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 2013  maggio 08 Mercoledì calendario

COPPOLA ASSOLTO DOPO DUE ANNI DI CELLA

«Il fatto non sussiste», scrive nella sentenza la Corte d’Appello di Roma. E assolve con «formula piena» l’immobi­liarista Danilo Coppola. L’ex «furbetto del quartierino» (con Stefano Ricucci) delle intercettazioni telefoniche che hanno acceso i riflettori sul di­scusso protagonista delle scala­te Antonveneta-Bnl, si prende la sua amara rivincita a 46 anni, di cui 2 vissuti in carcere, con una condanna in primo grado a 6 anni sulle spalle.
«Il mio arresto - commenta Coppola- come ho sempre detto è stato creato ad arte ed in molti oggi si dovrebbero per questo vergognare». Un fiume di accuse legate al crac della società Micop e a un buco di 130 milioni di euro, finice nel nulla: bancarotta frau­dolenta, associazione per delin­quere, appropriazione indebi­ta e falso ideologico. Romano ma di famiglia sici­liana, era il ventunesimo uomo più ricco d’Italia quando fu arre­stato il 10 marzo 2007, con gran­de clamore.
Adesso arriva la sconfessio­ne dell’impianto accusatorio costruito contro di lui dai pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Ma­ria Sabelli, che firmarono allo­ra il mandato di cattura. E che si tratti di un ex segretario del­l’Anm e dell’attuale presidente del «sindacato» delle toghe fa un certo effetto.
Quel periodo in prigione ha provocato «centinaia di milio­ni di danni al gruppo Coppola», accusano i suoi. Questo, senza contare i danni umani. I due an­ni di custodia cautelare, in par­te anche in ospedale e ai domici­liari, sono stati segnati da atti di autolesionismo, attacchi di panico, tentativi di suicidio, crisi cardiache e anche da colpi di scena tipici della sua vita speri­colata, come l’evasione-lampo durante un ricovero per farsi in­te­rvistare in tv e protestare con­tro il trattamento subito.
Ora, la sentenza di secondo grado impone la restituzione delle partecipazioni azionarie dell’imprenditore messe sotto sequestro, compresa la quota del 2 per cento di azioni della banca intermobiliare di investi­menti e gestioni (Bim).
Che sarebbe finita così lo si poteva capire già a dicembre, quando la Cassazione ha accol­to il ricorso della Micop e ha de­cretato la nullità della sentenza di fallimento. Per i legali dell’imprenditore quel provvedimento della Su­prema corte probabilmente ha pesato molto sulla decisione dei giudici d’Appello, anche se per esserne certi bisognerà at­tendere il deposito delle moti­vazioni della sentenza.
La stessa assoluzione di Cop­pola arriva per la commercialista Daniela Candeloro, ex ad­detta alla contabilità, che era stata condannata dal tribunale nel febbraio 2009 a 4 anni, oltre ad una serie di pene accessorie. Nel primo processo per il pre­sunto crac Micop già altri 6 im­putati erano stati completa­mente assolti. Alla fine del 2010, il tribunale di Roma aveva disposto il dissequestro di 818.199 azioni Me­diobanca (0,1 per cento del ca­pitale), di 4.550.000 azioni ordi­narie A. S. Roma (3,4 per cento), di 3.853.360 azioni Ipi (5 per cento) e del 29,9 per cento del capitale della Hotel Cicerone srl, oltre a beni personali ricon­ducibili a Coppola per un valo­re complessivo di 40 milioni. Undici mesi più tardi il tribuna­le del Riesame ha dissequestra­to anche alcune auto di lusso dell’immobiliarista.
Ma qualcosa rimane ancora sospeso perché, rispetto al filone principale dell’inchiesta che portò in carcere Coppola, il manager è a giudizio con altri per il reato d’associazione per delinquere. «Quel processo pe­rò deve ancora cominciare», spiega uno dei difensori.