Concita De Gregorio, la Repubblica 3/5/3013, 3 maggio 2013
ROMA - Laura Boldrini, seduta alla sua scrivania di Presidente della Camera dei deputati, legge attentamente i messaggi che la sua giovane assistente Giovanna Pirrotta le porge
ROMA - Laura Boldrini, seduta alla sua scrivania di Presidente della Camera dei deputati, legge attentamente i messaggi che la sua giovane assistente Giovanna Pirrotta le porge. Sono minacce di morte, di stupro, di sodomia, di tortura. Accanto al testo spesso ci sono immagini. Fotomontaggi: il suo volto sorridente sul corpo di una donna violentata da un uomo di colore, il suo viso sul corpo di una donna sgozzata, il sangue che riempie un catino a terra. Centinaia di pagine stampate, migliaia di messaggi. A ciascuna minaccia corrisponde un nome e un cognome, un profilo Facebook, l’indirizzo di una pagina Internet. Le minacce - tutte a sfondo sessuale, promesse di morte violenta - si sono moltiplicate nel giro di due settimane con il tipico effetto valanga che la Rete produce: al principio erano una decina, qualche sito le ha riprese e rilanciate, i siti più grandi le hanno richiamate dai siti più piccoli con la tecnica consueta: dichiarare in premessa l’intenzione di denunciare l’aggressione col risultato, in effetti, di divulgarla ad un pubblico sempre più ampio. In principio, quasi all’indomani della sua nomina, aveva preso a circolare una foto che a questo punto della vicenda pare addirittura innocente: una donna nuda, in spiagga, indicata come Laura Boldrini e affiancata da commenti machisti. Poi le prime minacce, altre e altre ancora sempre più gravi fino ad arrivare alle ultime, pochi giorni fa: una donna sgozzata, uno stupro. Siti di destra, razzisti e xenofobi, pagine Facebook, di seguito l’effetto macchia d’olio, incontrollabile. Dunque cosa fare?, è l’intatto quesito che si ripropone ogni volta che ci si trova di fronte a messaggi, comunicati, rivendicazioni di una minoranza violenta. Dar loro visibilità e amplificarli, facendo il loro gioco, o tacere, subire, reagire sul piano della denuncia individuale senza offrire un più largo palcoscenico a quelle miserevoli gesta. "Io non ho paura", mormora la presidente della Camera mentre ascolta questa discussione, i suoi collaboratori attorno a lei. "Nel senso che certo, sì. Ho paura quando i fotografi inseguono mia figlia di 19 anni in motorino, ho paura che possa spaventarsi e avere un incidente, mi si gonfia in cuore. Ho paura quando si appostano sotto casa di mio fratello Enrico, il più piccolo dei miei fratelli, che soffre di una forma grave di autismo. Non capisco come possano farlo, e ho paura per lui. Ma non ho paura io, adesso, di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Sì, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del Paese che non possiamo ignorare: c’è e dobbiamo combatterla. Non posso denunciarli tutti individualmente: è un’arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al cospetto della Rete, quando arriva la minaccia è già altrove, moltiplicata per mille. E poi non è una questione che riguarda solo me. Ci sono due temi di cui dobbiamo parlare a viso aperto. Il primo è che quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l’aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Io dico: un’emergenza, in Italia. Perché le donne muoiono per mano degli uomini ogni giorno, ed è in fondo considerata sempre una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade è anche - non solo, ma anche - perché chi poteva farlo non ha mai sollevato con vigore il tema al livello più alto, quello istituzionale. Dunque facciamolo, finalmente". Sul tavolo della presidente le pagine in cui uomini con nome e cognome, dati a cui corrispondono persone reali, scrivono "ti devono linciare, puttana", "abiti a 30 chilometri da casa mia, giuro che vengo a trovarti", "ti ammanetto di chiudo in una stanza