D. St., il Sole 24 Ore 9/5/2013, 9 maggio 2013
CASSAZIONE, SANTACROCE È PRIMO PRESIDENTE MA IL CSM SI SPACCA
ROMA Giorgio Santacroce conquista la prima presidenza della Cassazione con 13 voti rispetto ai 9 di Luigi Rovelli. «Il 13 gli porterà fortuna» commenta nell’aula Bachelet Giorgio Napolitano, che per l’occasione presiede il plenum del Csm, rettificando (da 12 a 13) il numero di consensi raccolti dal vincente. Poi poche, ma significative parole, che sono anche un richiamo ai magistrati ad esercitare «rigore ed equilibrio», doti «non sempre facili» ma «cruciali» per «l’indipendenza» della funzione giurisdizionale, e così bene «combinate» dal primo presidente uscente Ernesto Lupo.
«Oggi - ha poi aggiunto il Capo dello Stato - il Csm inizia un nuovo ciclo di attività in corrispondenza con l’inizio della 17ma legislatura, dopo un avvio travagliato giunto a un delicato approdo con la formazione del nuovo governo, che ora dovrà dare risposte alle emergenze economiche e sociali e realizzare un programma di riforme istituzionali già tanto a lungo attese e mai conseguite». Il Csm dovrà fare la sua parte, ha concluso Napolitano, dando il suo «apporto» alla soluzione generale dei problemi della giustizia «che presentano tante criticità e urgenze».
Così si chiude la seduta, senza colpi di scena. Santacroce, presidente della Corte d’appello di Roma, ha raggiunto la maggioranza dei voti, forse uno meno del previsto visto che Annibale Marini si è dissociato dai laici di centrodestra e si è astenuto insieme al vicepresidente del Csm Michele Vietti, al Pg della Cassazione Gianfranco Ciani e a Lupo. A palazzo dei Marescialli si continua a parlare di «pressioni esterne» per la vittoria del «moderato» Santacroce (sostenuto da Unicost e Mi) anche se in aula tutti parlano di «scelta difficile», «dolorosa», tra due magistrati «autorevoli» e di «alto profilo», e Napolitano, alla fine, loda «il clima importante per la coesione del Csm e l’impegno collettivo della Cassazione». «Clima da larghe intese», sibila qualcuno, a cui Santacroce appare più «congeniale». Un clima però diverso da quello del 6 luglio 2010, quando il Csm nominò Lupo, al quale ieri sono andati stima e affetto ben al di là delle circostanze. «È la smentita vivente dei luoghi comuni» ha detto Vietti elencandone le «doti» di uomo e di magistrato e la sua adamantina indipendenza. Napolitano non ha trattenuto un applauso (non previsto dal protocollo) al termine del breve discorso di commiato di Lupo. Un discorso in cui ha ribadito che il Csm è «fondamentale e ineliminabile» ma deve evitare «qualche curvatura sindacale di difesa del singolo magistrato, qualunque comportamento abbia tenuto», e «il peso eccessivo delle appartenenze» che comporta «il rischio di valutazioni segnate da pregiudizialità».
Santacroce, ligure, 72 anni, ha svolto a Roma la maggior parte della carriera. Dal 2008 guida la Corte d’appello di Roma e dal ’70, per oltre 20 anni, è stato pm, occupandosi di procedimenti come la strage di Ustica, i fondi neri della Bnl e altri. In Cassazione per diversi anni, non ha mai presieduto una sezione, a differenza di Rovelli. La sua biografia registra anche una testimonianza al processo Imi-Sir per aver partecipato a una cena, nell’88, con Cesare Previti.
Santacroce arriva in un momento in cui la Cassazione sarà cruciale per le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Confermata in appello la condanna nel processo Mediaset, sarà la Corte a dire l’ultima parole, così come per il processo Ruby sarà strategica la decisione delle Sezioni unite (in estate o subito dopo) sul nuovo reato di «induzione indebita» spacchettato dalla concussione e "regalato" a Berlusconi dalla legge anticorruzione 190/2012.