VARIE 11/5/2013, 11 maggio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - EPIFANI NUOVO SEGRETARIO DEL PD
ROMA - La vittoria di misura alle elezioni e la rincorsa a Grillo, il preincarico e la farsa dello streaming. Poi l’elezione del Presidente della Repubblica, uno psicodramma, le dimissioni di Bersani e il governo Letta. La volontà di guidare il Paese e il terrore di un abbraccio mortale con Silvio Berlusconi. Settanta giorni. Poco più di due mesi in cui il Partito Democratico ha perlustrato tutto lo spettro del proprio abisso politico: dal rischio scissione alla paura di smarrire il proprio progetto per riformare l’Italia. A quella che può sembrare una lenta agonia si mette, oggi all’Assemblea Nazionale del partito alla Nuova Fiera di Roma, forse un punto definitivo. I democratici inaugurano la loro nuova fase e affidano la gestione a Guglielmo Epifani, nuovo segretario, con l’85,8% dei voti. All’ex sindacalista spetta il compito di raggiungere, senza strappi, il congresso di ottobre.
Il nuovo segretario. Nessuna sorpresa stavolta. Franchi tiratori a bada. Epifani arriva all’Assemblea già incoronato dal patto di sindacato del Pd. Un accordo che regge alla prova del voto. Incontra subito il gruppo OccupyPd, prende il volantino con le loro proposte e poi va a sedersi in platea tra Dario Franceschini e Nicola La Torre. Ascolta gli interventi e gli incoraggiamenti che gli vengono rivolti. Poi arriva il suo turno. "
Non potevo sottarmi". Epifani mette in fila tutte le parole chiave che segneranno la sua reggenza. Dal sostegno incondizionato al governo Letta fino al lavoro, incessante affinché il Pd abbia finalmente un profilo identitario netto. Niente di vago, per dar forma e forza un progetto politico di lunga durata. Infine la solidarietà al ministro Keynge e l’annuncio di voler preparare con rigore il lavoro per il prossimo congresso.
Letta, il partito e il governo. Enrico Letta arriva nel primo pomeriggio. Inizia il suo intervento intorno alle quattro. Legando subito l’elezione di Epifani alla stabilità e all’efficacia dell’esecutivo. "Questo è il governo di servizio al Paese, per il quale il nostro partito ha fatto una scelta: l’Italia viene prima". Per questo, "è una buona notizia per il governo se sarà confermata l’elezione di Guglielmo Epifano a segretario". Poi le priorità, ancora la riforma delle istituzioni e i temi del lavoro. Temi che saranno al centro del lavoro dei democratici dei prossimi mesi. Per "tradurre identità e valori che ci accomunano nel progetto per l’Italia del futuro".
Bersani, la solitudine dell’ex numero uno. Ed è nella discussione che precede il voto che inizia la terapia di gruppo, meglio: la terapia per ritrovare le ragioni del partito come gruppo, come collettivo. A dare il via, e non poteva essere altrimenti, è Pierluigi Bersani. "Siamo capaci di un nuovo inizio?" chiede l’ex segretario ai delegati. Domanda, ovviamente, retorica. "Credo di sì, ne sono convinto, dobbiamo farcela". Poi il richiamo, velato, alla parabola della sua personale vicenda politica. "Si vince insieme, si perde da soli". Una legge della politica cui Bersani non si sottrae. Con orgoglio però. Rivendicando i meriti della sua azione e la tenacia con ha perseguito i suoi obiettivi. "Troppa tenacia", mormora qualcuno. Un intervento appassionato, preceduto dal minuto di silenzio per ricordare le vittime dell’incidente al porto di Genova.
L’affondo di Renzi. Dopo l’ex segretario altri interventi. Poi è la volta di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze non guarda al passato. Anzi, proietta il suo discorso sui prossimi mesi. Invitando tutti a "non subire l’azione del governo", ma a "impegnarsi per guidarla". Perché "non è importante quanto dura questo esecutivo" ma il peso che i democratici riusciranno a dare alla loro compagine governativa. Poi gli auguri a Epifani e il richiamo alla stabilità del partito. Un netto "no al correntismo" e il richiamo a una "barca solida, unico presupposto valido per rendere efficace l’azione del nuovo segretario". E dopo la rassicurazione che la "barca è da intendersi non nel senso di Fabrizio", l’invito ai militanti di OccupyPd a trasformarsi in Open Pd. "Qui non c’é niente da occupare ma tutto da rendere più aperto". Consensi. E precisazioni: come quella di Gianni Cuperlo. Che, annunciando la sua candidatura al Congresso di ottobre, ricorda: "Non è rinunciando alle proprie idee che si conquista consenso".
