Corriere della Sera 8/5/2013, 8 maggio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL NAUFRAGIO DI GENOVA
CORRIERE.IT
Le manovre in entrata e in uscita delle navi da carico nel porto di Genova sono circa 14 mila l’anno. Quella effettuata dalla Jolly Nero martedì notte è considerata abituale. Per ordinanza della Capitaneria di porto, le manovre di questo tipo sono coadiuvate da un pilota del porto che sale a bordo della nave e dà indicazioni al comandante per la navigazione all’interno del bacino, illustrando le peculiarità delle specchio d’acqua e i possibili rischi. Al timone c’è sempre quindi o il comandante o il timoniere della nave.
LA RESPONSABILITA’ - La responsabilità delle nave comunque rimane sempre del comandante in base al codice della navigazione. Il pilota del porto può essere solo responsabile di suggerimenti o indicazioni incaute. Nella manovra, che avviene sempre a velocità ridotta, la nave viene aiutata a virare e a muoversi dai rimorchiatori, uno a poppa e uno a prua. La velocità massima consentita alle navi in porto durante le manovre è di sei nodi ma è molto variabile perchè è legata alle condizioni atmosferiche, all’ampiezza del bacino e agli spazi di manovra consentiti alla nave: la velocità delle navi in porto quindi può scendere quindi fino a tre nodi.
IL CASO JOLLY NERO - Al momento dell’impatto, al timone della Jolly Nero sembra ci fosse il comandante della nave coadiuvato dal pilota messo a disposizione dal porto. Per quanto riguarda le manovre, martedì notte le condizioni atmosferiche a Genova erano perfette: niente vento né mare. E non risulta che siano state commesse imprudenze da parte di chi era al timone della nave. Per questo gli investigatori propendono per l’ipotesi, ancora da verificare, di un avaria che avrebbe provocato il blocco dei due motori della Jolly Nero rendendola ingovernabile.
Erika Dellacasa
CORRIERE.IT Per una notte intera Federico ha sperato che il padre ce l’avesse fatta. Che fosse ancora vivo dopo 13 ore sotto le macerie della torre di controllo del porto di Genova. Poi, in mattinata, la telefonata tanto attesa: «Tuo padre è vivo». Una felicità che però è durata pochissimo. La scoperta della verità è arrivata due ore dopo: suo padre, l’operatore radio piloti Maurizio Potenza, 50 anni, era morto. Non doveva nemmeno essere di turno, aveva sostituito all’ultimo un collega.
LA SPERANZA - Insieme alla sorella e alla madre, Federico aveva aspettato tutta la notte al porto. La mattina era andato a casa («tanto i miei recapiti ce l’hanno»), per poi tornare nella zona della tragedia intorno all’ora di pranzo. Ed è stato allora che è arrivata la chiamata dei soccorritori. Lui la racconta in diretta ai cronisti: «Mi hanno chiamato adesso, quindici secondi fa, mi hanno detto "l’hanno trovato, non è ben messo, quindi siamo ancora in bilico"». Il ragazzo sorride alle telecamere, gli trema la voce, abbraccia la sorella, che resta in silenzio vicino a lui con gli occhi lucidi. Fanno entrambi fatica a trattenere le lacrime. «Non so dove si trovi ora», aggiunge.
VIA CRUCIS - Ma poco importa. Basta scoprire dove l’hanno portato. Così, come ha appreso il Corriere.it, il ragazzo si mette alla ricerca del papà. Va a Villa Scassi. Al Galliera. Negli ospedali cittadini dove nella notte erano stati portati gli altri feriti. Ma del padre nessuna traccia. Nessuno sa dov’è. È solo dopo avere fatto ritorno in zona Molo Giano, nel primo pomeriggio, che il ragazzo scopre la verità. Suo padre è morto. Maurizio Potenza è la sesta vittima di una tragedia del mare dalle cause ancora inspiegabili.
Federica Seneghini
DIDASCALIA
Sulla poppa della Jolly Nero i segni dell’urto: due strisce verticali, lunghe parecchi metri, ma lo scafo è intatto, le lamiere non sono piegate come potevano far immaginare le macerie in cui è ridotta la torre dei piloti. Ha dell’incredibile: paragonare i danni riportati dalla nave con i danni provocati dalla torre dei piloti, l’una appena ammaccata, l’altra sbriciolata; una torre alta 54 metri di cemento armato spezzata alla base e precipitata in mare, una nave con un semplice "graffio" sullo scafo. Come ha detto il presidente dell’Autorità portuale Luigi Merlo "un incidente inconcepibile". E’ vero che la nave ha urtato la torre in un punto il cui scafo è rigido, all’angolo tra la fiancata e la poppa, ma l’effetto sulla torre lascia stupefattI
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GENOVA - Sette morti accertati, quattro feriti (di cui due gravi) e due dispersi: è un bilancio pesante, quello del disastro avvenuto ieri, dopo le 23, nel porto di Genova quando una nave portacontainer, la Jolly Nero della compagnia ’Ignazio Messina’, ha urtato in manovra la torre di controllo a molo Giano, facendola crollare. Il comandante della nave, Roberto Paoloni, 63 anni, di Genova, e il pilota del porto che era a bordo per la manovra sono indagati per omicidio colposo plurimo.
