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 2013  maggio 03 Venerdì calendario

AFFITTASI SCHIAVI ALL INCLUSIVE


Volete importare lavoratori a basso costo? Adesso è possibile affittarne interi pacchetti: blocchi di braccia, qualificate e pronte all’uso. Nulla di illegale: è tutto regolare, a prova di controllo, incluse le paghe di molto inferiori agli standard italiani e i contributi da versare secondo le tariffe dell’Est. Il nuovo volto del caporalato è pulito. Passa attraverso le agenzie che reclutano manodopera in Romania, Bulgaria e Polonia e negli altri paesi dell’Est entrati nell’Ue: personale comunitario, europeo in tutto, tranne che nello stipendio. «Muovendoci seguendo le regole vi possiamo garantire un risparmio del 25-30 per cento», suggerisce il direttore di un’agenzia italiana con sede a Bucarest a cui si rivolgono anche big dell’industria tedesca e francese. "L’Espresso" l’ha contattata fingendosi un imprenditore, che vuole in fretta tecnici esperti per un cantiere. Il meccanismo lo spiega un’altra società di mediazione romena: «Vanno contrattualizzati garantendo sulla carta la stessa paga degli italiani e si risparmia sui contributi che, questi sì, vanno pagati in base alle tariffe romene, inferiori, e non poco, a quelli italiani». Come si fa? «Sulla busta paga indicate la cifra in linea con il contratto italiano, e con loro vi accordate per la metà dei soldi. Cerchiamo sempre di mandarvi romeni alla prima esperienza in Italia per i quali mille euro sono già una fortuna e non conoscono tredicesima e quattordicesima». Ecco la scorciatoia. Una pratica che può sfociare nell’evasione e nell’erosione dei diritti minando le regole della concorrenza tra aziende nel nostro Paese. E rendere ancora meno competitivi i lavoratori italiani mentre la disoccupazione dilaga. Una volta concluso l’accordo, i tempi di consegna dei "romeni chiavi in mano" sono celeri: «Il viaggio possiamo organizzarlo in autobus nel giro di qualche giorno. I candidati li ricerchiamo nelle campagne».
INDUSTRIA FIORENTE
Sul fronte orientale della Ue, l’export di braccia è diventata un’industria fiorente. Solo in Romania di agenzie se ne contano 3.500. I titolari sono manager occidentali che hanno convertito la speranza di migliaia di disoccupati in un business milionario. Sfruttando la direttiva comunitaria del ’96 sul distacco dei lavoratori dell’Unione e l’assenza di regole certe nei paesi membri dove approdano operai, muratori, camionisti e braccianti dell’Est. Dal 2010 al 2011, secondo i dati del ministero Affari sociali dell’Ue, con la regola del distacco sono arrivati in Italia 10 mila lavoratori dalla Romania e oltre 800 dalla Bulgaria. E più di 14 mila da Lituania, Lettonia, Polonia e Slovenia. Personale dai costi bassissimi che tiene a galla l’intero settore delle costruzioni inghiottito dalla crisi. «Il tutto è paradossalmente legale, fatto con meccanismi che non permettono di verificare la congruità del salario», ragiona Paolo Pennisi, direttore delle attività ispettive del ministero del Lavoro. Questo travaso di risorse umane non desterebbe sospetto se nei paesi dell’Unione europea vigessero uguali salari e stessi diritti. La disparità di trattamento economico tra un artigiano italiano e il suo omologo rumeno, bulgaro o sloveno è nell’ordine dei mille euro. Un autista polacco costa 1.800 euro lordi, l’italiano ne costa più di 3 mila. Lo chiarisce un altro broker interpellato da "l’Espresso" con l’intento di ingaggiare dieci operai: «Per voi nessun costo. È sufficiente pagare in tempo gli operai e trovargli un alloggio, la commissione la tratteniamo dalle retribuzioni». Ma quanto prende un manovale rumeno in Italia? «Non possiamo dirle quanto pagarli, sappiamo solo che nel vostro Paese ricevono dagli 800 ai 1.200 euro». Un pari livello italiano non qualificato costa molto di più ed è mediamente sindacalizzato. L’affare è perciò allettante: accettiamo. Tra due giorni avremo i nostri operai, promettono i mercanti di braccia di Arad, cittadina della Transilvania.
