Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 4/5/2013, 4 maggio 2013
ANGELA MERKEL HA LE MANI LEGATE
Chiunque voglia fare una trattativa, di qualsiasi tipo essa sia, se vuole avere successo, deve, prima di tutto, mettersi nei panni del suo interlocutore. Questo vale anche per i paesi dell’area euro che non riescono a mantenere gli impegni da loro liberamente sottoscritti con il trattato di Maastricht e che adesso premono sulla Germania per ottenere da essa il consenso a diluirne, nel tempo e nell’entità, il soddisfacimento.
Contrariamente a ciò che potrebbe apparire, la Germania non ha un diritto di leadership su questa scelta in omaggio alle sue dimensioni economiche. Insomma, contrariamente a voci interessate o alimentate dalle apparenze, Berlino non è la capitale dell’area euro che può appoggiare o rifiutare le richieste degli altri paesi. La posizione della Germania è diventata cruciale solo perché in Europa le decisioni che competono ai 17 paesi dell’area euro debbono essere prese all’unanimità. Un criterio, questo, delirante, visto che, con questo metodo, non si riuscirebbe nemmeno a gestire un condominio, ma, di fatto, questo diritto di veto esiste e bisogna quindi tenerne conto.
In linea teorica potrebbe opporsi a una modifica delle norme europee anche il minuscolo e disastrato Cipro e il non meno messo bene Portogallo. Ma questi paesi, assieme a tutti gli altri paesi mediterranei (ai quali si è unita recentemente anche la Francia), se si impuntassero, lo farebbero per rendere meno stringenti i vincoli di Maastricht. Di fatto, però, questi vincoli sono in vigore. Per allentarli ci vuole l’unanimità dei paesi euro. Ma questa unanimità non c’è perché almeno uno dei 17 paesi euro (sono di più) si oppone a ogni variazione delle regole esistenti. E questo paese è la Germania.
La Merkel ringhia a custodia delle regole esistenti perché, a settembre, ci saranno, in Germania, le elezioni politiche. Se desse la sensazione ai votanti tedeschi di lasciar correre la spesa pubblica negli altri paesi europei, la Merkel perderebbe le elezioni. Essa quindi non può, fino a settembre, cambiare linea. Quindi è perfettamente inutile battere la porta come ha fatto anche Letta. Sa perfettamente che Berlino non può derogare. Solo dopo settembre potrà essere un’altra musica.