Le vittime. I sette morti accertati sono Daniele Fratantonio, 30 anni, di Rapallo; Davide Morella, 33 anni, di Biella; Marco De Candussio, 40 anni, di Lavagna, originario di Barga (Lucca); Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo, tutti e quattro militari della Guardia Costiera; il pilota Michele Robazza, 31 anni, di Livorno; l’operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso, 50 anni, di Genova; l’operatore radio dei piloti Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova.
Mancano all’appello il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, della Spezia, e il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina in provincia di Salerno.
Dei quattro feriti due sono ricoverati all’ospedale Galliera: Enea Pecchi, 40 anni, di Pavia, in prognosi riservata, e Raffaele Chiarlone, 36 anni, di Cuneo. I due ricoverati al Villa Scassi di Sampierdarena sono Gabriele Russo, 32 anni, di Messina; e Giorgio Meo, 35 anni, di Taranto, ritrovato sotto le macerie della torre.
Ricerche anche di notte. Proseguiranno anche durante la notte le ricerche degli ultimi due dispersi. Lo ha comunicato Gian Carlo Moreschi, capo del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Genova. "Ipotizziamo che i due dispersi si trovino sott’acqua - ha spiegato Moreschi - dove stiamo concentrando le ricerche che, però, proseguono anche a terra con le unità cinofile. Il problema principale è costituito dal fatto di non avere certezze sulla loro localizzazione. Determinano difficoltà anche gli arredi che si trovavano all’interno della torre e che è necessario spostare manualmente per procedere nelle ricerche". "Stiamo aspettando - ha concluso Moreschi - l’arrivo di alcune attrezzature, in particolare caschetti rigidi tipo palombaro, per poter accedere ai locali bloccati da lamiere".
Ignote le cause della sciagura. "È un bilancio pesante, siamo particolarmente scossi e siamo molto vicini alle famiglie a cui esprimiamo il nostro cordoglio. Sono state avviate fin da subito due inchieste, una amministrativa e una penale. La nave è stata posta sotto sequestro", ha detto il portavoce della Capitaneria di porto, comandante Filippo Marini. "Noi - ha aggiunto - stiamo valutando dal punto di vista del codice della navigazione quali sono le cause che hanno determinato questo incidente, posto che le operazioni in questo porto come in tutti i porti d’Italia avvengono in sicurezza, con delle regole ben precise. Viene imbarcato il pilota che coadiuva il comandante della nave nelle manovre e poi vengono utilizzati i rimorchiatori". "Va capito - ha concluso il portavoce della Capitaneria di porto - che cosa ha causato questo drammatico incidente".
Indagati comandante e pilota. Il capo della procura di Genova, Michele Di Lecce, ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e, in attesa dell’analisi della scatola nera della nave, ha deciso di indagare il comandante Roberto Paoloni e il pilota, ma non si esclude che con il procedere delle indagini ce ne possano essere altri. "Al momento il procedimento a carico dei due indiziati è per il reato di omicidio colposo plurimo, ma valutiamo anche altre ipotesi. Potrebbe - ha detto Di Lecce - essere sussistente l’ipotesi di attentato alla sicurezza dei trasporti in questo caso marittimi". Il procuratore ha confermato che è stata acquisita la scatola nera della nave.
Il pm Walter Cotugno, che ha effettuato un sopralluogo, ha sentito una ventina di persone, tra cui il pilota del porto che era al timone della nave e diversi componenti dell’equipaggio. Si indaga per capire se è vero che, durante la manovra, i motori della Jolly Nero siano andati in avaria e che la mancanza di propulsione abbia causato l’impossibilità di gestire il natante da parte dei due rimorchiatori agganciati dalla nave. Ma per il presidente dell’autorità portuale Luigi Merlo, ’’quella manovra non doveva essere fatta lì. Normalmente avviene in una zona più all’interno del porto, dove la nave indietreggia di poppa e si gira per uscire di prua dallo scalo. Nessuna nave si avvicina a quell’accosto’’ (interattivo: la manovra).
Lupi al Parlamento: "Quattro le ipotesi del disastro". È stata aperta un’inchiesta tecnica da parte del ministero per le Infrastrutture: lo ha annunciato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, al Parlamento. Quattro le possibili cause dell’incidente avvenuto ’’in perfette condizioni meteorologiche’’: ’’Avarie di propulsione della nave, problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, eventuali difetti di accosto o di velocità della manovra effettuata’’.
Il cordoglio di Napolitano. Il presidente della Repubblica ha espresso il proprio cordoglio ai familiari delle vittime, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese. La Camera ha osservato un minuto di silenzio.
Il calcio non si ferma. Il sindaco Marco Doria ha programmato una giornata di lutto per domani. La partita di stasera Samp-Catania, intanto, si giocherà con il lutto al braccio anche se la Regione Liguria ne aveva chiesto il rinvio. Le organizzazioni sindacali del settore portuale, dal canto loro, hanno proclamato uno sciopero di tutti i lavoratori portuali fino alle 13 di domani, escluso il comparto passeggeri.
