Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 3/5/2013, 3 maggio 2013
«APERTI A TASSI NEGATIVI SUI DEPOSITI»
BRATISLAVA. Dal nostro inviato
La soluzione per la scarsità del credito alle piccole e medie imprese di molti Paesi europei, Italia compresa, resta tutta da definire, ma ieri il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha introdotto un nuovo elemento.
Dopo aver parlato di «avviare consultazioni con altre istituzioni europee» e di una task force già al lavoro insieme alla Banca europea per gli investimenti per far ripartire le cartolarizzazioni di prestiti alle imprese, Draghi ha affermato che la Bce ha «la mente aperta» alla possibile introduzione di tassi d’interesse negativi per i depositi delle banche presso l’istituto di Francoforte. Questo dovrebbe stimolare gli istituti, che a questo punto finirebbero per pagare la Bce per lasciarle in parcheggio la propria liquidità (il tasso attualmente è zero), all’impiego dei fondi. Alla chiusura di martedì, i depositi delle banche all’Eurotower erano di 109 miliardi di euro.
Le parole di Draghi, il quale ha parlato di «conseguenze indesiderate» del tasso negativo sui depositi, conseguenze che la Bce però sarebbe pronta ad affrontare una volta presa la decisione, sono apparse più possibiliste che in precedenti occasioni. Il presidente della Bce ha anche detto che la banca è «tecnicamente pronta».
La decisione è stata adottata nel recente passato in Danimarca e in Svizzera, ma molti osservatori di mercato sono scettici sul fatto che possa funzionare per un’area monetaria più grande ed eterogenea come l’eurozona. Le banche potrebbero a quel punto decidere di trattenere la liquidità nelle proprie casse, oppure di continuare a parcheggiarla alla Bce, rifacendosi del tasso che pagano all’Eurotower alzando i tassi per i prestiti alla clientela. Questo è quello che è accaduto in Danimarca.
Secondo alcuni commenti di mercato, tuttavia, il principale effetto di stimolo dei tassi negativi sui depositi potrebbe essere non sulla disponibilità di credito, ma sul cambio, provocando una svalutazione dell’euro. Non a caso, quando ieri Draghi ne ha parlato, la moneta unica è scesa nettamente sui mercati.
Il presidente della Bce ha però anche citato esplicitamente per la prima volta uno strumento per rilanciare il credito, cioè la riattivazione del mercato delle cartolarizzazioni (asset-backed securities, o Abs), formate da prestiti alle imprese. Si tratta di un problema tecnicamente complesso anche per la difficoltà a standardizzare i presiti, ha ripetuto, e che deve vedere il coinvolgimento di altri attori. Draghi ha detto che al momento questo mercato «è morto, e lo è da tempo» e ha parlato anche di impedimenti di origine regolamentare (il consigliere della Bce, Yves Mersch, in un’intervista al Sole 24 Ore aveva citato i pesanti requisiti patrimoniali per queste operazioni). Le Abs potrebbero aiutare ad alleggerire i bilanci delle banche, che a questo punto sarebbero più disponibili a nuovi impieghi. Non è chiaro in che forma dovrebbe intervenire la Bei (e altri attori nazionali, come la Cassa depositi e prestiti): se per garantire parte delle operazioni, o acquistarle, e se la Bce sarebbe disposta ad acquisti diretti di Abs. Draghi ha preferito restare vago, come non è chiaro quali siano i tempi di un annuncio su questo punto. Nelle scorse settimane a Washington, in conferenza stampa con Draghi, il commissario europeo Olli Rehn aveva parlato di una proposta nel giro di settimane, Draghi è sembrato più cauto.
LA BCE PRONTA A TAGLIARE ANCORA –
BRATISLAVA. Dal nostro inviato
La recessione dell’Eurozona e la brusca frenata dell’inflazione hanno indotto la Banca centrale europea a tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base, al minimo storico di 0,50%, e il presidente Mario Draghi non ha escluso ulteriori ribassi, nel caso di ulteriore peggioramento delle condizioni macroeconomiche, e neppure un’eventuale riduzione in territorio negativo del tasso che la Bce paga sui depositi delle banche presso l’Eurotower (vedi articolo a pagina 2).
