Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 04 Sabato calendario

NADA “GRAZIE AI LIBRI LA MIA VITA UN ROMANZO”

Non è casuale che Nada, voce versatile della canzone leggera italiana e anche scrittrice talentuosa, parli dei suoi libri come se appartenessero a lei e a nessun altro, come se fossero sangue del suo sangue. «Quando ho dovuto affrontare un trasloco — ricorda l’interprete di successi intramontabili quali Il cuore è uno zingaro, Amore disperato e Che male fa la gelosia — per un certo periodo non ho avuto i libri con me. Stavo impazzendo. Sono tanti, i miei libri. Ci sono quelli che ho letto e molti da consultazione, e quelli che devo ancora leggere. Mi piace averli vicini sempre.
Nella mia libreria, tanto per cominciare, non ci devo andare, ci sono in mezzo costantemente, e per fortuna i libri sono a portata di mano e questo mi lascia la possibilità di prendere ogni volta quello che al momento mi ispira, magari soltanto perché la copertina o il titolo stuzzica la mia curiosità».
La voglia di leggerli tutti non l’ha ancora persa. «Ma non ce la farò mai — confessa quasi rassegnata — è un’impresa più grande di me. In parte è per colpa di una strana cosa che mi succede, ne ho parlato anche con alcuni amici scrittori: dimentico le storie e i libri che ho letto, è come se scivolassero via da qualche parte e venissero rimosse dalla memoria per sedimentare altrove. A volte certi libri bisogna per forza rileggerli, si perdono proprio.
di Dostoevskij, ad esempio, l’ho riletto dopo molti anni e ne ho ricavato un piacere nuovo, differente, rispetto alla prima volta. Di recente invece ho ripreso tra le mani un libro bellissimo, di Heinrich Böll, dove ho ritrovato delle stupende metafore dissacranti sulla vita e sull’amore».
Starebbe delle ore, Nada, a parlare dei suoi libri. Forse la musica potrebbe ingelosirsi? «Non c’è questo pericolo, musica e letteratura si assomigliano troppo per entrare in conflitto. Grazie a un romanzo o a una canzone puoi proiettarti dentro un mondo, puoi vivere una dimensione che non è tua, ma che ti svela dei lati nascosti anche della tua persona. E poi leggere è un’esperienza fondamentale per la crescita interiore come lo è ascoltare buona musica o vedere un bel film. Piuttosto mi chiedo spesso a che cosa servano le canzoni, in fondo sono presenze marginali nella vita delle persone, ma alla fine riconosco che sono come semi piantati nel terreno. Piccole cose da cui possono nascerne altre più grandi. Lo stesso vale per i romanzi. Ti seguono nelle esperienze che fai, ti accompagnano».
Quali le sono stati più fedeli? «Sicuramente tutti quelli di Gabriel García Márquez, amo molto la letteratura sudamericana e i suoi colori, e poi Alla ricerca del tempo perduto di Proust, ma anche Il gioco delle perle di vetro
di Hermann Hesse, Pastorale americana di Roth, L’opera al nero della Yourcenar, ancora Dostoevskij, Umiliati e offesi, o Finzioni di Borges. Naturalmente potrei andare avanti ancora a lungo».
Bisogna invece tornare indietro, all’infanzia di Nada, per risalire alla fonte di questa passione che nel tempo è diventata straripante. «Provengo da una famiglia contadina, i miei non avevano studiato e quindi non ho mai avuto libri intorno da piccola. Ho iniziato a leggere spinta proprio dal desiderio di uscire da un ambiente che sentivo stretto. Ricordo che a Gabbro, la frazione di Rosignano Marittimo dove sono cresciuta, il parroco del paese gestiva una piccola biblioteca in cui passavo molto tempo immersa nella lettura».
Una scorta di righe fitte di parole che le sarebbe servita ancora più avanti, in età adolescenziale. Bisogna immaginarsela questa bellissima ragazza, anche molto timida, che debutta a Sanremo a soli quindici anni e che viene travolta da un successo destabilizzante. «I libri sono stati un’ancora di salvezza per me in quegli anni — ricorda adesso Nada con un filo di commozione nella voce — mi trovavo magari in camerino prima di un concerto, un po’ spersa, specie quando c’era qualcosa che non funzionava o qualche problema da risolvere, e il libro diventava il mio rifugio. Mi calavo nella lettura e riprendevo il contatto con una dimensione più reale. Certe situazioni mi mettevano a disagio, non le capivo, e i libri mi rasserenavano».
Sarebbe stato diverso, secondo lei, se avesse avuto fra le mani un e-book? «Non so, forse per la praticità. Schiacci e leggi, tutto è comodo, ma poi il contatto vero con la pagina è un’altra cosa. Otto libri nel borsone quando vai in vacanza pesano, però si fa, l’ho sempre fatto».
Con una carriera alle spalle segnata da decine di album e raccolte, oltre alle tante pregiate collaborazioni fra gli altri con Piero Ciampi, Adriano Celentano e Franco Battiato, Nada negli ultimi dieci anni ha oltrepassato la linea ed è diventa anche scrittrice, pubblicando tre romanzi a sfondo autobiografico: Le mie madri e Il mio cuore umano per Fazi Editore, e l’ultimo La grande casa per Bompiani. «Provo un certo pudore a parlarne, è nato tutto dall’incontro con una persona che mi ha spinto a scrivere. Poi ho proseguito da sola per la mia strada. E ancora oggi, quando scrivo canzoni o lavoro su un romanzo sono sempre da sola».