Salvatore Garzillo, Libero 4/5/2013, 4 maggio 2013
FALSARI CASALINGHI
I falsari non vedevano l’ora. Dallo scorso 2 maggio è entrata in circolo la nuova banconota da 5 euro che lentamente prenderà il posto delle vecchie. Un’occasione da non perdere per i criminali del settore, che però dovranno fare i conti con nuovi sistemi di sicurezza: il ritratto della mitologica Europa nella filigrana e nell’ologramma, il numero verde smeraldo che cambia colore producendo l’effetto di una luce che si sposta in senso verticale, e ancora i trattini in rilievo sui margini destro e sinistro. Interventi notevoli ma non sufficienti per stare tranquilli, come spiegano Gaspare Pez e Loredana Fersini, esperti di falso della Scientifica di Milano. «Con un computer, una buona stampante e internet si possono anche stampare soldi. La tecnologia a basso costo ha facilitato l’improvvisarsi di falsari casalinghi. Può bastare qualche migliaio di euro, dipende dalla qualità che si vuole ottenere».
IL MATERIALE
Nell’investimento è compreso l’acquisto di inchiostri e carta, tutto materiale facilmente reperibile su Internet attraverso canali illegali. Per dire: per realizzare 20 euro accettabili basta una stampante professionale da centro commerciale. «Prima quello del falsario era un “mestiere” più artigianale, adesso buona parte del lavoro è affidato ai software. Questo non significa che ora siano più precisi, basti pensare che negli ultimi anni della lira si era arrivati a un livello di contraffazione delle 100mila lire impressionante».
Stando ai dati del XXIII Rapporto sulla falsificazione dell’euro reso noto dall’Ucamp (Ufficio Centrale Antifrode dei Mezzi di Pagamento del Dipartimento del Tesoro), nel 2012 è stato registrato un calo della contraffazione rispetto al 2011, quantificabile intorno al 40%. Numeri che si basano sulle falsificazioni scoperte dalle forze dell’ordine: 78.764 i pezzi tra banconote e monete sequestrate o ritirate dalla circolazione, per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro, contro i 4,13 milioni del 2011 (-15%). Le più riprodotte sono le 20 euro (48,6% del totale), ma in generale si registra un calo del 19% di banconote rispetto all’anno precedente, anche a causa dei numerosi sequestri del 2011.
Il trend non è una novità. Si è passati dalle 272mila unità sequestrate del 2005, per un valore di 11,9 milioni di euro, alle circa 80 mila del 2012, per un valore di 3,5 milioni di euro. Il picco si è avuto nel 2008, con 322mila unità, per un valore di quasi 16 milioni di euro. Tuttavia, il fatto che l’anno scorso sia stato il più «povero» non assicura una diminuzione del fenomeno. È possibile, infatti, che la qualità dei falsi sia migliorata al punto da renderne più difficile l’individuazione.
In questo senso, gli esperti della Scientifica ci spiegano che «per il riconoscimento è fondamentale l’ologramma, che finora i falsari non sono riusciti a riprodurre in maniera eccellente. Dai 50 euro in su bisogna guardare il valore scritto con l’inchiostro otticamente variabile, mentre la parte in rilievo non è più garanzia perché è imitata; tra l’altro la calcografia può consumarsi naturalmente, quindi è possibile avere una banconota liscia ma vera. Altro elemento è il suono della carta».
FALSARI DOMESTICI
Con la crisi e la semplicità di produzione viene il dubbio che gli italiani possano aver iniziato a produrre euro in casa. «Abbiamo registrato un aumento di falsari “domestici” (dati milanesi, ndr), ma non sufficiente per parlare di emergenza». Comunque, chi volesse procurarsi banconote false può rivolgersi a una nuova «figura professionale», una sorta di rappresentante che le vende a commercianti disonesti, i quali poi le smerciano ai clienti. Dieci pezzi da 10 euro costerebbero 20 euro, che scendono a 15 nel caso si comprino due 50 euro. Il motivo è semplice: i tagli più grossi sono più controllati. Lo spacciatore di banconote guadagnerebbe il 15 per cento, mentre il resto i laboratori. In Campania parte del lavoro è affidato a fabbriche di vestiti cinesi, esperte di fibre e addette all’inserimento della finta striscia di sicurezza riprodotta con simil carta argentata. Un lavoro fatto a mano con le pinzette. Eppure di falsari cinesi, al momento, non si ha notizia.
I COSTI E LE PENE
Discorso a parte per i grandi sistemi criminali, che negli ultimi anni hanno investito negli euro falsi snobbando a tal punto i dollari da costringere il governo Usa a chiudere uffici specializzati nell’individuazione. Questo perché, tra Eurozona e Paesi collegati, la moneta unica interessa oltre 480 milioni di persone al giorno.
Ma quanto costa produrre soldi falsi? «Difficile calcolarlo, comunque pochissimo perché parliamo di carta e inchiostri non originali. Potrebbe essere il 5% del valore (per una banconota da 20 si spende 1 euro, ndr), dipende da tecniche e apparecchiature». Un affare d’oro. «Sì, però si rischiano da tre a dodici anni di carcere, e per chi rimette in circolo una banconota c’è la reclusione fino a sei mesi. Certo, brucia ammettere di aver perso dei soldi, ma se non si consegnano alle forze dell’ordine, allora si è complici».