Roberto Giardina, ItaliaOggi 9/5/2013, 9 maggio 2013
I TEDESCHI TORNANO IN BORSA PERCHÉ I CONTI CORRENTI NON RENDONO PIÙ
Superato il suo storico record che resisteva da sei anni, come avevamo azzardato un paio di mesi fa, riuscirà l’indice Dax della Borsa tedesca a non cedere? Martedì ha chiuso a 8182 punti, dopo aver superato anche gli 8200. Il 13 luglio del 2007, l’anno prima della grande crisi da cui non siamo ancora usciti, aveva raggiunto gli 8152, il suo massimo livello dalla sua nascita, nel luglio del 1988, a poco più di anno dal crollo del Muro di Berlino. In questi ultimi anni aveva spesso continuato a sfiorare gli 8mila per poi farsi risucchiare indietro. Ora, si chiedono gli esperti, se non ci sarà un nuovo riassestamento. Ci sarà qualche ritocco, si prevede, e poi dovrebbe riprendere la corsa.
Il record è stato conquistato di slancio, con un incremento, nelle ultime tre settimane, di quasi il 10 per cento. Merito della Bce, Banca centrale europea, che ha abbassato di 0,25 punti percentuali i tassi di interesse dell’area euro. In questo modo il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento a favore delle banche commerciali scende al nuovo minimo storico dello 0,50 per cento. E il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali è stato ridotto di 0,50 punti percentuali all’1 per cento. Ormai il denaro viene quasi regalato, e ne approfittano i manager tedeschi che, al contrario dei colleghi italiani, hanno voglia e coraggio di investire (a anche i mezzi). Per i risparmiatori, inoltre, il denaro a buon mercato è un duro colpo: dal 2000, i libretti di risparmio e i fondi pensione hanno perso 210 miliardi di euro, rispetto al guadagno previsto. «Ormai non c’è alternativa alle azioni per chi vuol difendere i propri soldi», avverte la Frankfurter Allgemeine.
Lo Sparbuch offre lo 0,9 contro un’inflazione intorno al due per cento. I trenta titoli quotati nell’indice Dax hanno garantito una rendita del 4 o 5 per cento, l’anno scorso hanno distribuito dividendi per 28 miliardi di euro, cifra che sarà confermato nel 2013, anche se società come la Lufthansa hanno tagliato ogni premio. Negli ultimi dodici mesi il Dax è salito di circa il 25 per cento, e non dovrebbe ancora essere giunto al suo limite.
Gli ottimisti sono rincuorati da un’analisi, a prima vista sorprendente. Il Dax batte il record, mentre molte quotazioni dei singoli titoli sono ben al di sotto dal loro massimo. Come è possibile? In parte, è un effetto provocato dai dividendi. Le società hanno guadagnato molto e hanno voluto premiare gli azionisti, ma il dividendo viene conteggiato nell’indice globale, mentre non viene calcolato nella valutazione dell’azione. Inoltre alcune società leader non hanno ancora raggiunto quotazioni adeguate al loro valore, e agli utili. Un titolo come quello della Commerz bank è addirittura al 97 per cento sotto il livello toccato nel 2000, la Allianz è del 70 per cento sotto il suo massimo, la Daimler del 55, la Deutsche bank del 60.
C’è dunque un forte potenziale per resistere oltre quota ottomila e andare avanti: alcuni prevedono di toccare i 10mila, e altri perfino la cima vertiginosa dei 12mila. Meglio essere prudenti, e non esagerare, ma in Germania comunque il pessimismo non è di moda. «Aktienmarkt hat Luft nach oben», assicura Frank Hagenstein, della Deka Investment, il mercato azionario ha fiato verso l’alto. «La Germania viene sempre vista come un porto sicuro dagli investitori stranieri», conclude. E il collega Joachim Paul Schäfer della Psm è d’accordo: «I titoli sono ancora sottovalutati».