuo di 8,7 milioni per un appartamento a Manhattan. Ci sono poi 621.537 dollari di debiti fatti con la carta di credito American Express. Anziché stringere la cinghia per restituire i debiti, l’economista aveva deciso di effettuare una manovra di stimolo della sua ripresa personale, spendendo a iosa, nella speranza che questo avrebbe un giorno aumentato il suo reddito». Questa notizia ha fatto il giro del mondo e, per qualche istante, ha seminato il panico tra gli estimatori del premio Nobel dell’economia, docente di Princeton e commentatore del New York Times. All’origine: una deliziosa parodia sul blog dailycurrant, dall’intento bonariamente polemico. L’autore immagina che l’economista abbia applicato alle proprie finanze familiari la ricetta keynesiana del deficit spending che lui stesso consiglia alle nazioni. Il risultato è la bancarotta personale, con dettagli divertenti come i conti in rosso dal gioielliere Tiffany. Va ricordato che in America esiste effettivamente la possibilità di avviare una procedura di bancarotta per le persone fisiche (in
base alla normativa Chapter 13), non solo per le società (Chapter 11). Nel caso di Krugman è tutto inventato, si tratta uno scherzo intellettualmente raffinato. Il presupposto teorico di questo scherzo in un certo senso era stato anticipato e confutato dallo stesso Krugman in una sua recente column sul New York Times, nella quale il premio Nobel ricordava che l’economia di una nazione non si può analizzare né tantomeno gestire con le stesse regole che si applicano al bilancio di una singola impresa o di una famiglia. Lo scherzo su Krugman è meno banale di quanto possa sembrare. Molte persone, e purtroppo anche molti leader politici (Angela Merkel in testa), applicano alla macroeconomia proprio quel “buonsenso comune” usato dal blogger del dailycurrant. Quando si dice che una nazione “non deve vivere al di sopra dei suoi mezzi”, che un’economia sana richiede un bilancio pubblico in pareggio (norma inclusa in molte Costituzioni europee su pressione della Germania) si estrapola a interi paesi ciò che vale per il bilancio della singola famiglia o della singola azienda. Certo che una famiglia non deve fare debiti che non potra` restituire. Ma questa regola non vale affatto per una nazione, che ha due prerogative esclusive: può stampar moneta (a meno che faccia parte di un’unione monetaria…), e può riscuotere imposte. John Maynard Keynes insegnò che da una depressione si esce solo se la domanda pubblica si sostituisce alla (carente) domanda privata. E quella lezione resta valida tuttora.