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 2013  maggio 05 Domenica calendario

LA GUERRA DEGLI ULTIMI VERDI

Verdi non si fidava dei giornalisti. Categoria: “Rozza, perfida e sempre cialtrona che non può lasciare in pace la gente neppure quando viene sepolta in un deserto”. Brontolii con Cesare De Santis, amico napoletano, a proposito del gossip di un giornale di Milano. Spettegolava sugli abbandoni segreti: il suo portafoglio ripescato sotto il divano della camera d’albergo di Teresa Stoltz, cantante boema alla quale scriveva lettere di “baci, solitudine e passione” dopo aver trascorso con lei “ore deliziose, ma troppo brevi”.
Quel suo “deserto” doveva essere la villa di Sant’Agata, il parco che considerava fuori dal mondo. Lo aveva disegnato per trasformare la campagna in un giardino quasi segreto seguendo i lavori con l’attenzione ossessiva di un padrone che non si fida di nessuno. Sorride sul “nuovo impegno del maestro” Giuseppina Strepponi, seconda moglie: lettera alla contessa Maffei. Nel suo salotto milanese avevano incontrato Alessandro Manzoni. Verdi diffidava degli eredi: “Che brutta razza”. Non dell’unica erede, la figlia adottiva, Maria Filomena nata nella casa di un cugino contadino, ragazza di campagna che il maestro fa studiare al Collegio delle Signorine di Torino, capitale dell’Italia di Cavour. Verdi ne è deputato, poi senatore. La sposa al figlio del suo notaio Carrara e nel testamento le fa obbligo di “conservare il giardino e la casa nello stato in cui si trova” e mantenere così come sono “i prati attorno”. Era il 27 maggio 1900. Un secolo e 13 anni dopo, i giornalisti cialtroni tornano a Sant’Agata in fila fra la folla dei turisti mai così numerosi. Ogni teatro si prepara a ricordare i 200 anni della nascita di un autore tra i più rappresentati nel mondo. E i curiosi si incantano sui tasti ingialliti del pianoforte dal quale il maestro ha creato romanze che nei secoli incantano le platee.
LA STANZA da letto della Strepponi ha il baldacchino di una signora appartata. La biblioteca raccoglie spartiti che valgono tesori. L’Istituto di Studi Verdiani ne ha solo fotocopie. Una lettera di poche righe che Verdi scrive a Toscanini battuta a Soteby’s 350 mila euro. Visitare le quattro stanze costa 7 euro. Viandanti privilegiati possono aprire ogni porta. Privilegiati perché la villa non è un museo, ma la casa dove abita Angiolo Carrara Verdi, discendente del maestro. Un bambino scala col triciclo il ponte che taglia il laghetto. I giornalisti lo attraversano con altri pensieri, melodramma nel cuore del melodramma. Chi è il proprietario di Sant’Agata? Per tradizione il maschio primogenito, in questo caso solo maschio con tre sorelle. Ma la tradizione e la legge che regola i testamenti non vanno d’accordo e non si trova il testamento del notaio Alberto Carrara Verdi padre. Possibile che un notaio non abbia regolato la successione? Gabriella, sorella e zia dei quattro non più ragazzi, giura di averlo avuto fra le mani. Testimonianza di una vecchia signora dalla memoria che divaga in una casa di riposo. E lo scontro si accende. Gabriella ha dedicato la vita al monumento del bisnonno. Lo testimoniano i biografi stranieri ospitati a Sant’Agata per sfogliare lettere e raccogliere notizie sconosciute. Entusiasmo per Gabriella di Mary Matz, nel suo mini appartamento di New York: “Non ho mai trovato una dedizione bene informata come la memoria della signora”. Devozione che interessi contrapposti disconoscono nelle gelosie. Richiami alle passioni del melodramma. Riepilogando: da una parte l’inquilino provvisorio di Sant’Agata, Angiolo Carrara Verdi. Rompe la tradizione notarile della famiglia, impiegato nell’azienda del padre della bella signora che ha sposato: magazzino di sanitari. Dall’altra, tre sorelle. Chiedono la vendita della villa, torta da dividere in quattro parti. Ma invidie e insidie complicano il melodramma. Due partiti alzano barricate. Si dice Angiolo e Mercedes contro Ludovica ed Emanuela. Il tenore è sicuro. Si può discutere su soprano e mezzo soprano. Dramma che diventa pubblico con la morte della madre, Rosanna Malinverni. Due annunci funebri, due funerali in giorni diversi riuniti in un solo rito dalla mediazione addolorata degli amici. Ma i fuochi non si spengono. Emanuela va a Sant’Agata per abbracciare la zia Gabriella quando ancora abitava lì.
IL FRATELLO la considera violazione di domicilio. Maniere forti, Emanuela all’ospedale: Angiolo condannato per lesioni personali. Adesso il tribunale deve decidere prima del 10 ottobre, duecentesimo anniversario della nascita di Verdi, mentre sta per arrivare un milione di euro dallo Stato per rimettere a posto casa, archivio e giardino.
Andare all’asta o dar ragione al trisnipote inquilino? La vendita è in agguato. Prelazione dello stato dalle casse quasi vuote, interesse delle regioni: la gloria dell’ Italia musicale non può compiacere gli appetiti dei magnati russi che comprano tutto o dei giapponesi adoranti. Solo voci, ma Busseto e l’Italia cominciano a tremare. Nel testamento del maestro anche due piccoli poderi lasciati a Maria Filomena. Tre proprietà al Monte di Pietà di Busseto. Il Verdi padrone cuore tenero e benefattore dal cuore generoso ha lasciato le altre campagne all’ospedale di Villanova d’Arda. Coi suoi diritti d’autore è nata la Casa di Riposo per artisti di Milano. A proposito delle proprietà terriere: Cesare Lombroso le ha visitate per scrivere un saggio sulla pazzia dovuta alla pellagra, denutrizione che avvilisce la ragione. Assicura di attraversare “il più disperato laboratorio d’Europa”. Verdi padrone crudele? Non è così. Verdi padrone con le regole crudeli degli altri. La scelta di caricare ogni orribile colpa al maestro illuminato, Lombroso l’ha fatta col fiuto dello studioso che cerca attenzione. Vanità, pubblicità, cose così. E noi giornalisti “vil razza dannata” continuiamo a inseguire memoria e tribunali.