buia e ti uso come orinatoio, morirai affogata", "gli immigrati mettiteli nel letto, troia". Accanto alla foto della donna sgozzata: "Per i Boldrini in rete ecco l’Islam in azione". La seconda questione è se possibile ancora più delicata, riguarda i reati commessi via web. Ogni volta che si interviene a cancellare un messaggio, ad oscurare un sito - dice Roberto Natale, portavoce della Presidente - c’è una reazione fortissima della rete che invoca la libertà e parla di censura. Valentina Loiero, responsabile comunicazione: "Al principio abbiamo individuato un sito, di cui è titolare Antonio Mattia, che aveva diffuso la foto di una nudista spacciandola per Laura ed aveva dato il via ai commenti sessisti. Abbiamo informato la polizia postale. La reazione dell’uomo alla visita delle forze dell’ordine è stata una denuncia di violazione della privacy a cui hanno fatto seguito in rete accuse di abuso di potere, subito riprese da esponenti politici della destra". Boldrini: "Abbiamo due agenti della polizia postale, due, che lavorano alla Camera, distaccati qui a vigilare sulle moltissime violazioni di cui un luogo istituzionale come questo può essere oggetto. C’è stato il caso della parlamentare del Movimento Cinque Stelle di cui è stata violata la posta personale. C’è il caso di una deputata oggi ministra che non ha più potuto accedere ai suoi social network e teme che a suo nome si possano divulgare messaggi non suoi. Poi ci sono le minacce di morte nei miei confronti. Tutte donne, lo dico come dato di cronaca. So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta, o attraverso una scritta sul muro sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Me lo domando, chiedo che si apra una discussione serena e seria. Se il web è vita reale, e lo è, se produce effetti reali, e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada". C’è in questi giorni la discussione sulla scorta. "Io ho chiesto di non essere scortata. Non ho paura di camminare per Roma, non ho paura di andare da casa in ufficio. Può accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento, certo, ma questo vale per chiunque. Piuttosto mi pare molto più grave, molto più pericoloso che si diffonda in rete una cultura della minaccia tollerata e giudicata tutt’al più, come certi hanno scritto, una "burla". Mi sento molto più vulnerabile quando penso che chiunque, aprendo un computer, anche mia figlia, anche i suoi amici, anche i ragazzi giovanissimi che vivono connessi al computer possono vedere il mio volto sovrapposto a quello di una donna sgozzata. Mi domando che effetti profondi e di lungo periodo, fra i più giovani, un’immagine così possa avere". La campagna contro Laura Boldrini si è impennata all’indomani della sua visita alla comunità ebraica, il 12 aprile scorso. In quell’occasione, incontrando i dirigenti della comunità, ha parlato della necessità di "ripristinare il rigore della legge Mancino" a proposito dell’incitamento al razzismo e all’odio razziale su web. È infatti dell’8 aprile la sentenza di condanna dei quattro gestori di Stormfront, sito web neonazista, condannati per antisemitismo. È la prima sentenza che riconosce un’associazione a delinquere via web: a quella si richiamava Boldrini nel suo discorso alla comunità. Da quel giorno è partita la valanga. Il sito "Tutti i crimini degli immigrati" associa il volto del presidente della Camera alle notizie di reati commessi da cittadini stranieri. "Resistenza Nazionale", "Fronte Nazionale", "MultiKulti" e altri indirizzi web diffondono. Poi i fotomontaggi, e le minacce. Dal 28 aprile, dopo la sparatoria davanti a palazzo Chigi, hanno iniziato a circolare centinaia di messaggi che dicono "Dovevano sparare a te", "la prossima sei tu", "cacati sotto, a morte i politici come te". La magistratura è avvertita, le denunce sono partite. "Ma è come svuotare il mare con un