Giuliano Vigini, Libero 4/5/2013, 4 maggio 2013
LA COLLANA A 0,99 ALL’INSEGUIMENTO DELLA LEGGENDA BUR
Di questi tempi, per lanciare una collana di libri a 0,99 euro un po’ di coraggio bisogna averlo ed è quanto, da marzo, dimostra la casa editrice Newton Compton con la collana “Live”. Per quanto non nuova a questi colpi di scena come nel passato e come, con quasi 600 titoli a 9,90, nel presente -, la sfida attuale di Newton Compton è di quelle che, almeno per qualche tempo, possono anche scombussolare il mercato: perché offrire 128 pagine di classici e ristampe di bestseller contemporanei del proprio catalogo a un prezzo così irrisorio provoca certamente una scossa. Nelle politiche editoriali, nelle scelte distributive, nelle politiche della libreria, nell’interesse o nella curiosità dei lettori, non solo di giovani squattrinati, ma anche di clienti economicamente più solidi («tanto, per un euro...»). Va da sé che, per non rimetterci le penne, di ogni titolo bisogna venderne almeno 110120.000 copie (il che è possibile) e soprattutto bisogna contare sul fatto che il trend positivo continui a lungo con i libri che verranno, dopo lo shock emotivo del primo impatto sul mercato.
Nella storia editoriale, questi fenomeni per colpi di genio o per necessità dei tempi, o per entrambi i motivi ci sono sempre stati. Senza risalire a secoli fa, basterebbe ricordare che nell’Italia del dopoguerra la pubblicazione della Bur (1949) è stata una sorta di “rivoluzione”, nel senso di un mutamento improvviso e radicale di prospettiva, per effetto del
quale niente, in quell’ambito, è stato come prima. La Bur era rivoluzionaria perché non era semplicemente una collana nuova (...): era un grande progetto culturale ed editoriale (...) che spalancava un mondo nuovo dando a tutti la possibilità di accedervi.
Certo, la Reclam, con la sua “Universal-Bibliothek”, aveva fatto in Germania, fin dal 1867, quello che la Bur avrebbe realizzato ottantadue anni dopo, largamente ispirandosi proprio a quel modello di tascabile e adottandone, per il prezzo di vendita, la stessa struttura modulare (50 lire per ogni 100 pagine). Così come la Penguin Books in Gran Bretagna e i Pocket Books negli Stati Uniti avevano già dato, nella seconda metà degli anni Trenta, nuova fisionomia e impulso al tascabile, inaugurando un altro importante capitolo della sua storia. Ma tutto questo non sminuiva la portata del progetto della Bur: la costituzione anche in Italia di una grande biblioteca della letteratura classica di tutti i tempi e di tutti i Paesi, a basso prezzo, in edizioni di qualità, integrali nel testo e accurate nelle traduzioni. (...).
I primi anni Cinquanta si possono dunque definire la «stagione della grande semina», destinata a produrre abbondanti frutti, in Italia come nel resto d’Europa. (...). Con gli anni Sessanta si entrava in una fase nuova del tascabile. Le prime due collane che vedevano la luce erano la “Piccola Biblioteca Einaudi” (1960) e l’“Universale Laterza” (1964). Si rendeva così disponibile un vasto e qualificato campionario saggistico, molto utilizzato anche nelle università, che avrebbe contribuito alla formazione della classe intellettuale e arricchito il panorama della cultura italiana. Ma sarà il 1965 con gli “Oscar” l’anno della svolta. Con questa collana non solo entrava stabilmente in scena la grande letteratura straniera del Novecento, e gli “Oscar” venivano a svolgere nei confronti degli scrittori contemporanei lo stesso ruolo avuto dalla Bur nei confronti degli autori classici. Ma si affermava anche un’idea di tascabile che portava nel panorama italiano elementi di rottura e innovazione dal punto di vista editoriale e strategico. (...).
Sulla scia del successo degli “Oscar”, tra il 1965 e il 1966 scendevano in campo numerosi editori, con collane che spaziavano in diversi ambiti, anche se la fiction restava largamente dominante. Fra le più importanti di quelle collane vanno almeno ricordati i “Garzanti per tutti”, i “Capolavori Sansoni”, i “David” Dall’Oglio, i “Pocket” Longanesi e la “Grande Universale Mursia”. Possiamo dire che erano stati due anni di autentica sbornia di tascabili, che avevano portato a un eccesso di offerta (spesso ripetitiva anche degli stessi titoli) e a una completa saturazione del mercato. Passeranno diversi anni prima che si instauri un nuovo equilibrio e si ristabiliscano le condizioni di un’effettiva crescita.
Gli anni Settanta e i primi anni Ottanta si possono infatti considerare per il tascabile un tempo nuovo di maturazione e ripensamento: venivano lanciate importanti collane come, nel 1970, gli “Struzzi” Einaudi e, nel 1973, la “Piccola Biblioteca Adelphi” e i “Grandi libri Garzanti”; si facevano i primi tentativi di inserire direttamente in tascabile opere nuove (fece scalpore nel 1974 il caso della Storia di Elsa Morante proposta negli “Struzzi” a 2.000 lire); si avviava un grande processo di rifondazione e ristrutturazione delle collane esistenti: a cominciare proprio dalla Bur, chiusa nel 1972 e rilanciata nel 1974, per finire con gli “Oscar”, anch’essi completamente ridisegnati tra il 1983 e il 1984. (...).
Non esisteva più, in sostanza, un unico grande contenitore narrativo o saggistico, ma una pluralità di contenitori, per diverse tipologie di lettura o di studio. Anche questo processo di rinnovamento è stato, a ben guardare, una rivoluzione nella storia del tascabile. (...).
Un’ulteriore potente scossa (...) veniva dai “Millelire” di Stampa alternativa e di Newton Compton (1992) e, qualche anno dopo (1995), dai “Miti” mondadoriani. (...) Avveniva infatti, specialmente tra il 1994 e il 1995, quel processo di evoluzione del settore che già in altra circostanza ho chiamato la “tascabilizzazione” dell’editoria: vale a dire, non solo il varo di vere e proprie collane tascabili, ma un generale slittamento verso libri più piccoli, agili e a prezzi decisamente più bassi, con un aumento significativo di copie, ma anche con una pesante diminuzione di fatturato in libreria, dovuta all’abbattimento del prezzo medio del venduto.
Ci sono state naturalmente, dagli anni Novanta in poi, varie importanti fasi di ripensamento, diversificazione e rinnovamento del tascabile-economico, ma l’impressione è che (...) non ci siano più state scosse altrettanto potenti. Ora si ricomincia?