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 2013  maggio 12 Domenica calendario

ANCHE LA MORTE SPIAZZA IL WEB

L’ultima frontiera di internet? La morte, ovviamente. Che, a quanto pare, nella vita online non è proprio così definitiva. Oggi, infatti, in un mondo sempre più digitalizzato spegnersi sembra essere diventato sempre più difficile. Gli innumerevoli dati prodotti in vita e affidati al web continuano a rimanere online e disponibili anche dopo la nostra dipartita, aprendo di fatto un nuovo capitolo nella triste e difficile gestione da parte degli eredi delle questioni tecniche, burocratiche e legali. Ovviamente il problema è sempre esistito, ma oggi l’esperienza digitale coinvolge centinaia di milioni di persone e quindi anche la “morte digitale” è un tema più sentito. D’alta parte le cronache sono sempre più spesso popolate di piccoli drammi legati a questa dimensione.
Capita ad esempio che la famiglia di un soldato morto non possa accedere alla posta elettronica del proprio caro estinto; oppure che i parenti di ragazzi scomparsi improvvisamente non riescano a cancellare i profili Facebook dei defunti se non facendo intervenire i tribunali; infine i giudici in alcuni casi sono stati chiamati a esprimersi sul diritto degli eredi a mantenere la proprietà di contenuti digitali come film o musica acquistati in vita dai parenti morti. E come se non bastasse ci si mettono anche le proposte truffaldine di aziende che vendono a pagamento “memoriali digitali” per i cari estinti. Arrivando anche ad aprire siti che assomigliano a piccole reti sociali dei morti e creando profili personali non richiesti di persone scomparse, anche di uomini e donne anziani che spesso in vita non hanno neanche mai acceso un computer. Il diritto all’oblio e a cancellare i propri contenuti digitali può sempre essere esercitato da un utente attivo e per garantire una maggiore tutela in questo campo la Commissione europea ha messo in campo una proposta di riforma che dovrebbe diventare legge per gli Stati membri entro il 2015. Ma è chiaro che tutto si complica se chi vuol essere dimenticato su internet è di fatto già stato dimenticato dai suoi simili, almeno nella vita offline. I maggiori fornitori di servizi come Facebook, Twitter, Yahoo o Google permettono ai familiari di far chiudere i profili degli utenti morti, ma la cosa non è così semplice e i dati duplicati, ad esempio, dai motori di ricerca difficilmente potranno essere cancellati tutti. Ecco perché negli Stati Uniti alcuni hanno dovuto far intervenire i tribunali: al dolore per la perdita per un caro, spesso le famiglie vedevano i profili online dei propri parenti continuare a vivere. Il problema è che spesso gli stessi fornitori dei servizi si trovano a dover gestire richieste opposte, tra chi chiede di trasformare i profili dei defunti in memoriali digitali e chi invece li vuole cancellare, e inoltre non sono rari gli scherzi di cattivo gusto, con la diffusione online della morte di qualcuno che invece continua a godere di ottima salute. Insomma la questione è davvero spinosa e per ora non ha una soluzione unica, tanto che i parenti potrebbero doversi trovare a fare i conti con decine di procedure diverse per gestire tutti i servizi usati in vita dai proprio cari. Ecco perché la cosa migliore è pensarci prima. Google, ad esempio, offre ai propri utenti, tramite la “gestione account inattivo”, la possibilità di decidere cosa succede nel caso di lunga inattività del proprio profilo, se cancellare i dati o inviarli ad altri utenti fidati. Si tratta, insomma, di una specie di testamento digitale che faciliterebbe le cose agli eredi (sempre che il caro estinto abbia deciso di coinvolgere gli eredi nella gestione delle proprietà digitali). Una soluzione potrebbe essere quella di affidare al notaio, o conservare in un luogo sicuro ma noto agli eventuali eredi, le proprie password con l’elenco dei siti a cui si è iscritti e le volontà riguardo a questi contenuti.
Tutto risolto quindi? Niente affatto: secondo alcune aziende i brani musicali o i film acquistati su internet e conservati online di fatto sono solo noleggiati a vita, per cui la loro proprietà non è trasmissibile agli eredi. E infine non mancano i buontemponi che vogliono fare gli immortali attivando servizi online che continuano a diffondere contenuti a proprio nome anche dopo la propria morte. Con buona pace di coloro che in realtà non soffrivano poi così tanto per la loro dipartita.