Giuliana Ferraino, Corriere della Sera 07/05/2013, 7 maggio 2013
LA SCALATA DI FRIGENTI, UN’ITALIANA ALLA BANCA MONDIALE — È
diventata l’italiana più importante della Banca mondiale, senza passare da Roma. Dopo nemmeno un anno di lavoro come chief of staff del presidente Jim Yong Kim, Laura Frigenti, 53 anni, è stata promossa: sarà uno dei sei vicepresidenti operativi della Banca, responsabile per Europa e Asia centrale, in gergo Eca. E, per la prima volta nella storia dell’istituzione di Washington, sarà una top manager a tempo. Il suo incarico durerà solo quattro anni, come ha stabilito la riorganizzazione appena varata da Kim per rendere più efficiente una struttura non più al passo con i tempi.
Arrivata alla Banca mondiale nel ’94, dopo quasi vent’anni dedicati all’Africa e all’America latina, la «scalata» alla Banca è una doppia vittoria per Frigenti: donna e senza conoscenze di peso, per far carriera ha dovuto lasciare l’Italia. Ma nel nuovo ruolo sarà l’interfaccia della Banca mondiale con il governo italiano, uno dei Paesi finiti sotto la sua responsabilità. È vero che Roma non chiede prestiti alla Banca mondiale, ma è un Paese donatore.
La promozione, però, non scatterà subito perché il presidente Kim le ha chiesto di restare a gestire il suo ufficio e la sua agenda fino al prossimo 30 settembre, per preparare l’importante appuntamento dei meeting annuali in autunno.
La sfida più grande che l’aspetta? «Mantenere immutata la qualità di studi e conoscenza che la Banca offre, soprattutto in considerazione delle revisioni importante di molte politiche strutturali che i Paesi stanno compiendo», sostiene Frigenti. E sul mandato a tempo spiega: «Porre un limite di tempo alla leadership è uno strumento importante per garantire che ci sia sempre il migliore matching tra le esigenze e le skills offerte».
L’introduzione della leadership a tempo — finora le nomine non avevano limiti — non riguarda solo tutti i vice presidenti, ma anche i managing directors, avrà effetto immediato e sarà retroattiva alla data della nomina di ciascuno. Perciò i senior manager che hanno già raggiunto i 4 anni previsti dalle nuove regole potranno estendere il mandato (per un massimo di altri 4 anni); essere assegnati a un altro incarico, ma non necessariamente in una posizione di leadership; o andarsene. L’obiettivo? Aumentare la mobilità anche in vetta alla piramide gerarchica e, con essa, la capacità di innovare.
Giuliana Ferraino