Laura Zambelli Del Rocino, Libero 11/5/2013, 11 maggio 2013
L’IRRESISTIBILE RITORNO DEL FÜHRER INCORONATO DA MEDIA E PARTITI
Se lo humour è inglese, lo chef francese, il meccanico tedesco e l’amante italiano, potremmo rimettere tutto in discussione leggendo Er ist wieder da (Eichborn, ma a breve sarà pubblicato in Italia da Bompiani). Sarà che l’autore Timur Vermes è mezzo ungherese e mezzo tedesco, fatto sta che il suo romanzo è irresistibilmente esilarante, e di un umorismo decisamente raffinato.
Che ci fa Hitler nella Berlino di oggi? Non un attore o un comico, no, proprio lui, il Führer originale, in carne, ossa e divisa! Come ci sia arrivato non ci è dato sapere, unica nota di fantasia, perché per il resto la storia appare di un verosimile disarmante. Il primo a stupirsi è“lui”, che riapre gli occhi in un campo sportivo, attorniato da giovanotti dalle maglie numerate, tra cui il “camerata” Ronaldo. Ma la città è cambiata, mancano Göring, Eva, la guerra, e tra le colorate automobili futuriste e i ciclisti che sfrecciano «con dei singolari elmetti sulla testa», è in edicola che trova la risposta al suo stupore: la data dei quotidiani parla chiaro, 30 agosto 2011!
L’idea del “ritorno al futuro”di Hitler fu di Walter Moers, che nel 1998 lanciò il suo comic Adolf, politicamente scorretto quanto divertente, ma mentre lì il Führer è una macchietta caricaturale (storicamente è sempre stato rappresentato agli estremi: quale figura grottesca oppure mostruosa tout court), l’originalità di Vermes sta nel farlo rivivere seriamente, attingendo lo stile dei suoi monologhi direttamente dal Mein Kampf, sia per i contenuti sia per la forma.
Copertina elegante e minimal, l’edizione tedesca la vera chicca la mostra sul retro con il prezzo: euro 19,33! Provare a togliere la virgola e si ha l’anno in cui Hitler viene nominato cancelliere. Soccorso e ospitato da un edicolante, viene notato e scritturato da un’emittente privata per la sua somiglianza con l’originale; la sua escalation ha dell’incredibile, gli vengono concessi un ufficio, una segretaria, un computer con “Internetz” e naturalmente uno smartphone con suoneria adeguata: la Cavalcata delle Valchirie. Più complessa risulta la scelta di un indirizzo e-mail, poiché il vero nome è già stato occupato da qualche esaltato, senza possibilità di espropriazione, «come invece avrebbe fatto Bormann con l’Obersalzberg, ma lui aveva i suoi metodi...».
Lo stupore passa dalla constatazione dello spreco del migliore strumento propagandistico, la televisione, utilizzata per ricette culinarie inutili e ridicoli dibattiti sociopolitici, fino alla massa di turchi che gira indisturbata per le strade, che chissà mai quale evoluzione storica avrà portato sin qui! Ma la storia Hitler se la studia da bravo scolaro su Internetz, traendo conclusioni alquanto bizzarre e sempre in linea con la sua logica originale e perversa, che danno origine a lunghi monologhi-riflessioni, un po’ prolissi, ma quando meno te l’aspetti arriva di colpo la gag, così «uno sconosciuto in rete mi chiese di intervenire in una faccenda militare, accettai l’invito del camerata; trascorsi le successive tre ore e mezza su un campo minato di nome “Minesweeper”».
Lo humour è volutamente servito con un contorno indigesto, dalla risata iniziale si passa alla pelle d’oca: osservando una signora che a spasso col cane ne raccoglie i bisognini chiudendoli in un sacchettino, Hitler la crede pazza, e subito dopo si domanda se sia già stata sterilizzata. Quando afferma che «sulla questione degli ebrei non si scherza», il pubblico si fa serissimo, pure interpretando in modo diametralmente opposto l’intenzione dell’oratore. Sottile, subdolo, terrificante. Diciamolo: sei proprio un Vermes!
Ma ecco il colpo di genio: a ridimensionare l’odiosità del protagonista, la sua aggressione da parte di una banda di neonazisti, che lo scambiano per un’offensiva copia caricaturale. I neonazisti mica massacrano i criminali, la solidarietà ora è totale, comprese le avances da parte dei partiti politici che completano il suo successo radiotelevisivo e i milioni di visitatori su Youtube.
Il grande dittatore, Adolf, Sturmtruppen, satira e fiction. Ma se i tedeschi in 68 anni e con un relativo ricambio generazionale sono riusciti a metabolizzare un passato scomodissimo, anche la loro memoria storica si sta assestando su una nuova consapevolezza: la presa di coscienza di essere stati anche vittime oltre che carnefici. Oggi i tedeschi sono disponibili ad affrontare l’argomento con un rinnovato spirito di analisi scevro da emotività e complessi schiaccianti. È in quest’ottica che la Germania non solo accetta un romanzo dove l’io narrante è “lui”, col suo nome e cognome, i suoi pregi e difetti, ma lo lancia addirittura in testa ai libri più venduti, con oltre 250mila copie.
Inoltre la figura di Hitler qui è il pretesto per introdurre una questione ancora più subdola: l’impatto e la responsabilità degli attuali mass media nella costruzione di nuovi palcoscenici per altrettanti ambiziosi leader e demagohi. Che Vermes si sia ispirato al fenomeno Grillo? Ma con lui il risultato sarebbe stato meno comico: con un comico la comicità è scontata, col Führer tutto si gioca sul fattore sorpresa. Senza contare la grossolanità di un Grillo contro l’eleganza di un Hitler qualsiasi.