Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 8/5/2013, 8 maggio 2013
GUARDANDO IL DIBATTITO SGANGHERATO A PIAZZA PULITA MI SONO CHIESTO: CHE BELLO SE FOSSE STATO PRESENTE FALCONE PER PARLARE DI ANDREOTTI
Appena ho saputo della morte di Giulio Andreotti ho twittato: «Un italiano ironico». L’ho incontrato solo una volta, negli anni ’80. Allora ero Presidente del Consorzio Fiat-Oto Melara, giravo il globo per cercare di vendere i nostri prodotti, lavoravo con una persona straordinaria come Arcangelo Ferrari.
La competizione internazionale era molto dura, ma noi ce la cavavamo bene, avevamo grandi progettisti, straordinari tecnologi, i nostri operai a La Spezia (Oto Melara) e a Bolzano (Fiat) erano tra i migliori al mondo, la burocrazia romana cominciava a perdere i primi colpi, in termini di qualità e di velocità di risposta.
Per tre giorni girai per i ministeri interessati, non ricordo se la Difesa o il Commercio Estero, per ottenere una autorizzazione indispensabile (un atto dovuto).
Disperato, mi rivolsi ai vertici della Fiat che mi presero un appuntamento con Giulio Andreotti. La sua efficientissima segretaria lo fissò alle 6,45, al ritorno dalla prima messa delle 6, nella vicina basilica di San Giovanni dei Fiorentini.
Ascoltò il mio (banale) problema con lo stesso interesse con cui probabilmente esaminava complicati rapporti diplomatici o politici, chiamò la segretaria per fissarmi alle 8,30 un appuntamento al ministero con un funzionario di cui mai avevo sentito parlare.
Mi salutò facendo una battuta sulla Fiat talmente sottile che la capii solo quando ero già in strada. Quando arrivai a uno dei piani del ministero destinato ai travet, mi fu subito chiaro che Andreotti mi aveva mandato dall’uomo giusto, quello che aveva la mia pratica: dieci minuti ed ero fuori.
Capii che il maggior valore di un politico è conoscere come funziona dello Stato.
Sono passati quasi trent’anni, Andreotti è morto, mi è tornato alla mente questo banale episodio mentre guardavo la trasmissione Piazza Pulita, sentivo i giudizi su di lui da parte di Formigli e degli esperti Padellaro e Luxuria, con Cirino Pomicino che cercava di difenderlo inserendo impossibili note a margine, ho provato una tristezza infinita per quello che chiamano narrazione.
Ho aperto con un tweet, chiudo con un tweet: «Immagino che bello sarebbe se stasera fosse presente Falcone per parlare di Andreotti».
Riccardo Ruggeri editore@grantorinolibri.it @editoreruggeri