Piero Ostellino, Corriere della Sera 04/05/2013, 4 maggio 2013
DIFENDERE L’IMU NON E’ DI SINISTRA
Titolo di Repubblica: Imu, il ricatto di Berlusconi – «Via la tassa o cade il governo». Sarà che non sono proprietario di un’abitazione, sarà che, anche se lo fossi, non pagherei volentieri l’Imu, ho qualche difficoltà a immaginare che un italiano dotato di un minimo di senso comune, alla lettura di quel titolo, sbotti: «Toh, sai che ti dico? Io l’Imu la pago, e anche volentieri, alla faccia di quel ricattatore di Berlusconi». Sarà che non appartengo a nessuna delle due chiese in cui è divisa l’Italia — quella berlusconiana e quella antiberlusconiana — sarà anche che, da corrierista, ho magari un inconscio pregiudizio contro Repubblica, ma a me pare che il glorioso quotidiano progressista — immaginando che, invece di essere felici alla prospettiva di non pagarla, gli italiani convengano che chi la vuole abolire sia un mascalzone — tratti i suoi lettori da sprovveduti. Non me ne scandalizzo — affari loro — né mi scandalizza la faziosità del titolo; per me, la faziosità è, a suo modo, una manifestazione del pluralismo, e della libertà, di informazione.
Ma ciò non mi impedisce di pensare che — come direbbero i nostri (cartesiani) cugini francesi — il faut pas exagérer, quand même, «non bisogna, tuttavia, neppure esagerare», se no si oltrepassa il confine del senso comune e si sconfina nel ridicolo. Ammettiamo, allora, che la proposta di eliminare l’Imu non abbia la sufficiente copertura finanziaria e sia solo demagogica. Diamo per scontato che il Cavaliere sia così irresponsabile da non pensare alle conseguenze sulla finanza pubblica; insomma: che, per guadagnare il consenso dei milioni di italiani che la devono pagare, ci marci. Resta il fatto che — così come è legittima la faziosità di Repubblica in un regime di libertà — sia altrettanto legittimo, in un sistema democratico-parlamentare, che il partito che ne ha proposto l’abolizione e che, su tali basi, è entrato a far parte del governo, minacci di uscirne qualora non la si elimini.
Se ne assumerà la responsabilità e giudicheranno i suoi elettori e quelli degli altri partiti della coalizione, contrari ad abolirla, sulla base delle informazioni fornite loro (anche) da Repubblica….
Ciò detto, mi è ancora incomprensibile perché, a sinistra, si sia eletta l’Imu a «etica di Stato». Che cosa ci sia di progressista — sempre che il sostantivo voglia dire essere al servizio dell’Uomo — nell’opposizione ad abolire una tassa iniqua. D’accordo che la «lingua di legno» — la regola di stravolgere il significato della parole e chiamare democrazia la tirannia e solidarietà la povertà generale — è stato il lessico politico del (fallimentare) totalitarismo sovietico cui il Pci ha guardato a lungo come a un modello. Ma il Pd non è diventato post-comunista e Repubblica non si dichiara liberal? Forse, una realistica riflessione su ciò che significhi essere di sinistra nel mondo in cui viviamo e si debba intendere per progressismo sarebbe utile da parte sia della politica sia dei media. Ad evitare, almeno, lo sconfinamento nel ridicolo, se non nel sistematico inganno.
Piero Ostellino