Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 3/5/2013, 3 maggio 2013
IMMOBILI DA VENDERE GRILLI, SACCOMANNI E IL SOLITO FORTUNATO
Il decreto non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ma è pronto, firmato e timbrato dalla Corte dei Conti. Nasce la Sgr (società di gestione del risparmio) istituita nel 2012 dal governo Monti per valorizzare gli immobili pubblici attraendo capitali privati. E ne diventa presidente il potentissimo Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto del ministero dell’Economia dal 2001 al 2006 e poi ancora dal 2008 a oggi. Secondo Il Sole 24 Ore con questa mossa l’uscente Vittorio Grilli avrebbe voluto mettere in salvo Fortunato dallo spoil system, cioè dall’eventualità che il nuovo ministro Fabrizio Saccomanni non lo confermi sulla strategica poltrona da molti considerata più influente di quella dello stesso ministro. Ma per Saccomanni il problema principale non è solo non poter disporre della nomina in un ruolo chiave per la gestione dei conti pubblici. Numerose sono le incognite da risolvere intorno al tema della dismissione degli immobili pubblici, della quale si discute da almeno vent’anni senza apprezzabili risultati pratici.
IN TEORIA, secondo la relazione tecnica che ha accompagnato il decreto con cui il governo Monti ha istituito la Sgr, lo Stato dispone di un patrimonio immobiliare vendibile di valore compreso tra 239 e 319 miliardi. Dentro c’è di tutto: beni del Demanio statale, ma soprattutto immobili di proprietà di regioni, province e comuni, che secondo le stime più attendibili valgono da quattro a cinque volte quelli dello Stato centrale.
Nelle discussioni degli ultimi mesi è capitato assai spesso di sentire il partito degli ottimisti proiettato sull’idea che una massiccia dismissione di beni statali consentirebbe di dare una prima sensibile spallata al debito pubblico. Aggirandosi lo stock del debito statale sui 2 mila miliardi, la vendita in blocco dei 300 miliardi di immobili lo taglierebbe più o meno di un sesto. La realtà concreta è meno rosea. Nei decenni passati i vari tentativi (da Immobiliare Italia a Patrimonio spa, fino alle cosiddette cartolarizzazioni Scip1 e Scip2) hanno prodotto in tutto per lo Stato un beneficio finanziario di pochi miliardi di euro, non più delle dita delle mani. In questo caso le previsioni di Grilli hanno indicato l’obiettivo di far incassare allo Stato 15 miliardi all’anno. Da una parte si tratta di una cifra preziosa per i conti pubblici di questi anni magri, anche se poco rilevante ai fini dell’abbattimento del debito. Ma dall’altra parte anche l’obiettivo dei 15 miliardi appare problematico. A gestire operativamente la nuova società è stata chiamata Elisabetta Spitz, una delle massime competenze nel ramo dopo aver trascorso molti anni alla guida dell’Agenzia del Demanio. Risponderà a un consiglio d’amministrazione composto, oltre che da Fortunato, da Olga Cuccurullo, che già siede nel cda del Centro sperimentale di cinematografia, Antimo Prosperi, dirigente generale del Tesoro, e Federico Merola, ex direttore generale dell’Ance, la lobby dei costruttori.
IN REALTÀ la nuova società è da considerare propriamente una start up, da costruire e organizzare e da far crescere a partire da un nucleo iniziale non faraonico. Probabilmente non sarà pienamente operativa prima della fine di quest’anno. Per adesso il governo ha fatto piani concreti prudenti. All’inizio la società avrà in dotazione un pacchetto di 350 immobili, del valore stimato di 1,5 miliardi di euro. Ma soprattutto la vocazione iniziale non è per niente quella della massiccia dismissione di immobili, quanto quella della loro valorizzazione. E al centro dell’attenzione ci sono soprattutto gli immobili degli enti territoriali. In pratica il mandato della Sgr sarà quello di individuare nel patrimonio di regioni e comuni immobili, oggi abbandonati, da mettere a reddito, non necessariamente vendendoli. Oppure immobili (per esempio scuole, ospedali etc.) bisognosi di ristrutturazione, adeguamento, messa a norma e via dicendo.
La società di gestione del risparmio è, come dice la parola stessa, finalizzata alla raccolta di capitali, e per questo la sua operatività è subordinata ad autorizzazione della Banca d’Italia. Funzionerà costituendo dei fondi d’investimento immobiliari, che dovranno raccogliere capitali da investitori istituzionali, in primis gli enti previdenziali. I capitali dovranno essere utilizzati nelle operazioni immobiliari e debitamente remunerati. Operazione non semplice, più simile a a un faticoso artigianato che alla grande operazione finanziaria. Che poi la Sgr costituisca i fondi dove far affluire massicciamente gli immobili pubblici, da vendere poi poco alla volta massimizzando il prezzo, è una prospettiva per adesso solo teorica. Sulla quale dovrà lavorare Saccomanni, se la durata di questo governo gliene darà il tempo.