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 2013  maggio 03 Venerdì calendario

«CHI GOVERNA IGNORA I BAMBINI PERCHÉ TANTO NON VOTANO»


[Vincenzo Spadafora]

Vincenzo Spadafora, 39 anni, campano, parlata svelta e occhio furbo, è il Garante per l’Infanzia e per l’Adolescenza. Lo incontro in una palazzina romana fasciostyle ai bordi di Villa Borghese. Quando busso alla sua porta ha appena finito di intrattenere una settantina di bambini delle elementari con una giostra di girotondi e sta per raggiungere un centro di accoglienza a Lampedusa che ospita 111 adolescenti.
Spadafora è un ibrido: ha trascorso quasi tutta la sua vita nell’Unicef, emblema dell’associazionismo non profit, ma spesso si è trovato in contatto con i partiti: sponda centro-centrosinistra. Lo provoco: a parte organizzare girotondi e visitare i luoghi dello sconforto nazionale, il Garante per l’Infanzia e per l’Adolescenza, in concreto, che cosa fa? Replica, con sfogo: «Faccio quello che dovrebbero fare i politici della mia generazione».
Potrebbe essere più preciso?
«Metto in agenda il futuro del Paese».
Questo è lo slogan. Ripeto, in concreto?
«Propongo al Parlamento e al governo leggi che tutelino bambini e ragazzi su temi come giustizia minorile, diritto di cittadinanza, dipendenze, bullismo… Organizzo campagne di sensibilizzazione. In Italia non è chiaro un fatto elementare».
Quale?
«I bambini di oggi sono la futura classe dirigente. I politici considerano i miei argomenti roba per brave personcine».
Una pacca sulla spalla e via?
«Esatto. Anche Monti recentemente mi ha fatto capire che infanzia e adolescenza per lui non erano priorità».
Davvero?
«Certo. Tanto i bambini e i ragazzi non votano. Chi governa spesso non capisce, o finge di non capire, che tagliare sull’istruzione vuol dire avere adulti più ignoranti e che chiudere una scuola a Caivano significa regalare manovalanza alla camorra. Sono questi i temi di cui dovrebbero parlare i politici».
Lei è pronto per una candidatura.
«Scelta civica mi aveva proposto un seggio sicuro alla Camera».
Perché ha rifiutato?
«Perché sono arrivato da poco all’Authority per l’Infanzia e perché Scelta civica è quella che è».
Che cosa è?
«Ho molto apprezzato il tentativo di Montezemolo di creare con Italia Futura un pensatoio di nuove idee, ma…».
Ha apprezzato meno l’alleanza con Casini e Fini?
«Ecco!».
La sua generazione: Renzi.
«Devo ancora capirlo. Un bellissimo pacco dono. Ma non è chiaro che cosa ci sia dentro. Sostiene di dire quello che pensa il 90% degli italiani. A me piacerebbe ascoltare idee di rottura. Mi auguro che chiunque della mia generazione guiderà il Pd, o qualsiasi altro partito, lo faccia senza i condizionamenti delle mille lobby che da decenni bloccano il Paese».
Ci riuscirà Enrico Letta?
«Me lo auguro. Lo stimo».
Lo conosce personalmente?
«No. Ma la prossima estate sarò ospite del suo think net “VeDrò” per parlare di infanzia e adolescenza».
Lei da quando si occupa di questi temi?
«Da sempre. Da quando avevo dodici anni».
Un bambino che si occupava di bambini.
«Sono nato ad Afragola e cresciuto a Cardito, un comune tra Napoli e Caserta. Madre casalinga, padre nelle Ferrovie. Per le strade tanta microcriminalità e tanta droga. A 12 anni ho incontrato Maria Casolaro».
Chi è?
«Una volontaria dell’Unicef. Al liceo ero un ossesso: tempestavo le amministrazioni dell’hinterland napoletano con progetti per togliere i ragazzi dalle strade. In quel periodo conobbi Aldo Farina, fondatore dell’Unicef in Italia. Lo coinvolsi nell’invenzione di una Consulta per l’infanzia che metteva insieme 12 comuni a nord di Napoli. Quell’esperienza portò a una svolta».