bicchiere. Credo che ci dobbiamo tutti fermare un momento e domandarci due cose: se vogliamo dare battaglia - una battaglia culturale - alle aggressioni alle donne a sfondo sessuale. Se vogliamo cominciare a pensare alla rete come ad un luogo reale, dove persone reali spendono parole reali, esattamente come altrove. Cominciare a pensarci, discuterne quanto si deve, poi prendere delle decisioni misurate, sensate, efficaci. Senza avere paura dei tabù che sono tanti, a destra come a sinistra. La paura paralizza. La politica deve essere coraggiosa, deve agire". (03 maggio 2013) REAZIONI ROMA - La procura di Roma ha avviato un’inchiesta sulle minacce di morte e violenza rivolte via web alla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. L’indagine, affidata al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Luca Palamara, contempla i reati di minacce, diffamazione e violazione della privacy. Gli inquirenti hanno già disposto la rimozione delle immagini con post offensivi rivolti al presidente della Camera e rilanciati on line. Il gip del tribunale di Roma ha affidato agli agenti della polizia postale la chiusura delle pagine web e dei commenti offensivi. Gli stessi investigatori sono al lavoro per risalire agli autori delle offese. Solidarietà... "Sessismo e razzismo indegno del nostro Paese’’: il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, denuncia la ’’deriva che si sta esercitando nei confronti del presidente della Camera Laura Boldrini come nei confronti del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge e sottolinea che ’’in queste ore si stanno verificando cose indecorose e indecenti nei confronti del presidente della Camera Laura Boldrini, diventata oggetto di un sistematico attacco su vari siti per la sola ragione di essere donna intelligente in un ruolo di grande responsabilita’’’. Camusso esprime quindi ’al presidente della Camera e al ministro Kyenge la sua mia vicinanza. "Laura Boldrini è una donna coraggiosa e denuncia l’umiliazione perenne delle donne sul web e nella vita quotidiana. Siamo con lei": il presidente di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, ha espresso con una serie di messaggi Twitter il sostegno alla presidente della Camera e ha rilanciato "l’allarme sull’elenco senza fine dei fenomeni di femminicidio nel nostro Paese". Elogia l’iniziativa di Boldrini il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri (Pdl): ’’Il presidente della Camera, Laura Boldrini, spero non solo per essere stata oggetto di attacchi sulla Rete, pone la questione degli abusi che si verificano sul web nella più totale impunità. Da tempo questa nuova forma di violenza doveva essere assolutamente contrastata. Invece si confonde la intangibile libertà di espressione con il diritto di linciare chiunque’’, ha detto, invitando invita a ’’trovare norme e strumenti che impediscano la violenza telematica’’. "Non possiamo non esprimere piena solidarietà alla presidente Boldrini colpita tre volte da ignobili minacce, come donna, come espressione della politica e come presidente della Camera. C’è un clima brutto in giro: che tutti facciano la loro parte per abbassare i toni", ha detto Pino Pisicchio (Cd), presidente del gruppo misto della Camera. Garantisce il pieno sostegno a Boldrini la deputata del Pd Alessandra Moretti: "Nel momento in cui le donne assumono un protagonismo pubblico e istituzionale, la loro carriera viene spesso tratteggiata da giudizi discriminatori tesi a sminuirne il ruolo. Una visione della donna ’decorativa’ e stereotipata che determina tra le conseguenze il suo diventare bersaglio delle peggiori porcherie che sul web si scatenano facilmente considerato l’anonimato. Sarò quindi a fianco della presidente Boldrini per sostenete tutte le iniziative parlamentari che vadano nella direzione da lei indicata". Massima solidarietà, ma niente leggi web. Per la