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 2013  maggio 08 Mercoledì calendario

TRA CONVENTI E LUSSUOSI RESORT IL SILENZIO ARTIFICIALE DELLA POLITICA


ABBAZIA, per modo di dire. La bellissima tenuta di Spineto, dove domenica sono attesi i ministri, è in realtà un resort di gran lusso e appartiene ad Annalisa Cuccia, figlia del grande banchiere, che la gestisce da anni con amore e profitto definendola, in estrema sintesi video-pubblicitaria: «Silenziosa, verde ed energetica».
Prima di ospitare il Consiglio confidenziale del governo Letta l’ex cenobio in Val d’Orcia si è aperto a eventi di ogni genere: mostre di tappeti da preghiera e caccia alla volpe in costume, messe creole e tragedie greche, convegni sull’olio, laboratori sull’arte del riciclo e anche una suggestiva «Danza de los Caballos en el limite de la noche».
Va da sé che i ministri non dormiranno in povere celle, ma in camere, tutte ovviamente dotate di bagno e personalizzate i cui arredi «abbinano con armonia antiquariato e design contemporaneo ». Non solo, ma la piscina e la sauna giustificano alla lettera il proposito che il premier ha designato «fare spogliatoio» — e che francamente mal si adattava a un convento.
Letta conosce da tempo Spineto avendovi ambientato, insieme con il futuro ministro Lupi, una specie di versione autunnale del raduno giovanile e bipartisan di Drò, dove all’ombra delle Dolomiti si prefiguravano le larghe intese. Per due o tre volte si è qui riunito l’intergruppo parlamentare sulla Sussidiarietà. Una volta è venuto Prodi, una volta Draghi, una volta i lavori si sono conclusi con cori di montagna nei quali si è distinto Bersani. L’ultima volta, novembre 2012, insieme a De Michelis, Ravetto e Renato Farina c’era pure il cardinal Ruini.
I politici dicono che questi incontri servono a conoscersi meglio e a ricaricare le pile. E può anche essere. Ma l’impressione è che superata di slancio l’era dei mesti convegni termali e para-ecclesiali della Dc (Camaldoli, Vallombrosa, con sinistre ricadute sciasciane nell’Eremo di Zafer) si sia fatta strada una evoluta formula di turismo politico benestante, apparentemente posato, ma soprattutto esclusivo: dal latino ex-claudere, chiudere fuori, a chiave possibilmente, per godersela con persone dello stesso rango. Di qui, in coincidenza con la secolarizzazione dei partiti di massa e l’erosione dei luoghi deputati, l’insistita ricerca da parte del potere di ville, castelli, fortezze, monasteri, residenze nobiliari di campagna trasformate in hotel, relais d’atmosfera e centri-congressi.
La costosa smania — più diffusa a sinistra che a destra, dove Sua Maestà riceve e offre svaghi nelle sue celebri magioni — può farsi risalire all’incontro della Certosa di Pontignano, 1995, dove sotto il titolo craxoide «Governare il Cambiamento » D’Alema cercò di stroncare il tenero Ulivo. Anche lì giochi e canti, la sera. Venne poi, Prodi consule, 1997, il proficuo meeting del castello di Gargonza, dove a parte le prevedibili rime goliardiche l’opera dalemiana trovò il suo tenace proseguimento, mentre da quelle parti Veltroni s’imbattè in quello che poteva essere l’antico stemma del suo casato.
L’Italia centrale è bellissima e da allora i potenti non si fecero mai mancare propositi di arduo raccoglimento e depositi di silenzio artificiale. Così nel vasto parco di villa Mamiani, a Traversetolo (Pr), 2005, gli eremiti iper-ulivisti della domenica si poterono significativamente confrontare con magnifici pavoni bianchi; così come «alla Posta dei Donini» di San Martino al Campo (Pg), «in uno scenario di rara bellezza e dolce equilibrio», come da depliant, si raccolsero ai tavoli di un ristorante dal sintomatico nome di «Pantagruel » — e viene da chiedersi se ci fosse anche il senatore Lusi, oggi peraltro domiciliato in convento.
D’altra parte, al neosindaco Alemanno l’andazzo piacque assai, ma lo virò a destra raccogliendo i suoi seguaci nella fortezza monasteriale di Ocre da cui l’ordine cistercense aveva armato con la fede la mano dei cavalieri templari. Tema: «Il ritorno delle Elites » — e visti i risultati a Roma sarebbe stato meglio se fossero rimaste, queste èlites, dov’erano.
Ma il più simpatico dei ritiri di riflessione fu quello del governo Prodi alla Reggia di Caserta, teoricamente a porte chiuse, seppure con giornalisti in fregola e scorte che riempivano di mozzarelle i portabagagli delle autoblù. Venne infatti Pannella, su una jeep nera, entrò in sala, chiamò Radio radicale e mise il telefonino acceso sotto il naso di Prodi. Per 29 minuti la voce gracchiante del premier si diffuse nell’aere, fino a quando dall’esterno avvisarono il governo che si sentiva tutto — e Di Pietro si arrabbiò molto con i radicali.