(08 maggio 2013)
LUPI RIFERISCE
Solo le inchieste sveleranno le vere ragioni della tragedia di Genova. Al momento, spiega il neoministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi in un’informativa alla Camera, "non si possono escludere allo stato diverse ragioni del sinistro". Il ministro, che in mattinata ha raggiunto Genova per verificare direttamente con le autorità le dinamiche dell’incidente, ricorda ai parlamentari che le condizioni metereologiche erano "perfette, ottimali per svolgere in totale sicurezza le necessarie manovre".
Le cause? Lupi ne indica quattro: "Possibili avarie di propulsione della nave; eventuali problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori; difetti di accosto o di velocità della manovra effettuata". Lupi aggiunge poi che sulla tragedia sono in corso più indagini, quella penale e quella tecnica condotta da esperti dell’organismo investigativo di indagine sui sinistri marittimi, che opera alle dirette dipendenze del ministero.
Nelle prossime ore è infine attesa un’unità speciale di 50 metri della Capitaneria di Porto "che assicurerà ulteriori collegamenti radio" conclude il ministro, in contatto costante con il presidente dell’autorità portuale Luigi Merlo. L’attività dello scalo genovese, il più importante d’Italia, sono intanto riprese. I contatti radio e i controlli della sicurezza della navigazione sono
garantiti dal porto di Savona attraverso il sistema Vts.
SCHEDA SULLA NAVE
La nave ha una stazza lorda di 40.594 tonnellate e può trasportare contenitori, veicoli e imballaggi speciali
La ’Jolly Nero’, che ha urtato ieri sera un molo del porto di Genova, era diretta a Napoli e avrebbe poi fatto rotta per Port Said, Aqaba, Jeddah, Abu Dhabi, Gibuti, Suez, Misurata, Castellon. E’ lunga 239,26 metri e HA una larghezza di 30.50 metri
"Jolly Nero", gigante lungo 240 metri era partita per Napoli e l’Africa La Jolly Nero
La Jolly Nero è della flotta della ’Ignazio Messina & C’, che ha sede a Genova, composta da 14 navi di proprietà e bandiera italiana, più alcune altre noleggiate, tutte specializzate ro-ro container, che fanno della Messina "il secondo operatore ro-ro container al mondo".
Tutte di diversa capacità e tonnellaggio, sono in grado di trasportare contenitori e special equipment, veicoli rotabili di ogni genere, auto e carico ’unitizzato e convenzionale’.
CORRIERE DI STAMATTINA
GENOVA — Tragedia nel porto di Genova. Poco dopo le undici di ieri notte la Jolly Nero degli armatori Messina si è schiantata contro la torre piloti, al molo Giano. Non è chiaro cosa abbia provocato lo scontro, forse un’avaria. La nave era in manovra e — secondo le prime informazioni — avrebbe colpito la torre con il fianco sinistro della poppa: la struttura della torre piloti (simile alla torre controllo degli aeroporti) si è inclinata di quarantacinque gradi, poi è crollata di schianto, in parte in mare in parte sul molo. Si tratta di una colonna in cemento alta alcune decine di metri sormontata da una «cabina» quasi interamente in vetro. I piloti che erano presenti per il turno di notte sono rimasti intrappolati nel crollo e sono tutti finiti in mare.
La macchina dei soccorsi è scattata immediatamente. Intorno alla mezzanotte è stato recuperato il corpo senza vita di uno degli addetti al controllo delle navi in entrata e uscita dal porto. Poco dopo sono stati recuperati altri due corpi. Altri sei piloti sono stati tratti in salvo con fratture multiple, sono ricoverati all’ospedale Villa Scassi, alcuni sono in gravi condizioni.
«I sommozzatori stanno cercando gli altri — dice il presidente dell’autorità portuale Luigi Merlo — purtroppo non sappiamo ancora bene quante persone si trovavano all’interno della torre. Anche sulle cause della perdita di controllo della Jolly Nero non siamo in grado di fare ipotesi, forse un guasto. La cosa più importante adesso è trovare i dispersi e soccorrere i feriti».
Sembra che nel momento dell’impatto della Jolly Nero all’interno della torre ci fossero quattordici persone (in tutto i piloti sono ventidue): si tratta del momento in cui c’è la massima presenza di addetti perché è l’ora del cambio turno. Sembra che alcune persone nel momento del crollo si trovassero negli ascensori, in questo caso avrebbero avuto ben poche speranza di salvarsi. In tutto, i dispersi dovrebbero essere sette.
«Ero alla finestra di casa, che dà sul porto — ha raccontato Gianenzo Duci, presidente degli agenti marittimi — quando ho visto la Jolly Nero vicinissima al molo, troppo vicina e poco dopo ho visto la torre crollata. Mi ha chiamato quasi subito un addetto dei rimorchiatori per dirmi che la Jolly aveva urtato la torre e che c’erano uomini in mare. La Jolly Nero proveniva, penso, dal terminal Messina ed era in uscita dal porto. Sono molto turbato, conosco bene i piloti e so che ci sono dei morti».
Nel momento dell’impatto la Jolly Nero aveva a bordo un pilota, due pilotine, una poppa e una a prua: l’ipotesi più probabile è che ci sia stato un blocco dei motori e che la nave sia stata ingovernabile.
