Carla Bardelli, Vanity Fair 1/5/2013, 1 maggio 2013
Jane Birkin è convinta che tutti i «pigmalioni siano degli emmerdeur»: «Non consiglio a nessuna di cadere nella trappola della dipendenza da un uomo che ti vuole costruire, perché poi non riesci più a staccartelo dalla pelle»
Jane Birkin è convinta che tutti i «pigmalioni siano degli emmerdeur»: «Non consiglio a nessuna di cadere nella trappola della dipendenza da un uomo che ti vuole costruire, perché poi non riesci più a staccartelo dalla pelle». Il primo che incontrò in vita sua fu John Barry, autore delle musiche dei primi James Bond. Non ancora ventenne, si sentiva ancora molto timida e spegneva la luce ogni volta che ci faceva l’amore: mentre la Birkin desiderava avere un figlio, quello sognava di farla diventare una grande attrice. Spinta da lui, che le aveva promesso di sposarla, accettò di fare Blow-up di Antonioni. Appena ricevuta la promessa di matrimonio, insieme a sua madre andò dal medico di famiglia per sapere se poteva avere figli: «Il vecchio signore inglese, dopo avermi vista nuda, mi disse che era tutto a posto, ma mi consigliò di comprarmi un reggiseno imbottito, “per cercare di facilitare il compito al partner”. Insomma mi fece capire che non ero abbastanza sexy». Riuscì a sposarlo e ad avere la figlia Kate: «Ma non diventai una grande attrice e quindi mi lasciò». Con Serge Gainsbourg fu amore a prima vista: «Non gli bastava amarmi, voleva che tutta la Francia si innamorasse di me. La paura di deluderlo non mi faceva dormire la notte». La sottopose a una prova difficile quando le fece cantare Je t’aime... moi non plus: «Dopo lo scandalo iniziale neanche insieme l’abbiamo più cantata. Non ci riuscivamo. Una volta, a una serata di beneficenza a Londra, ci abbiamo provato e alla fine l’abbiamo fatta in playback: mi vergognavo troppo». La storia finì quando lui volle a tutti i costi scandalizzare di nuovo l’opinione pubblica scrivendo e cantando Lemon Incest, in cui dichiarava di amare la figlia Charlotte, avuta con la Birkin: «Non ne potevo più delle sue provocazioni». Lo lasciò per Jacques Doillon.