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 2013  maggio 08 Mercoledì calendario

Abolire il finanziamento pubblico, consentire il sostegno al partito prescelto su base volontaria fino a 10

Abolire il finanziamento pubblico, consentire il sostegno al partito prescelto su base volontaria fino a 10.000 euro, detraibili al 40 percento dalle tasse. Dalla componente renziana del Pd arriva una proposta analoga a quella dei loro colleghi senatori, ma con un’idea politica diversa: mentre all’epoca il ddl fu presentato (e criticato da alcuni proprio per questo) come un progetto “di corrente”, oggi i deputati che si ispirano al sindaco di Firenze e sottoscrivono il testo presentato alla stampa hanno cercato le firme anche di loro colleghi con altre appartenenze, e ad assistere alla conferenza c’era il tesoriere dem Antonio Misiani, che condivide la ratio del provvedimento ed è stato consultato prima della sua esposizione in pubblico. Lo slogan che caratterizza la campagna è “scegli tu”, a sottolineare il criterio in base al quale «sono i cittadini e la loro volontà a scegliere liberamente», come spiega il deputato Dario Nardella. Il quale osserva che, a leggere le dichiarazioni programmatiche del presidente del consiglio «anche Letta è diventato renziano perché propone l’abolizione del finanziamento pubblico». La proposta ricalca quella d’iniziativa popolare delineata dal professor Pellegrino Capaldo nella scorsa legislatura, portando però la detraibilità dal 95 al 40 percento. Vengono abrogate tutte le norme che attribuiscono ai movimenti o partiti politici un rimborso in base alle spese elettorali sostenute (l’attuale normativa, accusata di aggirare la volontà popolare che si è espressa nel referendum del 1993, compresa la legge varata dal governo Monti che secondo Nardella «non ha risolto il punto di fondo perché è un finanziamento pubblico mascherato»). Sono previsti inoltre strumenti premiali che incentivino le migliori pratiche democratiche, interne ed esterne, in attesa di una legge sui partiti politici che dia attuazione all’articolo 49 della Costituzione. Non è previsto il rimborso totale del finanziamento erogato in base alla legge che si riferisce alle ultime elezioni politiche, quanto piuttosto una fase transitoria di tre anni durante i quali il finanziamento medesimo verrà ridotto: al 60 per cento il primo anno, al 40 il secondo, al 20 al terzo. Certo l’idea è quella di andare verso partiti più leggeri (cioè, con meno dipendenti), ma «ci mancherebbe che il partito del lavoro dimenticasse le persone che lavorano al partito», tranquillizza Ivan Scalfarotto.