Gianluigi Colin, IoDonna 4/5/2013, 4 maggio 2013
MEMORABILI QUEGLI SCATTI
La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé» sottolineava il caro Oscar Wilde. E si sa, la fotografia, oggi ancor di più, è il nostro diario quotidiano, memoria (perduta) nel labirintico universo digitale nei nostri telefonini. La nostra vita, il nostro vissuto, è oggi nell’archivio di un iPhone: memoria senza fisicità, senza carta, immagini infinite che paradossalmente non si guarderanno più. E se da una parte ognuno di noi ha un individuale immateriale archivio privato, dall’altra, esiste un grande tema legato alla tutela collettiva di un vero bene culturale: gli archivi della fotografia.
La fotografia è memoria: non come nostalgia, ma come valore su cui fondare il proprio sguardo verso il futuro. Con una citazione proustiana è stato istituito il premio “Il Tempo Ritrovato. Fotografie da non perdere”, un riconoscimento ideato da Io Donna (in collaborazione con MIA Fair, Eberhard&Co e il Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo) che ha la funzione di difendere e valorizzare un archivio fotografico italiano. Vince la prima edizione del premio l’archivio di Federico Garolla, grande protagonista del fotogiornalismo italiano, scomparso proprio nel maggio dello scorso anno. Il premio non è un atto formale, ha il valore della concretezza, della cultura del fare: consiste infatti in un fondo di 8.000 euro vincolato alla catalogazione, digitalizzazione e conservazione delle immagini. La giuria (composta da Renata Ferri, Roberta Valtorta, Lucia Miodini, Laura Gasparini e Fabio Castelli) ha voluto premiare non solo l’indubbia qualità autoriale di un grande fotografo come Garolla, ma anche il metodo rigoroso e puntuale con cui le sue immagini (circa 4.000) e i negativi (oltre 500.000) sono stati finora conservati.
L’archivio fotografico di Garolla documenta la sua attività professionale dal 1948: interprete straordinario di quella fotografia del dopoguerra che ha influenzato lo sguardo in Italia, è stato il primo autore che ha portato la moda a dialogare con la vita reale, un ritrattista sensibile e acuto che ha raccontato il mondo intellettuale, quello della Dolce Vita, della società in espansione degli anni Sessanta. Famosissime, una per tutte, le foto di Pasolini mentre gioca a pallone con i suoi ragazzi di vita.
Ma questo premio ha un valore nuovo, tanto da costituire un passo significativo per la storia della fotografia italiana: ha il pregio, infatti, di sottolineare un tema spesso dimenticato e rappresenta un monito per chi, oggi, deve fare i conti (siano gli autori o gli eredi di fotografi) con il materiale iconografico da difendere.
L’iniziativa mette in luce l’importanza di preservare la memoria della fotografia nel nostro Paese e porta un contributo di alto valore simbolico. Certo, in Italia ci sono anche istituzioni importanti che assolvono questo compito: prime tra tutte il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, la Cineteca di Bologna, Il Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo o il Craf di Spilimbergo, per citarne alcuni, ma qui si entra nella complessa discussione tra pubblico e privato, tra bene culturale e mercato, con i conseguenti problemi di tutela economica e controllo dei diritti d’autore. Un tema complesso che, insieme ad altri, sono al centro di alcuni dibattiti al MIA Fair di Milano organizzati da Fabio Castelli (dal 10 al 12 maggio negli spazi di via Tortona 27 a Milano), inventore di questo importante appuntamento: «Sta crescendo sempre di più la consapevolezza dell’importanza della tutela degli archivi fotografici. Non a caso, durante i giorni della fiera, oltre a una mostra dedicata al lavoro di Garolla, ci saranno anche molte occasioni per riflettere sul ruolo culturale della fotografia: una di queste è proprio un incontro sugli interrogativi posti dagli “archivi del Domani”, uno sguardo sull’oggi pensando al futuro. Ma poi, c’è la fiera nella sua ricchezza di offerte, con nuove idee come quelle di Codice MIA , letture di portfoli, ma stavolta con curatori internazionali, collezionisti, battitori d’asta, galleristi. Un’attenzione alla realtà del mercato, dunque. Oppure, in fiera si scoprirà l’importanza della tecnica e del legame creativo tra autore e stampatore in una serie di mostre “A quattro mani”: anche questo significa difendere la memoria».
È d’accordo anche Mario Peserico, amministratore delegato di Eberhard&Co, l’azienda di orolologi che da anni fa del sostegno all’arte e alla cultura una propria missione: «Il tema della memoria che la fotografia porta con sé è una questione che storicamente ci appartiene. Ma soprattutto è in sintonia con la nostra attenzione verso la fotografia come bene culturale. Per Eberhard&Co è stato motivo di grande soddisfazione essere vicini a questo progetto di salvaguardia di un archivio come quello di Federico Garolla, e di sostenere, insieme con Io Donna , anche un appuntamento importante come il MIA che porta Milano al centro del dibattito internazionale sulla cultura della fotografia».