Quale?
«A due mesi dal diploma Farina mi chiamò. All’inizio pensavo che fosse uno scherzo di mia sorella Amalia».
Invece...
«Era lui che mi proponeva di andare a lavorare a Roma. Mi disse: “Ce lo avrai un parente che vive nella capitale e che ti può ospitare, no?”. Non ce l’avevo. Decisi comunque di partire. Ho vissuto per anni alla casa dello studente in via De Lollis».
Dal volontariato al vertice. Nel 2008 è diventato presidente dell’Unicef.
«In mezzo ci sono state due esperienze politico-amministrative. Nel 1998 con la Regione Campania...».
Con quale ruolo?
«Segretario particolare del presidente, Andrea Losco, uno dei sindaci con cui ero in contatto ai tempi del liceo. Udeur, poi si avvicinò alla Margherita. All’inizio degli Anni Duemila mi presentò a Francesco Rutelli. Dopo qualche mese Rutelli chiese a me e ad altri 9 ragazzi di dar vita a un movimento giovanile della Margherita. Scrivemmo un progetto ambizioso, più attento alle idee che alle tessere. Fu un flop».
Nel 2006 Rutelli la volle a capo della sua segreteria al ministero dei Beni Culturali.
«Fu una sorpresa. Mi annunciò l’incarico mentre eravamo a Venezia per la Biennale».
È al ministero che lei conobbe Angelo Balducci?
«Sì. Era cortese. Siamo diventati amici».
Balducci oggi è agli arresti domiciliari. Il suo nome è legato alla Cricca.
«Allora il suo nome era legato a entusiastici “wow”. Era l’uomo delle relazioni con il Vaticano».
Nel 2010 lei è finito sui giornali perché aveva assunto il figlio di Balducci all’Unicef.
«Angelo mi aveva chiesto questa cortesia. Parliamo di un breve stage a 900 euro al mese. Pensavo che con i suoi contatti avrebbe potuto aiutare l’Unicef».
A cena col nemico?
«Con Barbara D’Urso. Racconta vicende di bambini e di adolescenti, enfatizzando cose non vere. Getta fango sull’Autorità di cui sono a capo. Con Alessandra Mussolini ha avviato una guerra delle mamme perché i figli vengano sottratti ai giudici. Vorrebbero che io intervenissi per restituire ai genitori i bambini affidati alle case-famiglia».
Non mi pare una richiesta così assurda.
«Certo, ma io posso solo suggerire al Parlamento di cambiare la legge. Attaccare i magistrati come fanno loro non è corretto: in certi casi di coppie che hanno un rapporto disastroso l’affidamento a una casa-famiglia è un fatto positivo».
Qual è l’errore più grande che ha fatto?
«Non laurearmi».
La scelta che le ha cambiato la vita?
«Trasferirmi a Roma a 18 anni».
Sa che cos’è Ruzzle?
«La prima volta che ho visto mio nipote giocarci ho esclamato: “Ma questo è lo Scarabeo”. Mi ha guardato come se fossi un marziano».
Quanto costa un litro di latte?
«Un euro e sessanta».
Di che cosa parla l’articolo 3 della Costituzione?
«Di uguaglianza».
Conosce i confini della Siria?
«Libano, Israele, Turchia…».
La Siria…
«È assurdo il modo in cui il governo ha lasciato sole le nostre organizzazioni umanitarie che sono lì sul campo».
La canzone preferita?
«Io danzo di Jovanotti».
Il libro?
«L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono».
Il film preferito?
«Sleepers».
Risposta da Garante: è una storia che parla di abusi sui minori.
«Mi piace il senso di amicizia tra i protagonisti. Sto collaborando alla realizzazione di una fiction Rai sulla malavita. Controlliamo che gli adolescenti siano trattati con rispetto».
Immagino l’entusiasmo di questi sceneggiatori.
«Mi sta dando del rompipalle?».
Beh…
«Va bene, va bene. Il mio ruolo è anche questo».