Il Sole 24 Ore 8/5/2013, 8 maggio 2013
LETTERE
Sono un negoziante di articoli da regalo e sento parlare di apertura domenicale dei negozi. Ora, a parte il fatto che sono cattolico e penso che il Signore il settimo giorno si riposò e anche noi dovremmo riposarci e pensare all’anima, mi chiedo: ma a cosa serve all’economia tenere i negozi aperti? Tanto la gente ha quei soldi da spendere, e se non li spende domenica li spende lunedì o martedì. Non è che si spende di più solo perché i negozi sono aperti la domenica. Si rende la vita più difficile a noi negozianti senza alcun vantaggio per l’economia.
Rocco Zamagnini
Caro Zamagnini,
mi consenta di non essere d’accordo con lei. Per quanto riguarda il fatto che la domenica dovremmo pensare all’anima, questa è una scelta individuale che non può dettare le norme in un Paese laico. E in ogni caso Gesù disse alla Samaritana (Giovanni, 4,22) che «è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità»: ci si può curare dell’anima indipendentemente dall’osservanza di norme esteriori o dalla presenza fisica nei luoghi di culto: quel che conta è lo spirito e la verità. Per quel che riguarda i legami fra liberalizzazione degli orari di apertura e l’economia, è vero che, a prima vista, sembra un "gioco a somma zero": i soldi da spendere sono quelli e la loro distribuzione fra i giorni della settimana è irrilevante. "A seconda vista", però, le cose cambiano. Perché cambiano? Perché per tenere i negozi aperti più ore ci vuole più gente che lavora. Anche un piccolo proprietario di negozio non può lavorare sette giorni su sette. Se c’è gente in più che lavora ci sono anche più redditi. All’inizio questo maggiore potere di acquisto è compensato, a livello macroeconomico, dal minore guadagno dei negozianti (che devono pagare le ore di chi lavora mentre gli acquisti, nell’aggregato, non cambiano). Ma è più che probabile che i redditi di lavoro addizionali abbiano una propensione alla spesa maggiore di quella dei minori redditi da profitti, talché la domanda aggregata ne riceve un beneficio. Di qui partono poi gli effetti moltiplicativi. Insomma, la liberalizzazione degli orari dei negozi finisce col dare uno stimolo all’economia. L’aumento dell’occupazione, poi, attraverso i canali invisibili della fiducia, aggiunge uno stimolo indiretto a quello diretto legato alla maggiore spesa.
Senza contare il "benessere dei consumatori": avere a disposizione più negozi aperti rende la vita più facile...