UOMINI DA CONTAINER
«Se lo fa per risparmiare non le conviene, se intende cercare professionalità allora è un altro discorso», avverte un terzo manager più serio. E chiosa:«Poi se ha voglia di percorrere altre strade più rischiose, e le possibilità non mancano, posso solo augurarle in bocca al lupo». Strade rischiose? «Può affidarsi agli operai da container. Alcune società forniscono 50 operai a 6-7 euro l’ora, senza vitto, alloggio e disposti a dormire nelle baracche del cantiere». Attenzione però: «Ogni mese 15 società finiscono sotto la lente dell’Inps». Ma per le sanzioni ci vuole tempo, arrivano anche dopo tre anni. Ci sono ditte che offrono credenziali di serietà. «Al momento la nostra filiale di Bucarest ha distaccato in Italia 187 lavoratori in Puglia e Lombardia», spiega Enzo Mattina vice direttore dell’Agenzia Quanta, un colosso nel settore della somministrazione del lavoro. «Questi lavoratori hanno un salario pari a quello goduto nel loro paese integrato fino a livello di un lavoratore italiano con la stessa qualifica. E sono spesati dei costi di trasporto, di alloggio, di vitto una volta al giorno e di trasporto da e per gli alberghi o le case dove abitano e i luoghi di lavoro; in più sono coperti da una polizza assicurativa integrativa». Inoltre la società richiede l’autorizzazione alla Cdp (l’Inps rumena), che successivamente informa l’istituto italiano. Un’altra agenzia, Humangest, autorizzata dal ministero, distacca al momento circa cento lavoratori al mese, con contratti di somministrazione della durata media di sei mesi. «Assicuriamo trattamento economico e normativo "complessivamente" non inferiore a quello dei dipendenti di pari livello dello Stato in cui vanno», chiarisce la direttrice Laura Ravasi.
PACCHETTI RISPARMIO
Oltre alle agenzie di mediazione, si può seguire un’altra procedura. Creare un’azienda, reale o fittizia, con sede legale nello Stato dove si desidera arruolare personale per poi trasferirlo in Italia nella sede locale dell’impresa costituita a Timisoara o a Cracovia. Al sindacato arrivano centinaia di segnalazioni. Lo sfruttamento si rinnova e si nasconde dietro fantasiose combinazioni a metà tra caporalato e distacco comunitario. Fantomatiche società romagnole che propongono a la loro manodopera low cost. "L’Espresso" ha esaminato il fax inviato dall’azienda riminese Laghi Costruzioni agli uffici di alcune imprese emiliane. «Proponiamo i nostri operai e applichiamo regole organizzative per evitare problemi. Vengono dalla Romania: muratori, elettricisti, idraulici». Disposti a lavorare senza sosta per 26 giorni al mese, 10 ore al giorno. Ecco le proposte: il "pacchetto" da quattro persone costa 11 euro l’ora, incluso trasporto, vitto e alloggio; 10 euro se la richiesta è per dodici; per i più esigenti ventiquattro operai a 9 euro orari. Assicurano inoltre che i contratti saranno stipulati con la loro ditta romena. E garantiscono un ulteriore sconto di 80 centesimi orari (200 euro al mese) se il datore mette a disposizione gli alloggi. Nulla è lasciato al caso insomma. Contattati da un imprenditore, a cui "l’Espresso" ha chiesto di agganciare i mercanti di braccia, i titolari dell’azienda negano di aver scritto quel fax. «È stata l’iniziativa di un nostro collaboratore che abbiamo allontanato e denunciato alla Procura. In Italia non si può fare una cosa del genere. All’estero sì. Lui lavora tantissimo: avrà un’ottantina di cantieri, in altri paesi europei. Purtroppo qui da noi non si può fare, in Italia l’edilizia è finita», conclude amareggiato. Intanto i magistrati erano stati già allertati da due esposti ricevuti dal sindacato. «Quello del distacco comunitario è un fenomeno esploso in maniera dirompente», osserva Walter Schiavella, segretario nazionale del comparto degli edili Cgil. «Si sta diffondendo soprattutto nel Centro-Nord: Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia Romagna. Sempre più imprese aprono sedi in Romania e ci sono studi di commercialisti specializzati nell’attuare le procedure. La legge prevede l’applicazione dei salari italiani ma l’approccio di tante aziende è diverso: contratto romeno e pagamento dei contributi in Romania. Il vantaggio è mostruoso».