«Siamo sconvolti, siamo disperati — ha detto l’armatore Stefano Messina, che si è precipitato in porto — non è mai successa una cosa simile: una tragedia inimmaginabile. Siamo senza parole».
Undici squadre dei vigili del fuoco, i sommozzatori, gli uomini della Capitaneria di porto e molti mezzi di soccorso sono stati al lavoro tutta la notte alla ricerca dei dispersi. La nave è da ieri notte sotto sequestro: il magistrato Cotugno è salito subito a bordo e ha intervistato l’equipaggio.
Erika Dellacasa
GIUSI FASANO CORRIERE DI STAMATTINA
La Jolly Nero che si avvicina sempre più, lo schianto, il panico. Quarantamila tonnellate che finiscono dritte contro Molo Giano e la torre di controllo dei piloti del porto che viene giù in pochi istanti. «Era proprio il momento in cui si fa il cambio di turno, il peggiore», raccontano alcuni uomini della Guardia costiera. Non osano nemmeno pensare agli istanti in cui la torre è crollata. «Si è sentito un boato fortissimo» dicono con le facce stravolte. Sei feriti recuperati, un numero incerto di dispersi (fra sei e dieci), almeno tre morti e il caos in tutta l’area del porto.
La dimensione della tragedia arriva con le prime testimonianze: un uomo, uscendo dall’area portuale ha detto ai microfoni delle televisioni locali che nella torre al momento dello schianto c’erano una quindicina di persone. «Erano in tanti là dentro e da una torre così alta si scende sempre con l’ascensore, ovvio. Temo che alcuni dei dispersi potrebbero essere rimasti intrappolati negli ascensori».
«Siamo sconvolti, di più...» ha detto con le lacrime agli occhi l’armatore della Jolly Nero Stefano Messina, «è una cosa mai successa, siamo disperati». Occhi lucidi anche per i colleghi dei piloti e degli addetti ai rimorchiatori che sono corsi al porto a chiedere notizie, a cercare di capire chi mancava all’appello. Tutti a scrutare il buio e il mare per cogliere un segnale, per cercare di dare una mano mentre il numero dei morti cresceva sempre più.
Il sindaco Marco Doria è stato fra i primi a precipitarsi al porto: «Una delle più grandi tragedie del mare qui a Genova. La nostra città è ferita». Gianenzo Ducci, presidente degli agenti marittimi, dalla sua casa vede il porto. Ieri sera stava andando a chiudere le finestre e ha visto la nave vicinissima al molo. Ha capito all’istante che qualcosa stava andando storto ma la conferma l’ha avuta da un sms. Era un portuale a bordo del rimorchiatore. Le sue parole non lasciavano dubbi sulla drammaticità di quello che stava succedendo. La nave che è finita contro la torre, c’è gente in mare, ci sono dei feriti e serve aiuto, diceva quel messaggio.
«Mi sono sentito così sconvolto... — sospira Ducci —. Perché conosco tutti i piloti e non riesco a credere che anche soltanto uno di loro sia potuto morire in un incidente così assurdo. Non riesco a spiegarmi com’è potuto accadere. Io l’ho vista subito che era troppo vicina al molo...».
Un responsabile degli addetti ai rimorchiatori esce in macchina dal porto quando è l’una e mezza e tutt’attorno sono soltanto luci lampeggianti e sirene e gente che cerca i dispersi: «Dobbiamo capire chi dei nostri era in turno, dobbiamo capirlo prima di dare i nomi ai familiari» corre via. Ha la voce rotta: «uno dei nostri era nella torre».
Girolamo è anche lui un operatore del porto. Ai microfoni del primo canale: «Ero in servizio al molo quando ho sentito lo schianto, il tempo di fare il giro e tornare indietro e non ho visto più la torre, solo macerie su macerie e la nave che si era allontanata. Un disastro».
È stato un inferno, dicono in molti. Ma il presidente dell’Autorità portuale è sicuro: «Quella nave non doveva essere lì. Manovra inspiegabile».
Giusi Fasano
SELEZIONE FATTA DALL’INKIESTA
Alcune possibili cause del sinistro secondo il ministro Lupi
“Possibile avaria del sistema propulsivo, problemi ai cavi dei rimorchiatori – è da verificare che al momento dell’incidente fossero già collegati al Jolly Nero –, eventuali difetti di accosto, velocità della manovra”.
Sono queste le possibili cause dell’incidente alla Torre dei Piloti di Genova secondo l’informativa alla Camera dei Deputati del Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi di pochi minuti fa. Lupi inoltre ha reso noto che sull’incidente alla Torre Piloti del porto di Genova, costato la vita a 7 persone (ma sono ancora 2 i dispersi), oltre a quella penale, è stata aperta anche un’inchiesta tecnica da parte del Ministero, dei cui esiti si è impegnato ad informare tempestivamente il Parlamento.