capogruppo del M5S alla Camera, Roberta Lombardi: "Massima solidarietà alla presidente Boldrini per le minacce sul web. Le ho subite anche io via posta ordinaria, ma non per questo chiedo una sua limitazione. Nonostante la violenza subita attraverso il web, crediamo fermamente nella libertà della rete e rifiutiamo qualsiasi sua limitazione". Anche la Comunità ebraica di Roma ha espresso il proprio sostegno al presidente della Camera dei deputati: "Solidarietà all’istituzione che rappresenta, ma anche alla Boldrini donna e alla Boldrini politica che vediamo comunque combattere con coraggio e orgoglio questo momento per lei particolare". ...e attacchi. Non tutti sono d’accordo con il presidente della Camera. Ritiene che Boldrini sia in errore Luigi Li Gotti dell’Italia dei Valori."Boldrini vorrebbe legge sul web. Sbaglia: se ci sono reati, le leggi esistono. In assenza di reati c’è solo la prevenzione antidemocratica", scrive sul suo profilo Twitter. (03 maggio 2013) GRILLINI ROMA - Promessa mantenuta. Ad una settimana dalla prima "infornata" di dati, gli hacker che sette giorni fa avevano annunciato di avere violato le caselle di posta elettronica dei parlamentari grillini, hanno colpito ancora. Il gruppo di pirati informatici che si sono autodefiniti "vicini al Pd" ha infatti messo in rete come rivela ancora il sito online dell’Espresso, altro materiale rubato a deputato e senatori. Questa volta è stata resa pubblica la corrispondenza privata di altri tre parlamentari. Le nuove vittime sarebbero Massimiliano Bernini, Tancredi Turco e Stefano Vignaroli. Per quest’ultimo non sarebbe neanche una novità, visto che è stata vittima del primo giro di "pubblicazioni" insieme alla parlamentare Giulia Sarti. Questa volta, inoltre, gli hacker hanno messo in rete anche la corrispondenza di "Filippo Baloo" che potrebbe essere un attivista del movimento. Infine, voci interne al movimento raccontano che sarebbe stato "colpito" anche Alessandro Di Battista, uno dei grillini più conosciuti, grazie alla visibilità mediatica acquisita in questi primi mesi di legislatura. Nelle mail intercettate ci sarebbero anche messaggi ricevuti da altri esponenti politici o contatti dai parlamentari "intercettati". Compreso materiale interessante che riguarda gli scontri interni al Movimento Cinque Stelle che certo non mancano e che hanno portato in questi giorni all’espulsione del senatore grillino Marino Mastrangeli. Gli hacker che hanno preso di mira Grillo, Casaleggio e il loro movimento, dunque, non si fermano. Il loro sito, dopo una settimana è ancora in funzione con il messaggio in cui chiedono ai due leader di fare chiarezza sulle loro attività. Loro, dicono gli hacker, "sono scesi nel nostro territorio, il cyberspazio, e hanno provato a usare le masse per i loro fini sfruttando le caratteristiche della rete. Ora dovranno venire allo scoperto. Chi di trasparenza ferisce, di trasparenza perisce". E l’orologio che scandisce il tempo che manca alla prossima pubblicazione non si ferma. Uno scorrere del tempo che provoca molta rabbia nel Movimento. "Non sappiamo più cosa fare - dicono i grillini - questa grana è scoppiata da oltre una settimana, la denuncia alla polizia postale è partita immediatamente: eppure il sito sotto accusa è ancora lì". E brucia anche che nei file mostrati fino ad oggi ci sarebbero immagini a sfondo sessuale e omosessuale. I grillini continuano a interrogarsi su chi si nasconda dietro la misteriosa sigla degli hacker "vicini al Pd". E si insinua il dubbio che il movimento sia vittima di qualche faida interna. Ecco perché il M5S punta il dito "contro l’inspiegabile lentezza" con cui si muove l’indagine. I grillini lamentano anche che nella vicenda si applicano "due pesi e due misure. Foto di parlamentari di altre forze politiche sono sparite dalla Rete in un lampo per molto meno. Noi siamo sotto ricatto e in troppi