RIVOLUZIONE VENETA
In Veneto il 12 dicembre scorso, venticinque muratori romeni hanno incrociato le braccia e bloccato i lavori della scuola elementare di Zugliano, nel Vicentino. Hanno picchettato il cantiere giorno e notte, proteggendosi dal gelo sotto alcune baracche artigianali. Sono rimasti senza stipendio per quattro mesi. La ditta appaltatrice, la Cosmo Haus di Reggio Emilia, non li ha mai pagati. Il titolare Giampaolo Nizzoli inizialmente ha rispedito al mittente le accuse: negava persino di conoscerli. Ma poi ha ammesso le proprie responsabilità. Di Nizzoli e del suo socio è la romena Cosmo Work. A "l’Espresso" i lavoratori denunciano: «Un gruppo è stato assunto tramite Cosmo Work e adesso ha fatto ritorno in Romania». Anche su questa vicenda aleggia lo spettro del distacco comunitario, usato dalle imprese per presentarsi alle gare degli appalti pubblici con offerte di gran lunga vantaggiose rispetto ai concorrenti che assumono rispettando il contratto di categoria. La protesta a Zugliano è continuata fino a quando Nizzoli non ha accettato di versare metà della cifra dovuta ai manovali. C’è un altro precedente, sempre nel Nord-Est. Il Tribunale di Treviso nel marzo 2012 ha condannato due imprenditori della Capital Team per evasione fiscale e associazione a delinquere: con la loro azienda trafficavano operai dalla Romania sfruttando proprio la legge sul distacco comunitario. L’ha sostenuto la stessa difesa: «Capital team svolge una normale attività di mediazione tra le imprese alla ricerca di personale rumeno». Ma l’azienda trevigiana non era iscritta all’albo delle società interinali del ministero del Lavoro. Secondo l’accusa ne sono stati assunti 90 al costo di 11 euro l’ora. In realtà nelle loro tasche ne finivano solo cinque. Un’evasione di quasi due milioni di euro in due anni.
SARDI O POLACCHI?
Casi isolati? Non si direbbe. Un gruppo di autisti sardi avrebbe dovuto firmare un contratto polacco per lavorare in Sardegna. L’azienda che ha proposto l’accordo è il Gruppo Fagioli. La denuncia arriva dalla Cgil nazionale che ha ricevuto la segnalazione di sindacalisti locali. Fagioli Spa è un gigante della logistica e dell’ingegneria. Una multinazionale. Tramite la succursale di Varsavia, Fagioli Polska, aveva ottenuto in subappalto dei lavori nell’isola. Qui avrebbe assunto stranieri e italiani. A questi ultimi, secondo il sindacato, avrebbero proposto un contratto stipulato fittiziamente il 2 aprile a Varsavia. All’articolo 5 si legge: «Per le questioni non regolate dal seguente contratto vengono applicate le provvigioni del Codice di lavoro polacco». E «tutte le divergenze andranno risolte davanti al Tribunale del lavoro in Polonia». Un contratto talmente strano che i sindacalisti hanno dissuaso i lavoratori dal firmare. «Non sappiamo per quanto tempo potranno resistere a offerte di questo tipo», spiega Mercedes Landolfi della Cgil: «La crisi e la mancanza di lavoro in quella regione si fanno sempre più pesanti». L’azienda Fagioli si difende: «È tutto regolare», ha dichiarato a "l’Espresso". «Si sta sviluppando un traffico quasi legale di braccia a buon mercato. Se dovesse arrivare l’onda lunga, senza regole certe, come sindacato, non saremo più adeguati a fronteggiare il fenomeno», spiega Luigi Giove, segretario Cgil Emilia Romagna. «Uno strumento para moderno di sfruttamento», attacca Schiavella. «Scovare forme illegali di distacco è molto complicato», spiega il super ispettore Paolo Pennisi: «Non ci sono strumenti adeguati per verificare se i contributi vengono pagati effettivamente nel paese d’origine». Sembra davvero assurdo ma è propriocosì. «Abbiamo stipulato convenzioni con i colleghi romeni e di altri Stati, ma nove volte su dieci non riceviamo risposta». E riflette: «Sembra che il meccanismo vada bene così com’è con tutte le sue opacità. Forse l’Unione europea ritiene che la crescita di paesi neo comunitari passi attraverso questo strumento». Un’integrazione sulla pelle dei diritti dei lavoratori.