Lupi ha anche ricordato come l’ingresso e l’uscita delle navi dal porto siano disciplinati dal Codice della Navigazione e dalle ordinanze della Capitaneria di Porto. A Genova in particolare per le navi come il Jolly Nero l’utilizzo del pilota è obbligatorio, ma il pilota opera come consulente, “ferma restando la responsabilità del comandante della nave (quello del Jolly risulta indagato dalla Procura, nda), che può però sempre provare che il sinistro sia stato causato dalle errate indicazioni del pilota. Il rimorchio è invece facoltativo, a discrezione del comandante, anche sentito il parere del pilota”.
Jolly nero, Nessuna anomalia secondo l’ispezione spagnola di una settimana fa
Jolly Nero, la nave coinvolta nell’incidente della Torre Piloti di Genova, è un’unità di 37 anni di età, ma meno di una settimana fa aveva subito in Spagna, a Castellon de la Plana, una cosiddetta “More detailed inspection” da parte delle autorità marittime iberiche nell’ambito dei controlli previsti dall’accordo internazionale Port State Control.
Secondo il database del PSC, dalla disamina non era risultata alcuna anomalia, fatta salva una lacuna di natura documentale relativa alle istruzioni antincendio. Peraltro nell’ambito delle ispezioni PSC, anche in quelle più dettagliate, non è detto vengano passate in rassegna le aree della nave inerenti la propulsione e il controllo della navigazione (la discrezionalità delle ispezioni è molto ampia), ma nel corso del controllo in Spagna, a quel che risulta dal database, sarebbe stata verificata proprio la congruità di sala macchine, ponte di comando e sala timoni.
Si apprende intanto che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi riferirà questo pomeriggio al Presidente del Consiglio e al Parlamento - alle 16 alla Camera e alle 17.15 al Senato – sull’incidente, dopo aver concluso da poco la riunione operativa nella Capitaneria di Porto, durante la quale ha assunto informazioni sulla dinamica dell’incidente, sull’assistenza ai superstiti e alle famiglie delle vittime, sui danni alle strutture del porto e sulla sua operatività. (andrea moizo)
Lolli: “La correttezza della collocazione della torre è assolutamente fuori discussione”
“Non ha assolutamente alcun senso eccepire sul fatto che la Torre fosse posta a filo di banchina, sia perché è logico per le sue funzioni che fosse collocata dove era collocata, sia perché quella è in realtà una posizione di ‘retroguardia’ rispetto al bacino di evoluzione delle navi e solo una tragica fatalità ha fatto sì che la Jolly Nero centrasse la struttura”.
Ferdinando Lolli, ex comandante del porto di Genova, ha commentato così la dinamica dell’incidente occorso ieri sera nello scalo ligure. “Ogni porto, naturalmente, ha strutture poste a filo di banchina e capita che le navi le urtino. Ma nello specifico si è trattato di una incredibile coincidenza di eventi sfortunati, anche perché, ripeto, la torre era relativamente lontana: le macchine della nave devono essere rimaste bloccate sullo ‘indietro’, proprio quando questa puntava sulla Torre, sicché la nave, invece che appoggiarsi su una banchina, ha centrato la costruzione. Non c’è stato nulla da fare e nulla ci sarebbe stato: non si è riusciti ad evitare l’impatto nemmeno dando fondo alle ancore e uno dei due rimorchiatori ha anche spezzato il cavo nel tentativo di evitare l’urto. Del resto i rimorchiatori sono mezzi pensati per condizioni normali, mentre in condizioni eccezionali non esiste la garanzia del successo del loro intervento”.
Quanto alla possibilità che la Torre fosse costruita con materiali inidonei, Lolli non si sbilancia, ma fa alcune precisazioni: “Sui materiali sarà la magistratura a fare le dovute valutazioni. Io posso dire che da comandante del porto la torre l’avevo fortemente voluta. Quando fu realizzata era una struttura all’avanguardia a livello internazionale, costruita in modo idoneo e dotata di strumenti sofisticati. Posso inoltre certificare che era una struttura estremamente flessibile, cioè molto adatta a reggere senza problema alcuno le sollecitazioni. Certo, si parla di vento, non di 40.000 tonnellate che ti arrivano addosso in modo, ribadisco, del tutto imprevedibile”. (andrea moizo)
Cos’era la torre di piloti demolita
Una nave porta-container, la Jolly nero del gruppo Messina, in uscita da porto di Genova in partenza per Napoli ha sbagliato manovra, ha urtato la torre-piloti del porto e almeno tre persone sono morte, mentre un’altra decina sono disperse in mare. Il bilancio dell’incidente è ancora provvisorio, ma un dato è certo: in porto a Genova un episodio del genere non era mai avvenuto. Erano da poco passate le 23:30 quando la Jolly Nero, una nave porta container della linea Messina stava lasciando lo scalo. Per cause che sono ancora tutte da accertare la nave ha completamente sbagliato manovra ed è di fatto entrata dentro la Palazzina piloti, dove operano e vivono molti dei piloti della Capitaneria di Porto di Genova. In seguito all’urto la torre si e’ inclinata di 45 gradi, e molte persone o sono rimaste intrappolate all’interno, o sono cadute in mare. Per ora il bilancio provvisorio fornito dai vigili del fuoco parla di 3 morti, 6 feriti e una decina di dispersi..
