Mario Baudino, La Stampa 10/5/2013, 10 maggio 2013
LEI NON SA CHI SONO BUSI! I FORZATI DI DAN BROWN
Uno scrittore normale
Se n’era accorto per primo affaritaliani.it, qualche giorno fa, scoprendo sul giornale delle librerie Coop un’esilarante intervista con Busi dove lo scrittore diceva peste e corna di Walter Siti, suo rivale allo Strega. Per buona misura lo «specialista di Barcellona» oggi diserta la presentazione dei dodici semifinalisti a Benevento. Considerato che i concorrenti o i loro editori si azzuffano quasi ogni anno, sono già due bei segni di normalità. Ma c’è di più: arriva da Montichiari una segnalazione non priva di interesse. Nella celebre pasticceria Boifava, qualcuno (uno scrittore?) ha assistito alla seguente scenetta: entra Busi, e lo notano due signore in età, robustamente pettinate, fedele pubblico televisivo. Infatti lo apostrofano senza esitazioni: «Ma lei era in televisione, l’abbiamo visto. Chi è, chi è, come si chiama?». Lui, che pure ha da sempre rapporti altalenanti con i concittadini, ha risposto garbatamente: «Marisa Laurito», e girato sui tacchi.
Un hotel a New York
Peter Carey, lo scrittore australiano due volte vincitore del Booker, trapianto a New York da vent’anni e ora in uscita con La chimica delle lacrime (Bompiani), ha le idee chiare. Soprattutto sugli editori europei. Ricorda in un’intervista con Alessandra Farkas sul Corriere che se nel mondo «la parte del leone spetta alla letteratura americana», è perché «se non altro dà agli editor europei l’opportunità di frequentare regolarmente i costosi hotel e ristoranti di Manhattan». Italiani inclusi?
Un bunker a Segrate
Il video della Mondadori è un po’ allarmante: parla di traduttori rinchiusi per settimane in un bunker a Segrate, perquisiti all’entrata e all’uscita, privati dei cellulari (ma, pare, non malmenati). Non c’è da stupirsi: riguarda il nuovo Dan Brown che uscirà a giorni: quegli sventurati sono infatti i traduttori internazionali di Inferno , che hanno lavorato tutti insieme nella sede dell’editore. Un lavoro infernale? Forse (c’è gente che preferirebbe la Cayenna alle pagine del noto bestsellerista, ma questo è un altro discorso). Resta che, finita l’opra, i sopravvissuti, intervistati da Sorrisi e canzoni, non parevano insoddisfatti. Diabolici sorrisi.