Anna Lagorio, il Sole 24 Ore 12/5/2013, 12 maggio 2013
CACCIA AL LIBRO DEGLI ALCOLISTI
Ha cambiato la vita di migliaia di persone. Per questo, The Big Book non è solo un libro, ma è considerato un testo dai poteri taumaturgici. Uscito il primo settembre 1939 con il titolo completo Alcoholics Anonymous: The Story of How Many Thousands of Men and Women Have Recovered from Alcoholism, il libro ha gettato le basi per la nascita degli Alcolisti Anonimi e ha venduto oltre trenta milioni di copie (la milionesima è stata regalata al presidente Nixon con una grande cerimonia pubblica).
Gli autori sono Bill Wilson, ex broker di Wall Street e Bob Smith, un chirurgo dell’Ohio (entrambi con seri problemi d’alcolismo): i due raccontano come uscire dalla dipendenza affidandosi a un programma in dodici tappe di disintossicazione fisica e spirituale. Oggi, è uno dei testi più ricercati dai collezionisti, con prezzi da capogiro: nel 2004, il manoscritto è stato venduto da Sotheby’s a un milione e 576mila dollari, mentre una prima edizione oscilla fra 25.000 e 50.000 dollari.
Ma da dove nasce questa passione? Secondo William Schaberg, bibliofilo ed esperto della storia del Big Book, «il volume è circondato da un’aura di misticismo ed è oggetto di attenzione da parte di collezionisti particolari. Molti di loro sono ex alcolizzati, guariti proprio grazie al Libro».
Altro elemento di attrazione è legato alle biografie degli autori: «Wilson e Smith sono due alcolisti all’ultimo stadio, che, grazie alla volontà e all’aiuto reciproco, riescono a riprendersi e a diventare modelli di riferimento per la comunità. Il libro è la testimonianza del loro successo sulla dipendenza».
La storia, però, inizia molto prima del loro sodalizio: per la precisione nel 1916, durante una festa in Vermont.
All’epoca, Bill Wilson ha ventun anni ed è destinato a una brillante carriera di avvocato. Ma, la sua vita è scossa da depressione e attacchi di panico.
Quel giorno, al ricevimento servono il Bronx, un cocktail a base di Martini e succo d’arancia. Per il ragazzo è un colpo di fulmine: «ho scoperto il mio elisir di lunga vita», scriverà di lì a poco. «L’alcol mi aiuta a superare le crisi e a tenere i nervi a posto».
In realtà, l’alcol gli impedirà di laurearsi e, nei dieci anni successivi, gli farà perdere il lavoro e la stabilità mentale.
Nel 1933, la moglie lo convince a entrare al Towns Hospital di New York: la clinica è famosa per la cura della belladonna, una terapia a base di alcaloidi destinata a provocare uno stato di delirio controllato (dopo cinquanta ore di terapia, dichiarerà di aver avuto un’esperienza di illuminazione spirituale).
In sanatorio, entra in contatto con alcuni personaggi che contribuiranno a far nascere il Big Book: uno è il dottor Silkworth, suo medico personale e autore di un capitolo; l’altro è lo stesso Charles Towns, fondatore della clinica e finanziatore del progetto editoriale.
Ma è la visita di un vecchio compagno di bevute a cambiare il suo destino per sempre: durante l’incontro, l’uomo gli racconta di essere guarito con il sostegno di un gruppo religioso, l’Oxford Group. Wilson raccoglie l’informazione e la mette da parte, fino a quando – mesi dopo –, trovandosi in viaggio d’affari ad Akron, in Ohio, è colto dalla voglia di bere. Per la prima volta, però, invece di cedere alla tentazione, telefona alla chiesa locale e chiede di essere messo in contatto con qualcuno del Gruppo.
Il membro selezionato si chiama Bob Smith, fa il chirurgo ed è disponibile per un incontro. Dopo un colloquio di sei ore, i due escono dalla cucina di Smith con una sola certezza: non si lasceranno mai più.
Inizia così un periodo di attività febbrile: Smith e Wilson sono convinti di poter aiutare altre persone e trasformano le loro case in centri di disintossicazione. Qui animano discussioni sui limiti delle teorie esistenti ed elaborano nuovi metodi terapeutici. A maggio del 1938, Wilson decide di raccogliere le idee in un volume. Scrive i primi due capitoli, li fa girare fra i gruppi di alcolisti, poi inizia la stesura del metodo vero e proprio. Si forma così il cuore pulsante del libro, costituito dai dodici passi per liberarsi dalla dipendenza. Seguono i casi personali e, dalla seconda edizione in poi, fa la sua comparsa un capitolo sulla cura delle donne, a firma Marty Mann, la prima paziente omosessuale impegnata sul fronte del proselitismo (a lei si deve anche la fondazione della Yale School of Alcohol Studies). «La prima edizione esce in 4.650 copie», racconta Schaberg. «È stampata su carta economica, con grandi margini bianchi per le note e una copertina dai toni squillanti, gialla e rossa».
Le ristampe successive saranno realizzate con i materiali più economici disponibili in magazzino. Per questo, saranno tutte blu, a eccezione della quarta riedizione di colore verde.
«Ma l’edizione più pregiata è la settima, del 1945», conclude Schaberg. «Quel l’anno, infatti, il libro viene spedito ai soldati Oltreoceano. Solo poche copie sopravviveranno alla guerra».