Secondo l’ultimo bilancio, le persone rimaste uccise nell’incidente sono sette, altre due persone sono ancora disperse. Quattro i feriti. I cadaveri identificati sono quelli di Daniele Fratantonio, Davide Morella, Marco De Candussio e Giuseppe Tusa, tutti in forza alla Capitaneria, di Michele Robazza e Maurizio Potenza, piloti del porto, e Sergio Basso, dipendente della Rimorchiatori Riuniti. Alcune vittime erano nell’ascensore crollato assieme alla torretta (quasi 60 metri di cemento armato e ferro): al momento dell’urto era appena scattato il cambio di turno del personale.
I dispersi vengono cercati in acqua e sotto le macerie della torre piloti distrutta. Tre dei dispersi si trovavano nell’ascensore della torre al momento dell’urto. Intorno alle 12 del mattino, i sommozzatori hanno individuato l’ascensore sul fondo del mare con tre corpi all’interno. Nel cuore della notte uno squillo di cellulare ha fatto sperare i soccorritori di ritrovare uno dei dispersi ma, dopo pochi squilli, il cellulare ha smesso di suonare e non ha permesso di localizzare la persona che potrebbe trovarsi sotto le macerie della torre.
«Siamo sconvolti, una cosa così non era mai successa nell’intera storia del nostro gruppo», ha detto l’armatore, Stefano Messina, quasi piangendo. «Siamo senza parole, disperati». Messina è subito accorso in porto appena saputa la notizia. Con lui sono arrivate anche le autorita’ cittadine, a cominciare dal sindaco, Marco Doria, e dal presidente dell’Autorita’ Portuale di Genova, Luigi Merlo.
«È davvero difficile riuscire a spiegare cosa sia successo, perché la nave non doveva essere lì - ha detto Merlo - La nave stava uscendo, di questo siamo certi. Ma una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. È davvero inspiegabile al momento quanto successo».
Il sindaco Doria ha proclamato il lutto cittadino, per il «gravissimo incidente avvenuto nel porto, che colpisce l’intera città».
La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta sulla tragedia per omicidio colposo. Indagato il comandante. Il sostituto procuratore della Repubblica intervenuto sull’incidente, Walter Cotugno, ha posto sotto sequestro la nave e, ancora in porto, ha interrogato il comandante. Tutte da accertare le cause. Il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce in una conferenza stampa ha aggiunto che e’ indagato anche il pilota che si trovava in plancia assieme al comandante della Jolly Nero. «Non è escluso che ci possano essere altri soggetti che saranno indagati prossimamente», ha aggiunto. La scatola nera della nave è stata acquisita.
Al sopralluogo in corso al porto, oltre al pm Cotugno, prendono parte anche il capitano della nave e l’equipaggio. In mattinata sulla nave è previsto anche un soprallugo del procuratore Michele Di Lecce. Nel fascicolo sull’incidente non è stato ancora indicato un titolo di reato. Dalle prime testimonianze raccolte, sembrerebbe che due motori si siano bloccati e che la nave sia pertanto divenuta ingovernabile. La torre è stata colpita dal fianco sinistro della poppa della nave, in quel momento carica di container. L’incidente è avvenuto al Molo Giano. Numerosissimi i mezzi dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e dei soccorritori intervenuti in porto, decine le pilotine utilizzate per perlustrare il bacino alla ricerca dei dispersi: almeno tre di loro sarebbero rimasti intrappolati nell’ascensore della palazzina.
Dal Secolo XIX:
Genova - Lo schianto è stato fragoroso, poco dopo le ventitrè. Un boato e pochi istanti dopo una scena di tragedia e di desolazione. Una portacontainer della Messina, la Jolly Nero, si è schiantata contro Molo Giano. Pochi istanti dopo è crollata, prima parzialmente, poi del tutto, la torre di controllo dei piloti del porto.
Un’ora dopo è stata recuperata la prima vittima, poi la seconda e ancora una teraza ma le operazioni di soccorso proseguono e i Vigili del Fuoco ad ora non confermano il primo bilancio.
I soccorsi sono scattati in pochi minuti, in un’atmosfera irreale. Le pilotine della capitaneria di porto e dei vigili del fuoco hanno cominciato a perlustrare il tratto di mare davanti al molo, perché era stata segnalata la presenza di persone cadute in acqua.
Nella torre dei piloti, secondo gli elenchi, erano presenti in quel momento dieci persone. Tre sono state recuperate nei minuti successivi il crollo. Poi sono iniziate le ricerche in tutta la zona. Il 118 ha fatto intervenire sul posto sette ambulanze per soccorrere i feriti. Quando sotto le macerie sono affiorati i primi corpi, è partita la corsa verso gli ospedali.
Il momento dell’impatto è stato particolarmente drammatico perché si trattava del cambio turno: «È la fase in cui all’interno della torre si trovano più persone», hanno raccontato alcuni militari della guardia costiera. «Non avevamo mai visto una cosa del genere», hanno ribadito.
