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 2013  aprile 24 Mercoledì calendario

GRILLI, QUEI SOLDI IN OFFSHORE PER PAGARE LA VILLA AI PARIOLI

Vittorio Grilli, il ministro dell’Economia che deve far pagare le tasse a tutti gli italiani, ha avuto cinque conti correnti in un paradiso fiscale, Jersey, isole del Canale. Non solo: al Fatto risulta che Grilli ha ancora un conto acceso lì. E da uno di questi conti – il numero 20449320....5 della Barclays di St Helier a Jersey – il 23 febbraio 2004 è partito un bonifico di 300 mila sterline, pari a 442 mila e 530 euro, destinati al pagamento della casa dei Parioli che ha già creato tanti problemi al ministro. La rivelazione arriva da uno dei migliori giornalisti investigativi italiani, Claudio Gatti, che ieri ha raccontato sul Sole 24 Ore la seconda puntata della storia di casa Grilli e del divorzio turbolento del ministro dalla ex consorte americana Lisa Lowenstein: l’imprenditrice 48enne accusata dall’ex Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi in una conversazione intercettata, di avere avuto consulenze, sempre smentite, per sistemare i suoi guai economici.
NEL DICEMBRE del 2012 l’agenzia di stampa Bloomberg aveva raccontato che l’appartamento era stato comprato nel 2004 dall’allora ragioniere generale del Tesoro dichiarando al notaio un prezzo di un milione e 65 mila euro, nonostante poco prima lo stesso Grilli avesse contratto un mutuo da Monte Paschi per 1,5 milioni. E nonostante in questo secondo atto fosse scritto: “i contraenti attribuiscono agli immobili il valore di 2 milioni e 30 mila euro”. Ora spuntano i conti off-shore di Grilli, 55 anni. Il ministro ha lavorato al Credit Suisse di Londra fino al 2002, e aveva i conti alla Barclays di Jersey, uno dei paradisi fiscali preferiti dai milionari britannici. Non solo. Il Sole 24 Ore svela testimonianze e documenti relativi ai lavori di ristrutturazione della magione dei Parioli (“310 metri quadrati, due posti auto, cinque bagni nuovi con sauna idromassaggio, una cucina gourmet super dotata, una piscina con fontane con getti, nuoto controcorrente”, è la descrizione contenuta nelle carte del divorzio) che smentiscono la versione finora fornita dal ministro.
A dicembre Grilli si era difeso sostenendo che il basso prezzo dichiarato era dovuto ai lavori “a opera di un congiunto del venditore”, il banchiere Massimo Tosato, con il quale “contestualmente all’acquisto e con operazioni perfettamente tracciabili ho dovuto regolare tutti i profili economici relativi a tali interventi”. Ecco perché nel mutuo la casa valeva 2 milioni e 30 mila euro, “la valutazione data dai periti… prendeva in considerazione l’effettivo stato dell’immobile comprensivo delle migliorie”. Il ministro allora aggiungeva: “Mi riservo poi di scendere in ulteriori specificazioni non appena si saranno definite i contenuti economici del mio divorzio”. Al Sole Lisa Lowenstein ha raccontato un’altra storia: i lavori sono stati fatti dal 2004 al 2006, cioè dopo e non prima dell’atto. Non solo. “Il prezzo totale era molto più vicino a quello di mercato: circa 2 milioni e 200 mila euro e ricordo anche”, ha aggiunto con una coda velenosa la Lowenstein, “una parte del pagamento è avvenuto con denaro proveniente da un conto offshore di mio marito con i soldi guadagnati nell’anno in cui ha lavorato per Credit Suisse a Londra”. Nella memoria depositata a settembre nella causa di divorzio, il ministro sostiene di avere speso solo 374 mila euro per i lavori di ristrutturazione della casa. Ma dal riepilogo generale che Il Fatto pubblica sopra emergono spese totali per 642 mila e 280 euro dei quali ben 287 mila e e 500 euro in contanti.
GRILLI SI DIFENDE sostenendo che sui resoconti non c’è la sua firma e aggiunge “di cosa abbia fatto la mia ex moglie non ho la minima idea”. Lisa Lowenstein allora riceveva 7-8 mila euro al mese dal marito ma non ha spiegato da dove arrivassero i soldi per saldare i lavori. I rapporti tra i coniugi sono tesi. Il Tribunale ha dato torto a Lisa Lowenstein ritenendo che le sue pretese fossero esaudite già dall’accordo firmato nel 2008 che le assegnava “a titolo di una tantum” mezzo milione di euro. Lei però ha fatto appello il primo marzo perché sostiene di avere firmato sotto pressione dal marito e in preda a stress emotivo.
