Giorgio Viberti, La Stampa 9/5/2013, 9 maggio 2013
CHENG, IL PIONIERE "IO, CICLISTA PERCHE’ SO CUCINARE"
Dalla Cina con furore. Si chiama Ji Cheng ed è il primo ciclista cinese a partecipare a un Giro d’Italia. Nella 5ª tappa di ieri, vinta dal tedesco e suo compagno di squadra John Degenkolb, è arrivato appena 167° a 12’40” e in classifica è addirittura 195° a 53’13” dal leader Luca Paolini. Ma per lui ogni giorno che passa è come una vittoria. Nato ad Harbin, città della Manciuria con quasi 10 milioni di abitanti, Ji corre per il team olandese Argos Shimano, lo stesso che lo aveva fatto passare professionista nel 2007. Non si può dire che sia un fuoriclasse: «Sono un corridore completo», dice lui, forse nel senso che per ora va pianino su qualsiasi terreno. È comunque il pioniere della Cina nel grande ciclismo, testimonial di un movimento che potrebbe presto portare nel World Tour altri corridori con gli occhi a mandorla.
Fu la Shimano, azienda giapponese che produce articoli per biciclette, a proporgli l’ingaggio in Europa. «Era il 2006, mi dissero che avevano bisogno di me per far conoscere la Cina in Occidente e coinvolgerla nei mercati internazionali del settore. Però mi chiesero anche se sapevo parlare inglese e se me la cavavo in cucina, perché non avrei dovuto fare solo il corridore». Ormai nel suo Paese è una star anche se vive in Olanda, dove ha sede l’Argos Shimano. «Ad Harbin, la città dove sono cresciuto, d’inverno fa molto freddo e non ci si può allenare. Anche per questo sono venuto volentieri in Europa». Per ora Ji non ha ancora dimostrato di poter competere con i big del pedale. In carriera ha vinto solo una corsa: la 1ª tappa del Giro del Mare Cinese del Sud nel 2008. Si è presentato con coraggio anche alle classiche europee del Nord, ritirandosi però nelle due Liegi e nell’unica Gand affrontate, così come nell’ultima Milano-Sanremo, quella della bufera di neve. L’anno prima, però, era stato il primo cinese a partecipare alla Classicissima di Primavera, nella quale aveva tentato (invano) una lunga fuga con altri corridori: ripreso e staccato, riuscì a concludere la gara, anche se solo al 140° posto. Ji ha un altro record nella storia del ciclismo: primo e unico cinese ad aver concluso una grande corsa a tappe (175° nella Vuelta 2012).
«Anche in questo Giro per me l’obiettivo è solo arrivare in fondo - cerca quasi di scusarsi -. Mi aspettano salite terribili e non so come saprò affrontarle. Però mi sono preparato bene». Credono in lui anche i media del suo Paese e in particolare la Cctv, l’emittente di Stato, che ha comprato i diritti tv del Giro e inviato in Italia nove reporter. «Mi devono ringraziare - aggiunge Ji, sempre ridendo -, senza di me non avrebbero potuto vedere il vostro splendido Paese». La bici la scoprì da piccolo grazie ai genitori, che la usavano per andare al lavoro. «In Cina - aggiunge la passione per il ciclismo è sempre più forte. Spero di diventare un esempio per i miei connazionali e credo che anche noi cinesi potremo diventare prima o poi campioni nel ciclismo come in tanti altri sport». Fra i professionisti del pedale c’è già una squadra cinese, la Champion System Pro Cycling, iscritta nell’elenco Continental, terza categoria di merito dopo World Tour e Professional. «La Cina nel ciclismo è come un gigante addormentato: quando si sveglierà...». Inutile chiedere a Ji il sogno della carriera: «Partecipare a un Tour de France». Per vincerlo ci sarà tempo.