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 2013  aprile 30 Martedì calendario

LA MACCHINA DEL (BEL) TEMPO E’ IL NUOVO MIRAGGIO ITALIANO

La fantascienza ci ha spesso parlato di mac­chine del tempo, per viaggi nel passato più lontano o nel più misterioso futu­ro. Ma più che una macchina del tempo, oggi qualche geniale scienziato dovrebbe inventare una «macchina del bel tempo», per mettere un po’ d’ordine nel marasma di queste nostre stagio­ni imbizzarrite. Non ne possia­mo più di questo marzo gelido e nevoso, con i ciclisti della glorio­sa Milano-Sanremo costretti ingloriosamente a passare i colli tra Piemonte e Liguria in auto­bus. Non ne possiamo più di que­sto aprile che non si è deciso a portare colori e profumi della primavera, e, quando si è deci­so, ci ha ripensato subito, respin­gendoci nell’inverno. Proprio nell’ultimo fine settimana un’ amica milanese che ha casa in Ri­viera vicino a me si lamentava di non aver ancora indovinato un sabato-domenica senza pioggia dall’inizio dell’anno. E per veni­re a cena a casa mia si è vista inve­stire da un acquazzone improv­viso, con i pochi metri di strada trasformati in un impetuoso torrente. Il piccolo bar in riva al ma­re ai cui tavolini all’aperto scen­devo le mattine di inverno a bere il caffè e dare la prima occhiata ai giornali in questi primi mesi del 2013 ha ridotto di sicuro i suoi af­fari: e io mi ritrovo a fare colazio­ne al banco di una bella pasticceria tra una folla frenetica, nean­che fossi in un locale di Corso di Porta Romana. Una «macchina del bel tempo» rimetterebbe tut­to a posto. Non ci pensiamo mai, noi civilizzati, alla supremazia che il tempo, dico quello atmo­sferico, ha su di noi. I primitivi che scrutavano in ansia il cielo ed elevavano le loro preghiere al sole e alla pioggia mostravano di conoscere i segreti della natura meglio di noi. Il tempo non obbe­disce a nessuno, fa come vuole. Si può provare a prevederlo, mai a cambiarlo. I siti che si occupa­no delle previsioni meteo sono sicuramente tra i più cliccati. Mi accorgo di frequentarli anch’io sempre più spesso, ogni volta che parto, soprattutto per vincere una fobia che mi perseguita: essere sorpreso dalla pioggia lontano da casa senza calzature adeguate. Ma non sempre le pre­visioni vedono giusto. Per gli ad­detti al turismo, per esempio, spesso sono troppo allarmisti­che. Prevedono alluvioni, spe­cialmente nella scoscesa Ligu­ria, poi vengono due gocce di numero. Prevedono tempeste di vento, e poi soffia un’arietta ap­pena fresca. E allora il danno as­sume proporzioni economiche di tutto rilievo. Due ponti lunghi e ravvicinati come quello del 25 aprile e del 1 maggio valgono da soli 3,5 miliardi di euro. Il comparto turistico dell’economia ita­liana vale in un anno 170 miliar­di di euro. Il tempo, se non è buo­no, può erodere queste cifre di molto. E, con la crisi in atto, non è proprio il meglio che possa ca­pitare. Una «macchina del bel tempo» risolverebbe tutto: i problemi economici, che sono quel­li più pressanti, e quelli psicologici, che fanno egualmente male. E abolirebbe anche quelle divi­sioni latitudinali che tagliano l’Italia in due più di qualunque secessione, quando non puoi an­cora togliere i maglioni di lana nel Nord, e nel Sud, da Capri o a Mondello, gente in costume da bagno si rosola al sole. Il bel tem­po porta benessere anche alla nostra mente, oltre che alle nostre ossa e giunture. E unifica la Penisola forse più di qualunque inno nazionale. Riconosciamo­ne la supremazia. Senza un governo, si può vivere, alla fine. Senza il bel tempo, no. Mentre scrivo, dopo la pioggia, il sole va e viene da due ore. Che si decida, finalmente?