Walter Riolfi, Il Sole 24 Ore 8/5/2013, 8 maggio 2013
SE ANCHE LA «SPAZZATURA» DIVENTA ORO
«Grazie presidente Bernanke», scrive Bill Gross su Twitter. Grazie, perché il Dow Jones ha toccato i 15mila punti e grazie perché i rendimenti dei bond hi-yield sono scesi al minimo storico. «Ci vuole qualcos’altro?», ironizza il fondatore e gestore di Pimco, il più grande fondo obbligazionario al mondo. In apparenza è una contraddizione. Le Borse dovrebbero salire perché migliora l’economia e crescono gli utili aziendali: cosa che in certa misura sta succedendo negli Stati Uniti. Ma se questo è vero, i rendimenti dovrebbero salire e non scendere, come sta avvenendo in tutto il mondo. A confondere le regole e a condizionare i mercati sono intervenute le banche centrali con una politica monetaria non semplicemente espansiva, ma addirittura non convenzionale. Prima è stata la Fed con i suoi tre quantitative easing (creare moneta per acquistare titoli), poi la Banca d’Inghilterra, della Svizzera e, infine, quella del Giappone. Da ultima, ma con misure ancora nel limite dell’ortodossia, ci ha provato anche la Bce. Il processo è contagioso, perché più una banca centrale interviene, più costringe le altre a fare altrettanto. A questo punto il diluvio di liquidità nel sistema finanziario mondiale è pressoché incontrollabile, se anche un Paese "marginale" come il Kenia decide di tagliare di un punto il tasso ufficiale, giustificandolo, pur con l’inflazione in rialzo, con la maggiore fiducia nell’economia. Siccome i tassi sono pressoché a zero e i rendimenti dei Treasury Usa e dei Bund tedeschi sono più bassi dell’inflazione, gli investitori si sono sentiti costretti a comprare le obbligazioni che rendono di più. Si sono buttati sui bond societari a basso rating e su quelli "spazzatura". Dopo aver venduto i titoli di Stato dei Paesi europei più a rischio ed avendone paventata l’insolvenza, hanno iniziato a comprare Btp, Bonos, titoli portoghesi e persino greci, i cui rendimenti, ieri, sono crollati quasi di un punto percentuale. Altri, infine, hanno scoperto i bond governativi di traballanti Stati africani, al punto che una recente emissione del Ruanda è stata sottoscritta 8 volte e con rendimenti ben più bassi di quanto esprimevano i nostri Btp 18 mesi fa. «Sono le nuove regole del gioco», ti spiegano gli operatori con quel tono di compatimento che si usa con chi si ostina a non capire. Perché sarebbero le stesse banche centrali a invitare gli investitori ad assumere comportamenti rischiosi. «Solo un po’ più rischiosi», ribattono gli operatori, convinti che sarebbe peggio «mettersi contro» le banche centrali. Quanto ci sia di nuovo in quel che sta succedendo, soprattutto nel mondo del credito, lo dice un episodio di questi giorni e che ha come oggetto un bond americano, chiamato Mabs 2006-Fre1. È questo uno strumento creato al tempo della bolla del credito del 2006 ed è costruito su mutui subprime di circa 2mila persone. Era finito a valere quasi zero, perché buona parte di quei mutuatari non era più in grado di pagare le rate. Adesso un hedge fund del Colorado l’ha riscoperto e il suo prezzo è più che raddoppiato in 4 mesi e s’è ricreato un mercato di quella "spazzatura", benché la percentuale di chi è in ritardo nel pagare le rate (di due o più mesi) sia salita al 57%. È l’effetto della politica monetaria della Fed, sostengono, convinti, alcuni operatori. E in qualche modo hanno ragione, poiché se i quantitative easing di Ben Bernanke non sono riusciti a migliorare le condizioni di vita dei mutuatari falliti o in procinto d’insolvenza, hanno tuttavia premiato i grandi investitori, le banche e la speculazione finanziaria. Qualcuno ha commentato che Bernanke è una sorta di Robin Hood alla rovescia: che starebbe rubando soldi al 95% della popolazione (soprattutto in termini di mancati rendimenti sui Treasury) per darli a costo zero al 5% della popolazione più ricca: che poi li investe come s’è visto sopra. Non è un caso che le emissioni di bond spazzatura, in questi primi mesi del 2013, abbiano superato i livelli record del 2006-07 e che i rendimenti siano scesi ai minimi assoluti. «Le obbligazioni sono ora un terribile investimento», ha ammonito il vecchio Warren Buffett, e quando le cose cambieranno «la gente perderà un mucchio di denaro». Ma la gente si comporta sempre come se nulla dovesse cambiare e gli operatori insistono sulla necessità di cavalcare l’onda delle banche centrali. «Quest’onda finirà prima o poi per infrangersi», nota Mohamed El-Erian. Il dilemma degli investitori, per dirlo con le parole del numero due di Pimco, è quello di «trattenere sul tavolo il capitale, mentre i mercati continuano a salire, oppure soffrire grandi perdite dopo».