Sul posto è arrivato in abiti civili il comandante della Capitaneria, l’ammiraglio Felicio Angrisano. Trafelato ha tentato di confortare e coordinare i suoi uomini, mentre la nave, che era rimasta incastrata tra le macerie, è stata fatta attraccare lentamente. L’equipaggio era completamente in stato di choc ed è stato lungamente ascoltato dai militari per ricostruire la sequenza del disastro In base alle pochissime informazioni trapelate si è trattato di una manovra all’apparenza incomprensibile, spiegabile solo con un’avaria improvvisa, nell’opinione degli stessi piloti. «Ci risulta che due motori si siano bloccati e che la nave di poppa, divenuta ingovernabile, si sia schiantata contro il molo e la torre.
Leggi il resto: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/05/07/APctORTF-piloti_contro_crolla.shtml
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/genova-torre-controllo#ixzz2SivgvdUZ
ANCORA DALL’INKIESTA
«Faccio il pilota da vent’anni, ma ogni volta che si sale a bordo è diverso. Ciononostante quello che è successo stanotte ha dell’incredibile». Roberto Maggi, capo pilota a La Spezia e presidente di Fedepiloti, la federazione nazionali dei Corpi Piloti, risponde al telefono mentre si appresta a raggiungere Genova per dare solidarietà ai colleghi e si mostra attonito per un incidente che per il momento appare come una sorprendente correlazione di casualità.
«La manovra è relativamente complessa, perché le navi dal Terminal Messina (posto a Sampierdarena, nella parte occidentale dello scalo, nda) devono uscire di poppa, procedere per così dire in retromarcia per un bel pezzo e evolvere nello specchio acqueo di fronte a Molo Giano (sulla cui testata era la Torre crollata). Però la velocità è ridotta (nello specifico sembra 3,6 nodi, nda), le condizioni meteomarine erano ottime, a bordo c’era un pilota in ausilio al comandante e la nave era agganciata a due rimorchiatori, è davvero assurdo che sia successa una cosa del genere».
Anche per Alberto Delle Piane, titolare e manager di Rimorchiatori Riuniti, rimasto in porto fino alle cinque del mattino a seguire le operazioni dei suoi uomini, si è trattato di un’eventualità più unica che rara: «Probabilmente si è verificata un’avaria ai motori della nave esattamente durante la manovra in fronte a Molo Giano, quando la poppa era puntata sulla Torre. A quel punto, sia che i motori siano rimasti bloccati sullo ‘indietro’, sia che, una volta spenti, non sia partito lo ‘avanti’, l’inerzia, malgrado la velocità ridotta, era tale che, anche dato lo spazio limitatissimo, i nostri due mezzi, agganciati uno in prora e l’altro in poppa, non hanno potuto fare niente per fermarla», spiega con la voce rotta dal pianto.
A parte il traffico dei traghetti, il porto resterà fermo fino alle 13, mentre il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi sta raggiungendo la città per un sopralluogo a Molo Giano.
ANCORA DALL’INKIESTA
Manovra inspiegabile. Forse un blocco ai motori. La Jolly nero ha travolto e demolito la Torre dei piloti nel porto di Genova, provocando morti, feriti e dispersi in mare. «È una tragedia terribile. Siamo sconvolti, senza parole», ha detto il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo. «È un incidente al momento non spiegabile, un incredibile trauma per tutta la comunità portuale. Ora pensiamo solo alle vittime, poi cercheremo di capire». Ma quella delle Jolly del gruppo Messina è una storia che sembra maledetta.
La Jolly Rosso è forse la più tristemente famosa. Il 2 maggio 1998, alle 7.30 del mattino, proprio a Genova, a Ponte Ronco, in arrivo da Marsiglia, il suo cavo d’ormeggio diventò l’elastico di una fionda mortale, e la rotella su cui scorreva un proiettile. Vittime due membri dell’equipaggio: un mozzo (Giovanni Sorriso, 33 anni, di Torre del Greco) decapitato, e un ufficiale colpito mortalmente al bacino (Emilio Caso, 25 anni, di Ancona, terzo ufficiale). Ma la Jolly Rosso è tristemente famosa, soprattutto, come “nave dei veleni”, perché trasportava rifiuti altamenti tossici, finché non si arenò, il 14 dicembre 1990, sulla spiaggiadi Formiciche, nel Comune di Amantea (Cosenza). Si spiaggiò dopo aver navigato per alcune ore alla deriva, in seguito all’abbandono da parte dell’equipaggio, con assetto gravemente sbandato a causa dell’imbarco di acqua avvenuto attraverso alcune falle nello scafo. Ufficialmente trasportava tabacco. Venne demolita sul luogo del naufragio nel 1991. Una lunga inchiesta durata diversi anni si è conclusa nel maggio 2009 con l’archiviazione. La vicenda è stata anche collegata all’assassinio di Ilaria Alpi a Mogadiscio.
Nell’agosto 2011, l’11, alle 8.43, è invece la Jolly Grigio a entrare tristemente nella storia marittima italiana. «Uomo di merda! Tu sii ‘na latrina… uomo di merda!» .Questi gli insulti via radio dei pescatori che assistono impotenti all’affondamento del peschereccio Giovanni Padre davanti alle coste di Ischia, registrate in modo indelebile sulla scatola nera della nave portacontainers della Linea Messina, che l’ha speronato (ascolta qui l’audio).