se ne infischiano". Come nel caso della Sarti, vittima - dicono - di "una vicenda che ha umiliato una donna. Eppure nessuno ha mosso un dito". I Cinque stelle si sentono isolati. "Dov’era - chiedono - "Se non ora quando", movimento di tutela delle donne, nel momento in cui la sua vita privata di Giulia veniva sbandierata in Rete?". (si. bu.) GIORNALETTISMO GLI HACKER PD E LE MAIL RUBATE – Su diversi quotidiani era esplosa una decina di giorni fa la storia delle mail rubate ai trenta “cittadini” a 5 stelle dai sedicenti “hacker del Pd” – un gruppo dal quale hanno preso le distanze sia il Partito democratico, che Anonymous e sul quale indaga la magistratura. Poi era stato Libero a parlare addirittura di pornoricatti. Avevo spiegato ai suoi lettori, come, tra le 7.600 e-mail diffuse dal gruppo, dopo l’attacco subito ai pc da parte di senatori e deputati, non ci sarebbero soltanto informazioni riservate. ”La novità è che nel malloppo di dati rubati ci sono pure fotografie e video hard”, svela Libero. A non pochi sono rimaste non poche perplessità su cosa ci fosse di “informativo” dietro la trovata scandalistica di Libero: dato che se la violazione delle e-mail – un atto illegale – può trovare un senso in caso di informazioni di interesse pubblico, se fosse stato dimostrato, la “notiziabilità”delle foto hard assomigliava molto alla macchina del fango. La stessa che ha poi coinvolto anche il vice-direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Intanto era arrivata la denuncia sulla vicenda da parte di Laura Boldrini: il presidente della Camera aveva definito come “gravemente lesivo” l’hackeraggio da parte dei pirati informatici delle conversazioni privati dei parlamentari a 5 stelle. Ma non solo: era intervenuto anche il Garante della privacy, che a sua volta aveva denunciato come un atto gravissimo l’intrusione: “Stiamo raccogliendo tutti gli elementi utili – sottolinea Soro – per una completa valutazione del caso”. Un caso che naturalmente non presentava solo profili di violazione della normativa sulla privacy: dei possibili risvolti penali si occupano la procura e la polizia postale e delle comunicazioni. Il MoVimento 5 Stelle è sotto attacco: un gruppo di hacker ha piratato gli account di posta elettronica di una trentina di parlamentari del M5S e minaccia di pubblicare le loro corrispondenze telematiche. Gli attivisti della rete che hanno compiuto questo attacco informatico si chiamano “gli hacker del Pd” e si rifanno in modo abbastanza esplicito ad Anonymous, il collettivo militante più famoso della rete. In un video pubblicato sul sito di Anonymous Movimento 5 Stelle Leak il gruppo di hacker ha esplicitato il suo obiettivo. La pubblicazione delle mail dei parlamentati del M5S continuerà fino a quando i due fondatori, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, non riveleranno quanti soldi hanno guadagnato con il loro impegno politico. ARIANNA CICCONE Dalla organizzatrice del Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia, riceviamo e pubblichiamo Leggo l’intervista alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, che chiede (titolo) una legge contro l’anarchia del web. E cito testualmente: "So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela". Faccio subito una premessa: tutta la mia solidarietà per le minacce subite. Ovviamente le campagne d’odio sono da denunciare, respingere e combattere. Ma vorrei entrare nel merito della questione posta dalla Presidente sulla necessità del controllo. E proprio perché la Presidente invita alla discussione e al dialogo. E allora parliamone. Ecco, mi piacerebbe innanzitutto capire di cosa stiamo parlando. Qual è la proposta nel merito della Presidente Boldrini? Dall’intervista non si capisce. L’anarchia del web a mio avviso si chiama ’umanità’, è dentro e fuori la rete. Non si capisce questa pretesa di ’armonia’ e ’mondo perfetto’ per il mondo digitale. Le leggi che valgono nella vita ’fisica’ sono le stesse che valgono nella vita ’virtuale’. Il punto è farle applicare, ma anche nella vita reale. Quante donne denunciano i propri stalker e molto spesso chi dovrebbe proteggerle agisce con lentezza e scarsa efficienza, al punto che in tante vengono massacrate nonostante si siano rivolte alla legge? Se diffamo in rete sono perseguibile esattamente come fuori dalla rete. Quindi? Questa mattina nella discussione nata in rete (ah l’anarchia) in tanti hanno colto diverse note stonate nelle parole della Presidente. ne ho raccolte alcune: 1) Che c’entra il mezzo? E se le minacce avvengono via telefono o a voce? Cosa facciamo limitiamo la libertà di riunione? O facciamo una legge sull’anarchia del telefono? 2) Italia sessista. E che c’entra la legislazione preventiva della Rete. E qui si cita il primo emendamento americano sulla libertà di parola ’Congress shall make no law...’ 3) C’è una sconnessione nelle parole di Boldrini: tutte le minacce ’hanno nome e cognome’ e si parla di anarchia. 4) La rete è una piazza, e giustamente qualcuno fa notare: se qualcuno urla in piazza, che facciamo chiudiamo la piazza, regolamentiamo l’accesso? È esattamente qui lo scarto. Negli Stati Uniti, il Congressman repubblicano Ted Poe, lo scorso dicembre, ha chiesto all’FBI di obbligare Twitter a chiudere gli account di Hamas e Hezbollah, in quanto organizzazioni terroristiche, che incitano all’odio e alla violenza. Nel dibattito che si è aperto, esperti e professori, come Jonathan Zittrain, professore alla Harvard Law School e uno dei fondatori del Berkman Center for Internet and Society, hanno fatto notare che un simile intervento sarebbe stato contrario al primo emendamento della Costituzione americana. "L’FBI può sapere molto di più su Hamas e su altre organizzazioni, lasciandole operare in un ambiente aperto, che non chiudendo le loro ’voci’, obbligandole a una comunicazione su canali nascosti, cosa che avverrebbe inevitabilmente". Questo per aggiungere che sicuramente è meglio che voci di dissenso, anche forti, radicali, odiose siano in superficie, a vista, che lasciarle crescere e fomentare in ’mondi sotterranei’. Aggiungo infine riprendendo ancora una parte delle riflessioni della Presidente: "Non ho paura di andare da casa in ufficio. Può accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento, certo, ma questo vale per chiunque. Piuttosto mi pare molto più grave, molto più pericoloso che si diffonda in rete una cultura della minaccia tollerata e giudicata tutt’al più, come certi hanno scritto, una "burla"." Davvero è peggio ’la cultura delle burle sul web che i pericoli nella vita reale? Non varrebbe la pena di porre la questione diversamente? Anche perché un’azione "anonima" compiuta in rete lascia molte più tracce dell’autore rispetto alla medesima azione "nella vita reale". www.festivaldelgiornalismo.com twitter @_arianna di ARTURO DI CORINTO Ci risiamo. È sempre così. Nei momenti di tensione rispunta sempre lo spettro del web. Da stella della "democrazia delle opinioni" Internet diventa all’improvviso il ricettacolo di tutti i mali. Perché? Perché qualcuno la usa per dire quello che altri non vogliono sentire, ma si dimentica che le offese del leghista Borghezio al ministro Kyenge hanno scatenato un’ondata di proteste proprio in rete, #iostoconCecileKyenge, e una petizione di solidarietà - proposta dal direttore di Articolo21 - che ha raccolto 50.000 adesioni. Per non citare tutte le campagne di Repubblica.it. Eppure. Eppure stavolta l’allarme viene da un un pulpito credibile, quello di Laura Boldrini che si è scagliata contro gli insulti razzisti e sessisti sul web. Problema reale e preoccupazione comprensibile la sua: donna, madre, attivista per i diritti civili e oggi Presidente della Camera dei deputati, fatta oggetto di odiose minacce