Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 04 Sabato calendario

BENVENUTI NEI CLUB DEL PERFETTO GENTILUOMO

Non solo vela, golf, partite a carte. Il gentiluomo moderno si ispira ancora al modello inglese ma ha perso un po’ del suo “machismo” e al termine “business”preferisce la parola “networking”, al posto di un quotidiano sfoglia più spesso l’iPad. A rimanere intatti, il fascino dell’esclusività e il senso di appartenza. Da Londra a New York, da Parigi a Mosca, gli inner circle
dove impera l’etichetta e il cosiddetto “capitalismo di relazioni” non passano mai di moda. Nella Grande Mela, il Metropolitan rimane il circolo più prestigioso. Fondato da John Pierpont Morgan nel 1861 (recte: 1891), ha visto tra i soci anche i presidenti Reagan, Nixon e Ford. Tra gli storici, “The Knick” ovvero il Knickerbocker Club e l’Union che, nato nel 1836, vanta di essere il primo circolo per gentlemen di New York. Lo Yale Clubè invece il più grande e conta oltre 11 mila soci nel mondo.
A Parigi, le élite si incontrano al Jockey Club o al Cercle de l’Union Interalliée, a Madridal Real Gran Penao
al Casino de Madrid.
E in Italia?
I club riconosciuti dall’Unione Circoli Italiani (U.C.I.) sono diciotto. Tra i più tradizionali, il Nuovo Circolo degli Scacchi e il Circolo della Caccia a Roma, la Società del Giardino e il Clubino a Milano, il Whist a Torino, il
Circolo Nazionale dell’Unione a Napoli. Essere accettati non è facile, specie nei salotti dell’aristocrazia, oasi di eleganza e fairplay. La quota di iscrizione varia dai duemila ai seimila euro, più una cifra annuale che in media s’aggira sui duemila euro. Ogni circolo ha le sue regole ed è necessario farsi presentare, in genere da tre soci, ma senza alcuna garanzia di venire ammessi. In alcuni, le iscrizioni sono addirittura bloccate. A Roma, per esempio, per iscriversi al Circolo della Caccia, dal 1922 al piano nobile del seicentesco Palazzo Borghese, sono indispensabili quattro quarti di nobiltà nelle vene ed è necessario sottoporsi al tradizionale rito delle palle bianche e nere. Le prime indicano i pareri favorevoli, le seconde i contrari. Ma ha ancora senso oggi per un giovane far parte di un club? «Certo — spiega Agostino Caracciolo di Torchiarolo, presidente del Circolo Nazionale dell’Unione di Napoli, fondato nel 1861 da Carlo Poerio e situato nei saloni di Palazzo Reale (nei Saloni si trasferisce nel 1863 - ndr) — specie se intende contribuire allo sviluppo della società. Qui non si viene per fare affari o fare sport. Il nostro è un pensatoio d’élite, un luogo di confronto e formazione critica, dunque benvengano i giovani a dare nuova linfa al circolo. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgerli fin da ragazzini assieme ai genitori, educandoli al rispetto dei valori e dei principi che animano il club. Si nasce gentiluomini per indole ma i sani principi vanno coltivati nel tempo con buoni
esempi».
Londra, nel frattempo, si apre ai “nuovi” club per i professionisti dell’arte e dello show-business. Accanto agli storici White’s (il preferito dal principe Carlo, fondato nel 1963 dal veronese Francesco Bianco),
The Carlton Club (il più conservatore), e
Athenaeum (frequentato da Primi Ministri e teste coronate), si fanno strada i club per le nuove generazioni. Tra questi, il più amato da Mick Jagger e Kate Moss, 5 Hertford Street di Robin Birley in Mayfair. Dalle atmosfere sontuose, ha due ristoranti, un night club, tre bar e un cinema. Grande rilancio anche per il circolo preferito da Charles Dickens e Rodin,
The Arts Club.
Fondato nel 1863 e rinnovato nel 2011, rimane il punto fermo per gli amanti dell’arte e della letteratura. Il Club, con interni firmati da David D’Almada, è curato dall’art advisor Amelie von Wedel e vanta una collezione permamente con opere di Tomas Saraceno, John Baldessari and John Stezakar. Tra i membri dell’advisory board anche Gwyneth Paltrow. Nuovi circoli, infine, a
Hong Kong, Pechino e Singapore; i China Club di Sir David Tang, padre del marchio della moda cinese Shanghai Tan, per diplomatici e uomini d’affari. Rette fino ai 5.500 euro più quota annuale.