Ieri l’avvocato di Grilli, Ida Favero, ha diffuso una nota che sorvola sui conti off-shore e si dilunga sulle questioni matrimoniali: “La separazione consensuale è stata chiusa non con mezzo milione, ma prima con un milione precedentemente versati dal prof. Grilli alla moglie che diceva di avere debiti personali, oltre a ulteriori 500 mila versati quanto a 250 mila al momento della sottoscrizione della separazione consensuale, e altri 250 mila la mattina del 14 ottobre 2008 perché la sig.ra Lowenstein - se non avesse avuto la prova del bonifico di tale ultimo versamento - non avrebbe sottoscritto la separazione consensuale fissata per le ore 15 della medesima giornata. L’importo di 1,5 milioni”, precisa il legale, “è stato guadagnato e risparmiato onestamente dal prof. Grilli negli anni in cui ha lavorato in Inghilterra. Tali danari sono quanto residuava al prof. Grilli al netto di tutte le imposizioni fiscali di legge italiane e straniere e sono rientrati in Italia secondo i canali di legge”.
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“TUTTO REGOLARE, MAORA NON HO CON ME LE CARTE” -
Due lettere: la R e la W potrebbero imbarazzare il ministro. Tutti i contribuenti con conti all’estero sono tenuti a scriverlo nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Vittorio Grilli - da quello che risulta al Fatto - tuttora detiene un conto all’estero. Forse anche per questo non divulga sul sito del ministero la dichiarazione ma solo il suo stipendio attuale: 198 mila euro. Nel 2004 aveva 5 conti e probabilmente oggi ne ha uno a Jersey, un paradiso fiscale. Per fugare i dubbi sul suo comportamento il ministro dovrebbe mostrare la dichiarazione. Il Fatto glielo ha chiesto ieri.
Ministro, lei ha inserito i suoi 5 conti nel quadro RW della dichiarazione dei redditi dell’anno 2004?
Quello che dovevo dire l’ho detto al Sole 24 Ore.
Può mandarci la prova che ha dichiarato nel 2005 i 5 conti?
In tutte le mie dichiarazioni c’è tutto, interessi in Italia e all’estero.
Non può darci il quadro RW di quell’anno?
Lei pensa che in questo momento io possa avere sotto mano qualcosa di nove anni fa? È fisicamente impossibile.
Si rende conto che per una storia simile un ministro in Francia si è dimesso?
Non è così. Il ministro in Francia, se capisco bene, si è dimesso avendo dei conti segreti, avendo portato denaro dalla Francia in Svizzera. Io lavoravo in Inghilterra e ho tutto dichiarato.
Ma lei era contribuente italiano o inglese?
Ero in Inghilterra e lavoravo in Inghilterra quando sono stati aperti quei conti. E tutto era trasparente e dichiarato al fisco. Con tutte le imposte dovute pagate.
E nel 2004, quando compra la casa, era un contribuente italiano?
Nel 2004 sì, perché ero tornato in Italia.
Nella dichiarazione del 2005 lei doveva dichiarare nel quadro RW quei conti. A me piacerebbe vedere quel quadro.
Non c’è l’ho qui sotto mano. Comunque le ho fatto una dichiarazione esplicita e a questo punto, mi dispiace, non ho altro da dire.
Non pensa che, come ministro dell’Economia, abbia un dovere di trasparenza superiore a quello di un cittadino normale?
Ma certo. Le ribadisco: è stato tutto fatto. Tra qualche giorno sarò un cittadino libero e metterò tutto. Se lei mi chiede in questo momento i miei quadri RW di 10 anni fa, non ce li ho. Li devo mandare a prendere dal commercialista.
Abbiamo difficoltà a prendere atto delle sue precisazioni sui conti perché le carte pubblicate dal Sole sembrano smentire quello che lei ha detto mesi fa sul prezzo e sulla ristrutturazione della casa ai Parioli.
Ma quali smentite? Non è stato smentito niente. Ognuno fa il suo lavoro: se lei ritiene che in quell’articolo ci siano prove e smentite, continui pure.
Ammette che il prezzo dichiarato al notaio per la casa era falso, più basso di quello reale?
Ma non c’è nessun prezzo falso. Andate a prendervi gli atti, sono tutti pubblici. Guardate sugli atti transattivi e sul mutuo, è tutto limpido. Mi dispiace ma ora devo lavorare.