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 2013  maggio 10 Venerdì calendario

SE IL COLORE OFFENDE

I film doppiati usano “negro” per tradurre l’insulto inglese “nigger”; quando battute più delicate prevedono l’eufemismo “coloured”, questo viene tradotto come “di colore”. Così molti hanno detto che l’onorevole Cécile Kyenge è diventata «la prima ministra italiana di colore». A dicembre una gentile lettrice di “Repubblica” faceva notare quanto “di colore” sia un’espressione assurda e fastidiosa (curioso che la signora si chiamasse di cognome Mori). Poco dopo al Milan è arrivato Mario Balotelli e a Paolo Berlusconi sfuggì un sonoro: «Andiamo a conoscere il negretto di famiglia» (Balotelli ha accettato le sue scuse). Quando la lingua gira attorno a un tabù diventa fatalmente goffa o volgare. Il tabù della parola ”negro” si è diffuso di recente, quando l’immigrazione in Italia dall’Africa si è fatta massiccia. In precedenza, “negro” era una parola italiana come un’altra. Ancora quarant’anni fa un uomo come Paolo Grassi poteva scrivere la seguente lettera, mosso da uno scrupolo che oggi definiremmo “politicamente corretto”. «Domani sera saranno presenti alla Scala molte decine di Sindaci di grandi città del mondo, fra essi molti Sindaci negri. Consta al Municipio che Ulrica ne “Un ballo in maschera” pronunci la frase: “Io Ulrica dell’abbietto sangue dei negri”. Se codesta frase è effettivamente vera pare che essa possa suscitare qualche perplessità negli ospiti negri che sono suscettibilissimi su questo tasto. Mi si chiede dal Municipio, naturalmente in via del tutto riservata e amichevole, se non sia possibile per domani sera far dire a Ulrica “dell’eletto sangue dei negri” o una frase in cui comunque la parola abietto non risulti e non percuota in modo controproducente le orecchie degli amici negri». Oggi cosa scriverebbe Grassi? Forse “di colore”, forse “neri”. Forse rimpiangerebbe la libertà lessicale perduta. Ma lui stesso là stava esprimendo uno scrupolo, su “abietto”: e solo gli spiriti deboli si vergognano dei propri scrupoli, e della propria obbligata goffaggine.