Correntismo e collegialità. E proprio le dolorose divisioni che dal gruppo dirigente si riverberano in tutti i luoghi del partito, sono indicate come la principale causa dei mali del partito. "Il Pd non sta benissimo", dice Matteo Orfini. E l’unico modo per andare avanti è smettere di essere e di comportarsi come una "federazione di correnti". Da un simile presupposto parte anche Rosy Bindi, quando chiede al nuovo segretario di inaugurare una gestione ispirata a criteri di massima collegialità possibile. E l’ex presidente dell’Assemblea, insiste su questo punto anche quando, non appena scesa dalla sua auto, incontra gli "occupanti". Critico sull’attuale forma del partito anche il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca: "Un partito così non serve a niente". Infine Pippo Civati, che spinge per anticipare il più possibile il nuovo congresso. "Voglio un congresso molto presto e non voglio che qualcuno pensi di cambiare le regole adesso. Non vorrei che dopo un governissimo volessimo un partitissimo".
(11 maggio 2013)
La protesta dei giovani di Occupy Pd arriva fin davanti alla sede dell’assemblea del partito democratico. Per loro maglietta bianca con la scritta "siamo più di 101", che evoca il numero di franchi tiratori che affossarono la candidatura al Quirinale di Romano Prodi. I manifestanti parlano poi con il viceministro dell’economia Stefano Fassina che annuncia che una loro delegazione verrà fatta entrare in assemblea. (RCD - Corriere Tv)
DIRETTANEWS
Il segretario in pectore del PD, Guglielmo Epifani, ha parlato all’assemblea di partito prima della votazione. Epifani, nonostante la sua elezione a segretario non sia ancora certa, ha parlato del ruolo che gli verrà assegnato ed ha illustrato le ragioni che l’hanno portato ad accettare l’offerta. “Devo dire con grande onestà che non ho cercato questo incarico, ma davanti a tante sollecitazioni con la stessa fermezza dico che non potevo sottrarmi alla responsabilità”, ha affermato l’ex leader della Cgil.
Dopo una breve parentesi introduttiva su questioni relative all’incarico di segretario, Epifani si è concentrato su questioni di merito ed ha illustrato quella che, presumibilmente, sarà la sua linea. Crisi economica, governo, problematiche interne al Pd; queste le tematiche toccate dal politico nel suo discorso. “La vera sfida è far ripartire il paese, i consumi, i redditi”, ha detto, ricordando che il direttivo del Pd sosterrà il governo presieduto da Enrico Letta attualmente in carica.
Ma il senso di responsabilità nei confronti di un progetto politico ormai intrapreso, non ha impedito ad Epifani di sollevare alcune critiche in merito al governissimo. In primis il relatore ha riferito dal palco del suo colloquio con i giovani di OccupyPd ed ha detto riferendosi al gruppo che questo “piangeva per il governo”. Poi, di fronte a Enrico Letta che gli stava seduto davanti, Epifani ha chiesto incisività: “Il governo sa di poter contare sul Pd, seriamente e lealmente. Lui deve trarre forza da questo consenso e noi traiamo forza da lui. Ma il tempo delle risposte venga presto e venga bene, perché è il miglior modo di affrontare i problemi che non possono più aspettare”.
Infine, Epifani ha espresso la propria volontà di far crescere il Partito Democratico e di uscire dall’attuale crisi interna: “Siccome il pd è l’unico partito non Personale del nostro sistema politico, e siccome se crollasse non sarebbe una bella cosa per gli italiani, dobbiamo non solo provare a salvare questa identità, ma fare in modo, ognuno per sè e poi per tutti, di considerare questo progetto, che non ha una lunga storia, di stare in campo per un lungo periodo”.