Marco Zatterin, La Stampa 7/5/2013, 7 maggio 2013
COME RENDERE PIU’ SICURI I CIBI?
L’Unione Europea lancia una nuova strategia per proteggere la catena alimentare e garantire la qualità di quello che mangiamo. Vuol dire che oggi dobbiamo avere paura quando apriamo il frigo?
Gli esperti comunitari assicurano che no, non c’è alcun rischio, e che la normativa europea per la tutela del cibo è la migliore del pianeta. Oltretutto, ricordano, i recenti scandali seguiti al ritrovamento di carne di cavallo negli hamburger di manzo o nelle lasagne surgelate sono stati il risultato di una frode commessa in violazione delle norme vigenti e non in assenza di regole.
In cosa consiste il nuovo regime proposto da Bruxelles?
Anzitutto, ha un valore semplificativo. L’impianto legislativo della catena alimentare consta attualmente di quasi 70 atti legislativi. Il pacchetto di riforme che va in discussione la ridurrà a cinque gruppi di misure, diminuendo la burocrazia legata a processi e procedure cui sono soggetti agricoltori, allevatori e operatori del settore alimentare (produttori, trasformatori e distributori).
In che modo?
La chiamano la politica «dalla fattoria alla forchetta». Comincia dai controlli sanitari. Saranno resi più frequenti e approfonditi, con una più stretta collaborazione tra organismi comunitari e agenzie nazionali. Le ispezioni saranno estese all’intera linea di produzione e consumo, con la frequente possibilità di avvenire senza preavviso alcuno. Alle capitali verrà richiesto di integrare la vigilanza antifrode nei rispettivi piani nazionali di sorveglianza, nonché di garantire le sanzioni pecuniarie per chi inganna i consumatori.
Cosa succederà a chi viola le regole?
La Commissione Ue ritiene che si debba infliggere una multa in linea con il profitto ottenuto dalla frode.
Ci sarà una maggiore tracciabilità?
Il sistema europeo si è dimostrato efficace nel caso della carne di cavallo nelle lasagne. La proposta del commissario maltese Tonio Borg migliora gli standard di identificazione e registrazione dei prodotti, e disegna un più flessibile sistema per permetter a allevatori e agricoltori di reagire in fretta.
Non era il caso, come chiedevano in molti anche in Italia, di introdurre un’etichetta di origine per tutti gli alimenti?
Bruxelles dice che non è necessario, perché davanti alle frodi un’etichetta non basta a garantire alcunché. Parte dell’Europarlamento europeo chiede invece di identificare l’origine geografica anche dei prodotti lavorati. Borg ha detto di aver commissionato un rapporto costi-opportunità. In autunno stabilirà il da farsi.
Chi è contro la specifica della provenienza?
I Paesi trasformatori e quelli che hanno una grande industria, come la Germania. Sanno bene che scrivere «made in Italy» è un valore aggiunto che loro non possono permettersi. Per questo spingono sul marchio Ue che abbassa l’asticella dell’accesso ai palati europei.
Dalla fattoria alla forchetta vuol dire che ha impatto anche sulla frutta e sulla verdura?
Il valore annuale delle colture nell’Unione europea supera i 200 miliardi. L’agricoltura, le foreste ed il patrimonio naturale sono minacciate da parassiti e malattie delle piante. La presenza di nuove specie nocive è aumentata in seguito alla globalizzazione del commercio ed al cambiamento del clima. La nuova proposta impone maggiore attenzione ai flussi commerciali ad alto rischio provenienti da Paesi terzi e un miglioramento della tracciabilità del materiale vegetale nel mercato interno.
Che cosa succede in caso di epidemia?
Sono previsti meccanismi più efficaci di sorveglianza e di eradicazione precoce dei focolai di nuove specie di parassiti. E, se va male, c’è una compensazione economica per i coltivatori.
Cosa si fa per le sementi?
È un settore importante, per l’Europa. Il 60% del valore mondiale delle esportazioni di sementi proviene dall’UE. La normativa prevede regole più semplici e flessibili per la commercializzazione delle sementi e di altro materiale riproduttivo vegetale, con l’obiettivo di garantire la produttività, l’adattabilità e la diversità della produzione vegetale e forestale europea e di agevolarne gli scambi commerciali. Vale per le produzioni industriali, non per i giardini privati. Un sollievo per chi coltiva fiori.
Quando avremo le nuove regole?
Il pacchetto normativo della Commissione passa ora al Parlamento e al Consiglio (l’organo in cui siedono i governi nazionali). Allo stadio attuale si può prevedere che possa entrare in vigore nel 2016.