e rozze invettive. Però. Però la soluzione non è quella che erano abituati a invocare i peggiori conservatori che nel passato hanno chiesto la censura della rete: ricordate D’Alia, Alfano e Pecorella? D’Alia voleva chiudere Facebook per l’insulto di un singolo, Alfano mettere il bavaglio ai blog amatoriali che non rettificano le notizie, Pecorella aumentare le pene per la diffamazione nei commenti online sulle piattaforme aperte. Sbagliavano obiettivo. E ci auguriamo non lo sbaglino quelli su cui riponiamo tante speranze per un corretto esercizio delle proprie funzioni e il ripristino della dignità del Parlamento se anche un detective esperto come Piero Grasso, oggi presidente del Senato, invoca nello stesso giorno della Boldrini leggi speciali per il web. Da censurare sono i comportamenti dei singoli, non gli strumenti, non la rete. Il web anarchico non è, ma ha le sue regole e quelle del codice civile e penale: sono spesso gli utenti a farle rispettare e la polizia postale è sempre pronta a intervenire e, quando vuole, lo fa con diligenza e celerità. Come nel caso dei razzisti di Stormfront. E con facilità, visto che oggi l’anonimato in rete non è più tale e gli esagitati in genere non sono capaci di nascondersi tra le maglie di una rete che usano come un elettrodomestico di cui capiscono appena il funzionamento, a digiuno come sono di netiquette e strumenti di anonimizzazione e protezione della privacy. E poi. Per contrastare il razzismo online e dei media esiste addirittura un ufficio che si chiama Unar: fa analisi, raccoglie denunce e le inoltra alla polizia, ma soprattutto interviene a livello culturale. Quanti lo conoscono? Eppure è creatura di due ministri: Pari opportunità e Integrazione. È dalla cultura e dall’educazione che si deve partire per costruire una società più aperta e tollerante, ed è un lavoro che va fatto in famiglia, nelle scuole e negli stadi. Ma pure in televisione e dentro il Parlamento. Anche su web, certo, ma senza censure e con la consapevolezza che è ormai lo specchio delle nostre società. Ed è inutile deformarlo. (03 maggio 2013) Nomi, cognomi, indirizzi IP, polizia postale e denunce. La legge esiste già. Laudat Minacciata da chi?? Se ci sono dei nomi li faccia.. Berlusconi insultato e minacciato svariate volte non ha detto le frasi che lei sta dicendo!! quello che dice è da Corea del nord e da Cccp, o da Cina.. Ma sì, mettiamo il bavaglio alla rete, chiudete internet. Siamo stufi di questa dittatura. Se hai i profili facebook delle persone che ti hanno minacciato li denunci e fai chiudere gli account. Invece lei pensa in grande.....mi minacciano allora blocchiamo tutto il sistema. Comincia a fare come fanno le persone normali, sporgi denuncia e aspetti 20 anni. Robbyzz Vediamo di non usare la degnissima e doverosa battaglia contro la violenza sulle donne come scusa per tentare di applicare una pericolosa censura alla rete, per favore, onorevole Boldrini. Si preoccupi di ratificare la convenzione di Istanbul, di fare una legge contro la violenza di genere e già che ci siamo contro l’omofobia, di dare reale tutela alle donne minacciate. Alle sparate sul web ci pensi la Postale. Giuliamj Stanno preparando una legge per censurare tutto quello che alla classe politica non piace? Se il presidente della Camera si sente minacciato perchè non denuncia le singole persone invece di pensare ad una leggina che censuri il web? Marco Milucci La Boldrini potrebbe anche candidarsi per lavorare in Corea del Nord, dove sicuramente questi problemi non esistono. Michele Princigalli Il web non centra. Circa il linguaggio incominciamo dai parlamentari e dai conduttori televisivi. In Parlamento hanno portato i cappi, le minacce di imbracciare i fucili. Poi c’è la descrizione paranoica e particolareggiata degli omicidi in tv, l’ossessione delle notizie a sfondo sessuale. Che centra il web? Seppec