Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 03 Venerdì calendario

LEGGIADRE LE LIBELLULE? SONO NATE PER UCCIDERE


Macchine da guerra. Leggiadre, trasparenti, e implacabili. Secondo Michael L. May, professore emerito di entomologia dell’Università di Rutgers, negli Stati Uniti, le libellule sono i più efficaci predatori esistenti. Lo confermano Stacey Combes, che studia a Harvard la biomeccanica di questi insetti dell’ordine degli odonati, e Robert M. Olberg, dell’Union College, il cui ultimo lavoro, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra come l’organismo della libellula sia un congegno programmato per uccidere.
Le libellule si cibano soltanto di prede vive e, per catturarle, hanno un braccio estraibile chiamato «maschera», con uncini alla fine, che svolge la stessa funzione della lingua del camaleonte: la maschera viene estroflessa per catturare la preda e portarla alla bocca. L’effetto è spettacolare, ricorda i mostri del film Alien.
Anche gli occhi delle libellule sono quelli di un grande predatore: «Formati da migliaia di unità elementari, dette ommatidi, occupano la maggior parte della testa e, grazie all’articolazione del collo, permettono una visione quasi a 360°» spiega Elisa Riservato, presidente della Società odonatologia italiana. «Ma sono gli "ocelli", tre piccoli occhi aggiuntivi sul capo, a dare precisione nell’intercettazione della preda in volo. Le ali rappresentano poi un altro punto di forza: nonostante l’aspetto fragile, sono robuste e il paio anteriore e quello posteriore si muovono in maniera asincrona, permettendo rapidi cambi di direzione e velocità».
Secondo la Società italiana per lo studio e la conservazione delle libellule (Odonata.it), l’Italia, con più di 90 specie, è la nazione con la maggior varietà del Mediterraneo. «Ma le libellule svolgono la maggior parte del ciclo vitale in acqua, come larve» continua Riservato: «per farle sopravvivere bisogna perciò tutelare la zone umide». Purtroppo, a differenza di ciò che accade in Giappone, dove in giardino e nelle scuole si tengono stagni per far riprodurre questi insetti, che uccidono le zanzare, da noi la sensibilità è scarsa e alcune specie, come la Sympecma paedisca, in Piemonte, e la Nehalennia speciosa, in Friuli Venezia Giulia, sono a rischio.
E dire che le attuali libellule derivano, con poche modifiche, da un ordine che viveva nel Carbonifero superiore più di 300 milioni di anni fa. Quello che l’evoluzione ha conservato, potrebbe essere ora cancellato dall’uomo.