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 2013  maggio 11 Sabato calendario

I MIRACOLI DELL’«ABENOMICS»

Gli investitori stranieri fanno salire la Borsa giapponese e gli investitori giapponesi fanno scendere i tassi obbligazionari europei. Messa in questi termini, l’«Abenomics» - l’insieme delle politiche economiche promosse dal governo del premier Shinzo Abe - porta felicità in patria e altrove.
TOKYO. Dal nostro corrispondente Con lo yen indebolitosi oltre quota 100 sul dollaro e 130 sull’euro, l’indice Nikkei - con l’ulteriore balzo di quasi il 3% di ieri – è salito ai massimi dal gennaio 2008 e sfiora un guadagno del 70% in meno di sei mesi sull’onda della forte ripresa dei profitti della Corporate Japan. Al tempo stesso, le statistiche rilasciate ieri segnalano che gli investitori istituzionali nipponici hanno finalmente iniziato a comprare bond esteri, in mercati già reduci da un rally provocato dall’aspettativa di un afflusso di denaro in uscita dal Sol levante a caccia di rendimenti più elevati. Delle "tre frecce" di cui si compone l’Abeconomia, solo la politica monetaria ultraespansiva sta già dispiegando i suoi effetti (anche se l’inflazione tarda ad arrivare), mentre gli stimoli fiscali stanno iniziando ora a farsi sentire e le riforme di sistema sono ancora di là da venire. Ma la creazione di un circolo virtuoso tra allentamento monetario e indebolimento del cambio, profitti aziendali e Borsa galvanizzata, spesa pubblica addizionale e promessa di riforme audaci si sta manifestando come un traino per investimenti e consumi privati. È di ieri anche la notizia che il credito alle imprese è salito in aprile del 2,1% rispetto a un anno prima, al ritmo più alto dal luglio 2009, con il valore complessivo dei prestiti bancari (escluse le casse locali) salito all’equivalente di 4mila miliardi di dollari (ai massimi dall’aprile 2009). La banca Resona ha annunciato ieri il piano per ripagare completamente il governo che la salvò nel 2003, con una drastica iniezione diretta di fondi nel suo capitale che spazzò via d’un colpo gli annosi problemi dell’intero settore bancario nazionale: una vicenda quasi dimenticata in cui ancora una volta il Giappone suscita invidia in Paesi che applicano medicine diverse e opposte, dal rifiuto di una risolutiva ricapitalizzazione diretta delle banche all’austerità in momenti di economia già debole e bisognosa di ricostituenti. È diventato difficile, in questo momento, trovare suggerimenti di cautela tra i broker: Tokyo appare ancora a molti come il più favorevole tema per gli investimenti e si moltiplicano gli upgrading sul Nikkei e le previsioni di ulteriori cali dello yen: Shinzo Abe può godersi la luna di miele con i mercati avviandosi a stravincere le elezioni parziali di luglio per la Camera alta. Gli esperti focalizzati sul medio-lungo termine non esitano invece a gettare acqua sul fuoco di un entusiasmo dei mercati che appare fin troppo enfatizzato da fattori psicologici, ossia dalla trasformazione in positivo delle aspettative: se sul breve il rischio è che un ulteriore indebolimento dello yen risollevi reazioni internazionali più o meno etichettabili come "guerre valutarie", in un orizzonte più ampio la ripresa dell’economia giapponese che si profila in questo semestre potrà diventare sostenibile solo se non sarà affidata in via principale alle attese create dallo shock di politica monetaria. Il primo campanello di allarme è già suonato nel mercato obbligazionario giapponese, con la sua accresciuta volatilità e la mancata riduzione dei tassi a lungo. Una riduzione che la banca centrale ha posto come un obiettivo della sua ricetta ben poco ortodossa di raddoppio della base monetaria, venata di sottili contraddizioni interne nel volere sia inflazione sia tassi più bassi e nello stampare moneta per favorire un deflusso di capitali da un Paese dove il già alto debito continua ad aumentare.