Rodolfo Toè, linkiesta.it 8/5/2013, 8 maggio 2013
Ljubljana deve convincere Bruxelles che ce la farà da sola senza fare ricorso al bailout. Il 9 maggio è la data stabilita per presentare all’UE il pacchetto di riforme che dovrebbe permettere al Paese di fare fronte alle proprie difficoltà finanziarie
Ljubljana deve convincere Bruxelles che ce la farà da sola senza fare ricorso al bailout. Il 9 maggio è la data stabilita per presentare all’UE il pacchetto di riforme che dovrebbe permettere al Paese di fare fronte alle proprie difficoltà finanziarie. Se fino a ora rifinanziarsi non è sembrato un problema, le misure decise dal governo Bratušek hanno fatto discutere: per l’ex premier, Janez Janša, “non sono sufficienti”. E chiede l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. La Slovenia per ora si salva … con i dollari. L’ultima asta dei bond sloveni, a inizio mese, è andata oltre le più rosee aspettative. Tutto venduto: 3,5 miliardi di dollari, nonostante il downgrade di Moody’s che aveva deciso di portare il rating del Paese a livello speculativo. L’agenzia aveva preso la propria decisione sulla base del “pessimo stato del settore bancario”; del “deterioramento delle condizioni dei conti pubblici di Ljubljana” e della “difficoltà che questa avrebbe avuto a rifinanziarsi sui mercati”. I tassi di rendimento dei titoli sloveni sono rimasti tutto sommato a livelli contenuti e sostanzialmente inalterati dopo la “stroncatura” dell’agenzia di rating: 4,75% per i titoli quinquennali; 5,85% sui titoli decennali. Il successo dell’asta slovena è stato talmente grande (e forse, inaspettato) che “Finance”, quotidiano economico di Ljubljana, poteva intitolare soddisfatto: “Moody’s, vergognati”. L’Europa concede più tempo, ma le riforme sono necessarie. La Slovenia, grazie alla liquidità rastrellata con quest’ultima emissione, potrebbe avere le risorse per “rimanere a galla” un altro anno. La Commissione Europea sta valutando la possibilità di concedere a Ljubljana la possibilità di sfondare, per un anno in più, i limiti imposti da Maastricht al deficit di bilancio (quest’anno dovrebbe aggirarsi, secondo le stime, attorno al 5,3% del PIL – 4,9% il prossimo anno). Lo deciderà, però, sulla base del piano che il premier Bratušek presenterà il 9 maggio a Bruxelles. Privatizzazioni e austerità. Per ora, nella mente della maggioranza di governo e nel documento che sarà presentato a Bruxelles, i punti principali per uscire dalla crisi non prevedono grandi cambiamenti rispetto alle politiche previste dal governo precedente: si continua a parlare di un aumento dell’Iva e di nuove privatizzazioni (della principale compagnia telefonica del Paese e della seconda maggiore banca slovena, la Nova Kreditna Banka Maribor). In più, è stato introdotto il “debito di crisi”, ovvero un prelievo forzoso dell’uno per cento su tutte le buste paga, e nuove tasse sugli immobili. No alla “golden rule” in Costituzione. Su due punti la politica però non è compatta, ovvero sulla modifica della Costituzione slovena per introdurre la norma del pareggio del bilancio, e per modificare (in senso restrittivo) la disciplina sul referendum: la possibilità per i cittadini sloveni di fare ricorso alla consultazione popolare è stata giudicata in passato da più parti “eccessivamente permissiva”. Occorre rivederla, soprattutto secondo i socialdemocratici di Janša, così come è necessario introdurre al più presto il dogma del pareggio di bilancio nella massima carta slovena: una misura necessaria a tranquillizzare gli investitori internazionali, ma che per Bratušek non è realizzabile “prima del 2017”. I cittadini, in compenso, hanno già annunciato nuove proteste: la Costituzione, senza consenso popolare, non va toccata. Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/iota/la-slovenia-corre-ai-ripari-prima-del-9-maggio#ixzz2SiAh57Qg