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ANCORA DALL’IMKIESTA
La Torre dei Piloti era alta 50 metri, la sala di controllo a 40 metri con una superficie di 165 metri quadri. Storicamente, nel porto di Genova, la sede del Corpo dei Piloti è posta al molo Giano. La torre crollata era parte di un edificio articolato su due fabbricati distinti, sospesi in acqua su pali di fondazione. Dentro la torre aveva sede l’intera zona operativa.
Sul sito fabriziobonomo.it, a proposito della torre si legge:
[La torre] consiste in un fusto cilindrico in cui sono inseriti i collegamenti verticali (ascensore e scala metallica di sicurezza), da un cavedio tecnico al centro e, nella parte più alta, da un cappello a forma semicircolare su due livelli. Qui è ubicata la zona operativa vera e propria, con al primo livello le apparecchiature di supporto e al secondo gli strumenti e gli spazi per effettuare le diverse operazioni di controllo del traffico marittimo portuale.
La torre era stata costruita fra la metà degli anni Novanta e il 1997 e, sul sito della Società capitani e macchinisti navali – Camogli è definita «la cabina di regia, il cervello operativo, il punto di contatto di tutti i soggetti presenti nel sistema, che intendono effettuare operazioni commerciali». Il centro di coordinamento dello scalo genovese era il cardine di un’area ininterrotta di 22 chilometri di fascia costiera dedicata alla movimentazione di persone e merci. Nell’area del porto ci sono circa 20 terminal privati che, si legge sul sito del Porto di Genova, sono «attrezzati per accogliere ogni tipo di nave per ogni tipo di merce: contenitori, merci varie, prodotti deperibili, metalli, forestali, rinfuse solide e liquide, prodotti petroliferi e passeggeri».
Il Corpo Piloti è attivo 24 ore al giorno, tutto l’anno. È composto da 22 membri che hanno a disposizione 6 pilotine. La loro sede era la torre sulla testata del Molo Giano. Si legge: «La sala controllo è provvista di impianti VHF per l’ascolto simultaneo dei canali di soccorso e di quelli di uso portuale, di impianti telex e fax, stazione meteo oceanografica automatica e di impianti AIS (Automatic Identification System) per la copertura dell’intera area portuale».
Un saggio, a firma Carlo Gatti, riportato nel volume “Appunti di storia dell’automazione navale e dintorni” di Silvano Masini e Gian Luigi Maggi spiega cosa è cambiato, nel porto di Genova, con l’introduzione della torre e come è cambiato il ruolo dei piloti in seguito all’introduzione della tecnologia nella movimentazione degli scafi.
Più cemento per le strutture logistiche a terra, significa meno acqua di manovra per le navi che hanno dimensioni sempre maggiori. Questo è il primo problema che assilla comandanti e piloti dei porti della nostra epoca. Nelle ore di punta, il porto cambia continuamente scenari, in un divenire di situazioni dinamiche sempre più pericolose, specialmente alla presenza del traffico costantemente in crescita. Questo è il secondo problema. Le due caratteristiche, comuni ai grandi porti integrati, dotati di 3-4 imboccature, fu presa in considerazione come un reale problema da risolvere, alla fine degli anni ’80 e dopo forti pressioni dei piloti, fu risolto alla metà degli anni ’90 con la costruzione della Torre di Controllo del traffico. Sotto quest’aspetto, la direzione globale del traffico, via radio, rispose alla moderna esigenza del traffico navale, sintetizzato nello slogan: “snellimento del traffico nella sicurezza”.
Il sito pilotigenova.it del Corpo Piloti riporta invece una citazione del libro del comandate Stefano Galleano (“Piloti della Lanterna”) che spiega perché si chiamano Piloti:
Sull’origine del nome “Pilota” gli storici e i linguisti hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro. Ci limiteremo, per i più curiosi, ad accennare alle interpretazioni più correnti. Si potrebbe dire, per cominciare, che il nome indicante la professione ha due radici diverse a seconda delle regioni o dei gruppi linguistici interessati.
Quello che potremmo definire di matrice latina sembra abbia avuto origine dal “Pileum”, antico copricapo a forma conica fatto di feltro o cuoio, oppure da “Pedes”, scotta delle vele, alla cui sorveglianza era destinato il “Pedoto” o “Pedota”. Questo è il termine che si ritrova nei testi italiani più antichi (anche fino al XVI sec.) e che diventerà più tardi “Piloto” o “Pilota”. Altri lo fanno derivare da “Proreta”, l’aiutante del “Gubernator” messo a prua della nave per indicare la rotta da seguire fra i bassifondi o per prendere gli scandagli. Un’altra interpretazione assume come origine i termini olandesi “peilen”, misurare, e “loot” piombo, che diventano, per contrazione fonetica, “Peilot” che dà appunto l’idea dell’uomo che scandaglia il fondale per trovare la giusta rotta...” .“...Una cosa è certa: l’Inglese ha adottato il termine “Pilot” e con quel nome tutti i naviganti, anche se nella loro lingua la parola e il suono sono diversi, quando sentono quel nome sanno perfettamente che cosa indica e chi è la persona che esso identifica...”.
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