Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 04 Sabato calendario

HITLER E IL MONDO ARABO PROPAGANDA NAZISTA IN PALESTINA

Tra i molteplici fiancheggiatori del regime nazista e antisemita spicca la figura di Hadj Amin El Husseini, nominato nel 1921 Gran Muftì di Gerusalemme e, secondo alcuni il più influente leader islamico, del Medio Oriente. Possiamo considerare El Husseini, oltre che padre del moderno fondamentalismo islamico, un corresponsabile dell’Olocausto?
Andrea Sillioni
a.sillioni@yahoo.it
Caro Sillioni, El Husseini fu la più importante personalità islamica della Palestina durante il mandato britannico, ma il Mufti, nelle società musulmane, è un giureconsulto, vale a dire un personaggio a mezza strada fra politica e religione. Non credo che possa essere considerato un padre del fondamentalismo islamico perché fu soprattutto un nazionalista palestinese, impegnato a contrastare con ogni mezzo la dichiarazione di Balfour (con cui la Gran Bretagna aveva promesso un «focolare» all’ebraismo europeo) e gli insediamenti sionisti nella Terra promessa.
Per meglio comprendere il suo ruolo nella Seconda guerra mondiale, vale la pena di ricordare che la Germania aveva da tempo un nutrito gruppo di arabisti e specialisti del Mondo Arabo (storici, archeologi, linguisti) a cui era stato affidato il compito di studiare un piano per la creazione nella Palestina mandataria di una quinta colonna filo-tedesca e anti-britannica. Ma come poteva essere persuasivo un regime che ostentava la superiorità razziale della propria gente e trattava quasi tutte le popolazioni extra-europee come una umanità inferiore?
Il ruolo di Amin El Husseini divenne, a questo punto, decisivo. Per il Gran Mufti di Gerusalemme chiunque fosse nemico degli inglesi era il più prezioso degli alleati. Ai tedeschi disse che il fascismo, il nazismo, le ideologie antidemocratiche e naturalmente l’antisemitismo corrispondevano alle tradizioni e alle esigenze politico-sociali del mondo arabo; agli arabi che i loro interessi e il loro futuro dipendevano dalla vittoria della Germania. Quando i tedeschi lanciarono una campagna di propaganda per dimostrare che fra nazismo e islamismo esistevano straordinarie affinità elettive, El Husseini si servì della sua autorità teologica per favorire la formazione di una divisione di SS bosniache e creò un «Istituto per l’Iman», destinato ad addestrare cappellani militari. Secondo uno storico americano, Jeffrey Herf, autore di un libro sulla Propaganda nazista per il mondo arabo (Edizione dell’Altana 2009), il comandante tedesco della divisione riferì a Berlino che militari e civili, in Bosnia, avevano cominciato «a vedere nel nostro Führer la missione di un secondo profeta». Fu persino necessario decidere se fosse opportuno individuare in Hitler il Mahdi, giunto in terra «per aiutare i fedeli a fare trionfare la giustizia». Ma venne ritenuto più opportuno promuoverlo al rango di Gesù (in arabo Isa) di cui il Corano predice il ritorno come di un cavaliere «che apparirà alla fine del mondo per sconfiggere i giganti e il re dei giudei».
Sergio Romano