Roberto Giardina, ItaliaOggi 9/5/2013, 9 maggio 2013
IL DON GARANTISCE I MATRIMONI
Finché morte non vi separi, è l’augurio (o la minaccia) pronunciata al momento delle nozze. Ma nessuno ci crede. La metà dei matrimoni in Germania finisce prima o poi in un divorzio, anzi di più, la percentuale esatta è del 52,9%. Per la verità, le unioni durano più a lungo che in passato, ma falliscono in percentuale maggiore. Nel 1992, la durata era di 11 anni e sei mesi. Oggi siamo saliti a 14 anni e due mesi. Vent’anni fa, la percentuale dei fallimenti si aggirava intorno al 40%. Si resiste anche perché, come da noi, una separazione è spesso un disastro economico, e a essere puniti sono quasi sempre gli uomini, costretti a pagare alimenti esorbitanti, e poco tutelati se vogliono vedere i figli. Tanto è vero che sei divorzi su dieci vengono chiesti dalle mogli. Si propone sempre di cambiare la legge per «proteggere» gli uomini, ma finora invano.
Jaroslaw Duda, parroco di Bülach, paesetto nella regione di Zurigo, ha deciso di correre ai ripari: chi si sposa nella sua chiesa riceverà una garanzia di durata, come per un elettrodomestico o un’auto. «Le mie nozze dureranno almeno quindici anni», assicura. Non è che prometta molto, qualche mese più della media. Si tratta appunto di una media, spiega, ci sono coppie che si dividono dopo un anno, perfino dopo qualche mese. E non ha paura di fare paragoni che potrebbero suonare cinici o banali: se si compra un televisore garantito per due anni, non vuol dire che subito dopo si guasta, magari funziona per un paio di decenni ancora. Un matrimonio garantito per 15 anni, superata la soglia pericolosa, ha dunque la chance di resistere per una vita.
«Io, come i miei colleghi, assisto le coppie prima del matrimonio, uomini e donne vengono regolarmente in parrocchia a seguire i corsi. Non mi limito a parlare, li ascolto pure, so che cosa desiderano», dice il parroco, «tutti si giurano amore eterno, sono convinto che siano sinceri, e poi l’unione va in frantumi».
Come può offrire questa garanzia di durata?, gli ha chiesto la Süddeutsche Zeitung. Don Jaroslaw, 44 anni, non interrompe il contatto dopo la cerimonia, ma continua a seguire la coppia. Come si porta l’auto alla casa produttrice per il tagliando, così marito e moglie si impegnano a tornare almeno una volta all’anno da lui in parrocchia per una chiacchierata. «Tutti vengono più spesso», garantisce, «e non solo per raccontare i loro problemi. Vengono da me anche quando tutto va bene. Oggi, ma un domani? Se possono parlare di sé con il loro pastore, riescono a parlare anche tra loro, tutto diventa più facile».
Come pretende un prete cattolico, votato alla castità, di dare consigli sulla vita matrimoniale, senza avere un’esperienza diretta? Le percentuali di unioni che falliscono sono le stesse tra i protestanti, risponde. E i pastori luterani, uomini e donne, possono sposarsi, avere partner dello stesso sesso, e spesso divorziano a loro volta. Perfino Margot Kässmann, la prima pastora diventata papessa (anche se il termine è ovviamente non preciso), era sposata, con quattro figlie e divorziò. E i suoi fedeli la rincuorarono: così capisci meglio i nostri problemi.
«Non occorre un’esperienza diretta», commenta Don Jaroslaw, «la mia missione, o se volete il mio mestiere, mi obbliga ad avere contatti quotidiani con la gente, so che cosa avviene nelle famiglie. Non sono un estraneo, un prete che giudica, ma un amico che può dare un consiglio disinteressato». E se qualcuno viene da lui per chiedere cosa fare al momento del divorzio ormai inevitabile? «Lo starei ad ascoltare e cercherei di aiutarlo per il meglio», assicura don Jaroslaw, «ma finora non è mai avvenuto».