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 2013  maggio 07 Martedì calendario

UNA DATA PER RANE O AQUILONI COSÌ ALLE “GIORNATE SPECIALI” NON BASTA PIÙ IL CALENDARIO

ROMA — Le rane hanno festeggiato ad aprile, gli Ufo devono aspettare il 2 luglio. Il gatto ha già dato, mentre a giugno c’è l’appuntamento contro le carrozze trainate da cavalli. Dimenticate i santi o le fasi lunari, oggi il calendario si fa con le “giornate speciali”. Ce n’è per
tutti i gusti, tra giornate mondiali e nazionali: il conto si ferma a 235 se si dà retta solo alle organizzazioni
pubbliche italiane o internazionali. Ma se ci si affida anche alla creatività di associazioni, collettivi, ong e fondazioni il numero delle giornate speciali supera quello dei giorni dell’anno.
Un’inflazione di appuntamenti, che spinge l’Unesco ha chiedere una “moratoria”.
A fare di ogni giorno un evento speciale sono una pletora di enti. Si parte da quelli internazionali, come Onu, Unesco e Unione europea. Qualche esempio? Il 21 marzo è la giornata mondiale della poesia, il 3 maggio invece si difende la libertà di stampa. Si passa poi alle giornate nazionali, indette dal governo italiano o da singoli ministeri, come il 7 gennaio giorno in cui si celebra la bandiera o il 27 marzo dedicato al teatro.
Prolifico anche il Vaticano, che festeggia per esempio la giornata mondiale delle vocazioni, ma anche quella dei cresimandi e cresimati. Si arriva infine alla galassia indistinta delle associazioni. Qui la fantasia non ha più limiti e i numeri sono da capogiro, con oltre 400 appuntamenti in un anno. I temi spaziano dalla gioiosa giornata dell’aquilone, a quelli più duri e dedicati ai boicottaggi: dalla giornata per il boicottaggio della Coca Cola a quella dell’ostracismo dei prodotti agricoli israeliani.
Il rischio è evidente: l’inflazione delle giornate speciali toglie senso alle varie iniziative e così appuntamenti seri (su temi centrali riguardanti salute, diritti umani e memoria storica) rischiano di annegare nel mare indistinto delle mille celebrazioni. Così come le giornate dedicate alle varie raccolte fondi, che si moltiplicano anno dopo anno. Basta pensare agli ingorghi, giorni cioè in cui si litigano il posto più appuntamenti: come il 21 marzo, data in cui qualcuno scende in piazza contro le discriminazioni razziali, mentre altri celebrano i poeti e le loro opere.
Anche la diversità linguistica ha il suo giorno fissato dall’Unesco: è il 21 febbraio. Ma a che serve? «Queste giornate sono un contenitore vuoto utile solo a giustificare una comunicazione su quel determinato tema — sostiene Edoardo Lombardi Vallauri, docente di linguistica all’università di Roma Tre — è come quando si organizza una conferenza e si mandano cinquemila inviti, già sapendo che alla fine verranno solo amici e parenti. Perché allora facciamo quella conferenza? Appunto per avere una scusa per mandare avvisi e inviti. Il problema — prosegue Vallauri — è quando le conferenze, o le giornate mondiali, diventano centinaia. Chi riceve avvisi o sollecitazioni tutti i giorni alla fine non li sente più. È come mitridatizzato: il “veleno” non gli fa più effetto». Se non bastassero poi i giorni, non manca chi indice anche gli anni speciali e così il conto aumenta. Il 2013 si prospetta già un anno ricco di impegni e di iniziative che coinvolgeranno la società civile,
in tutto il mondo: le Nazioni Unite hanno infatti proclamato il 2013 anno internazionale della quinoa, una pianta originaria delle Ande, ma anche anno internazionale della cooperazione nel settore idrico. E guardando indietro, il 2008 è stato addirittura appaltato a tre diversi eventi internazionali: è stato infatti l’anno della patata, dell’igiene e delle lingue. Non c’era certo da annoiarsi.
Un moltiplicarsi di eventi, questo, che non manca di produrre effetti collaterali ironici. Basta andare a guardare le pagine dedicate alle giornate mondiali sui vari social network: ognuno indice il suo giorno speciale. Un esempio? “Alberto de Lupis” proclama su twitter la “Giornata mondiale delle assistenti di maghi col numero della donna segata”, mentre “Asino morto” gli risponde cinguettando che «oggi è la Giornata mondiale del dubbio. O almeno credo».