La Bce, che ha tagliato anche il tasso marginale, al quale presta alle banche overnight, dall’1,5 all’1%, ha esteso inoltre fino a metà del 2014 la concessione di finanziamenti illimitati a tasso fisso alle banche. «La mancanza di liquidità non può essere la scusa per non fare prestiti», ha detto Draghi, citando però fra le principali ragioni della scarsità di credito l’avversione al rischio, in una situazione in cui le sofferenze bancarie sono in forte aumento. La combinazione del taglio dei tassi e dell’offerta di liquidità alle banche avrà, secondo Draghi, un effetto espansivo. La politica monetaria resterà «accomodante per tutto il tempo necessario», una frase che il governatore ha ripetuto ormai in diverse occasioni.
Nell’ultimo mese, le cose nell’Eurozona sono andate molto peggio di come la Bce aveva previsto, ed è probabile che a giugno le stime di crescita e inflazione vengano riviste al ribasso. L’Eurotower continua comunque a indicare nella seconda metà del 2012 la data di arrivo della ripresa. Nel frattempo, però, l’economia ha dato segni di indebolimento anche in Germania. Nella sua dichiarazione iniziale alla conferenza stampa dopo il consiglio (che ieri, come avviene due volte l’anno, si è tenuto fuori Francoforte, a Bratislava), Draghi ha ricordato i cinque trimestri consecutivi di contrazione dell’economia dell’Eurozona, che si è estesa alla primavera, e la debolezza del mercato del lavoro, un eufemismo per una regione in cui la disoccupazione ha superato il 12% della forza lavoro.
Il Consiglio della Bce ha così deciso di tagliare i tassi, com’era previsto, ma si è spaccato in tre: una piccola minoranza (presumibilmente composta da Finlandia e Germania) voleva lasciare i tassi invariati, nonostante il deterioramento dell’economia e il crollo dell’inflazione dall’1,7% di marzo all’1,2% di aprile (in parte dovuto al calo dei prezzi dell’energia), ben lontana dall’obiettivo di stare «sotto, ma vicino al 2%». Una vasta maggioranza dei 23 consiglieri ha votato per il ribasso, e fra questi qualcuno chiedeva un taglio di 50 punti base. Draghi ha anche affermato che la Bce continuerà a monitorare i dati ed è «pronta ad agire» se necessario, la stessa frase usata il mese scorso e che quindi lascia aperta l’opzione di un nuovo taglio, anche se per ora appare tutt’altro che prossima.
Il banchiere centrale italiano ha confessato la propria «frustrazione» per il fatto che le azioni della Bce, soprattutto le operazioni di rifinanziamento a lungo termine della banche (Ltro) e l’annuncio dell’Omt (il piano, ancora inattuato, di acquisto del debito dei Paesi in difficoltà), abbiano avuto effetti benefici sui mercati finanziari, ma non si siano trasmessi all’economia reale. Draghi ha citato due elementi: l’effetto di contrazione prodotto dalla stretta di bilancio e la frammentazione dei mercati. Sul primo punto, ha insistito che i Paesi «non disfino i significativi progressi» realizzati nel risanamento dei conti, ma ha respinto l’accusa di essere l’ultimo difensore dell’austerità e sostenuto (il riferimento all’Italia è trasparente) che, se sotto la pressione dell’emergenza molte manovre sono state fatte a colpi di aumenti di tasse, ora vanno ribilanciate con tagli alla spesa pubblica che consentano tagli alle imposte, oltre che inserite in un quadro chiaro e dettagliato per il medio termine e compensate con riforme strutturali che aiutino a rilanciare competitività e crescita.
La frammentazione dei mercati è migliorata, ha detto Draghi, ed è anche per questo che la Bce ha tagliato i tassi, fiduciosa che l’intervento possa avere più effetto di quanto non avrebbe avuto in passato, ma non è risolta. E ha citato il caso paradossale di una banca (presumibilmente Unicredit) che ha emesso obbligazioni a Monaco di Baviera e a Milano, dovendo pagare per le seconde un rendimento di 250 punti base più alto. Per ridurre questa frammentazione, il capo della Bce ha ancora una volta fatto appello alla rapida realizzazione dell’unione bancaria, che però a livello europeo sta incontrando crescenti resistenze, soprattutto da parte tedesca.