Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 10 Venerdì calendario

I TEDESCHI CI COPIANO I LIMITI

I socialdemocratici e i loro alleati verdi stanno facendo il possibile per lasciar vincere Frau Angela il prossimo 22 settembre. Dopo aver proposto di aumentare le tasse ai «ricchi», come Hollande, ma a partire da 5 mila euro lordi, 3.700 netti, al mese, e togliere le agevolazioni fiscali alle coppie, ora propongono di infrangere un tabù teutonico mettendo un limite di velocità sulle autostrade.

Per la verità, lo sfidante Peer Steinbrück questa volta si è accorto del pericolo, e si è dissociato, ma il capo della sua Spd, Sigmar Gabriel, ha invece subito applaudito: «Ce l’hanno tutti in Europa, perché noi no?».

I Grünen lo propongono per salvare il clima. Sigmar per diminuire gli incidenti e le vittime. Sul limite a 80 per le strade regionali non si esprime, ma solo perché è di competenza dei Länder. E sorvola sul limite cittadino totale a 30 all’ora, auspicato dai Grünen. Di fatto equivarrebbe a chiudere i centri urbani al traffico privato. È già un incubo girare per alcuni quartieri di Berlino, metropoli dove i verdi hanno governato per alcuni anni. Io ho preso una multa per eccesso di velocità, niente di grave, 10 euro, per essere stato sorpreso da un radar a 37 km all’ora, sette in più del consentito, ma appena dopo uno svincolo dell’autostrada urbana dove si può arrivare a 100. Non potevo prevedere il limite, e avrei rischiato qualche punto sulla patente superando magari i 60.

Il ministro ai trasporti, il cristianosociale Peter Ramsauer, è decisamente contrario. Non sono le autostrade a essere pericolose: benché rappresentino circa il 32% della rete stradale, su di loro si registra appena il 6,5% degli incidenti con feriti o morti. In realtà è uno scontro sui principi, come avviene sempre quando si tratta di tabù. I tedeschi sono gelosi della loro libertà sulle mitiche Autobahnen, rigorosamente gratuite.

Passai un’estate inquieta nel 1988, quando il nostro ministro Ferri volle imporre il limite a 110. Allora lavoravo nella Pressehaus di Bonn, con centinaia di colleghi, tedeschi e di tutto il mondo. I tedeschi sdegnati pretendevano spiegazioni da me: «Stiamo partendo per le vacanze in Italia, e il vostro governo mette un divieto senza avvertirci?». L’Italia per loro rimaneva un paradiso dove tutto è lecito, soprattutto al volante. Se lo avessero saputo, sarebbero andati altrove. Ma che vi importa?, replicavo. Guidate come vi pare, tanto non ci sono i controlli, e in ogni caso la multa non vi arriverà mai sulle rive del Reno. È da quel tempo che mi sono fatto la fama di cinico.

Il fatto è che qui i radar ci sono, ovunque. E le Autobahnen libere sono un’illusione. Sul 40% dei 12.800 km autostradali vigono limiti, così intervallati che è quasi impossibile guidare da Schumacher senza pensieri. Sul percorso Francoforte-Berlino, all’incirca equivalente a Roma-Milano, i tratti liberi non superano i 60 km. Si passa di continuo da 100 a 110, 130, poi libero, e si ricomincia. Un incubo. I folli sono pochi e rischiano molto. Se lampeggiano o suonano per farsi strada all’italiana, è probabile che perdano la patente. La Polizei manda in giro autocivetta con una videocamera nascosta nel lunotto posteriore: gli agenti filmano l’impaziente e poi lo invitano a rimirarsi. Il vizio è quasi scomparso.

Autostrade da percorrere come in un Gran premio? Mercoledì pomeriggio è cominciato il lungo weekend dell’Himmelfahrt, l’Ascensione, e subito i vacanzieri si sono trovati bloccati in code lunghe decine di chilometri. Loro contano tutto, e le Staus, le code, sono state 285 mila l’anno scorso, costate 4,9 miliardi di ore, provocando un danno di 126 miliardi di euro. Sono vecchie, si incontrano sempre lavori in corso, e occorrono soldi per migliorarle. Così, forse cadrà prima un altro tabù: vogliono metterle a pagamento anche dalla Baviera al Baltico. «Lo fanno gli italiani, perché noi no?», si domanda l’Ifo, l’istituto di ricerca economica. È sempre colpa nostra.