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 2013  aprile 30 Martedì calendario

Professoressa Fornero, Enrico Letta ha sostenuto ieri che sugli esodati «la società ha rotto un patto»

Professoressa Fornero, Enrico Letta ha sostenuto ieri che sugli esodati «la società ha rotto un patto». «La riforma delle pensioni è stata fatta in condizioni di emergenza. Quando sono stata chiamata al ministero del Lavoro, a novembre del 2011, mi è stato detto che andava scritta in meno di 20 giorni. Ricordiamoci che in quelle drammatiche settimane si temeva il default dell’Italia. Gli errori possono accadere, ma abbiamo anche cercato di rimediare da subito, con criteri di equità». E oggi a che punto è la situazione degli esodati? «Il governo Monti ha salvaguardato circa 140 mila lavoratori, cominciando da quelli più prossimi al pensionamento, e ha istituito un fondo per eventuali, ulteriori emergenze. Ho parlato l’ultima volta con l’Inps giovedì scorso e mi hanno comunicato che sulla prima salvaguardia si dovrebbero risparmiare risorse relative a circa 2000 lavoratori e che in merito al secondo decreto, quello che riguarda altri 55 mila, di cui circa 40 mila lavoratori in mobilità, solo 6 mila domande sarebbero arrivate entro il termine previsto di fine marzo». Cosa vuol dire? «È un processo che richiede tempo, non un fenomeno al passato, perché una buona parte di quelli che la stampa chiama “esodati” è ancora al lavoro, e perché in molti casi le imprese non hanno ancora individuato le singole persone che saranno poste in mobilità. Un processo che va governato, con serietà ma anche equità, trovando nel tempo le risorse necessarie. Ma direi che l’emergenza vera e propria si può considerare finita. E bisogna anche considerare il fatto che molti avevano sottoscritto accordi privati con i loro datori di lavoro, difficili da monitorare e non sempre motivati da situazioni di difficoltà del datore di lavoro. È importante, dunque, che emergano alla luce del sole. E poi c’è caso e caso». Non vanno salvati tutti? «È giusto trovare una soluzione per chi è vicino alla pensione, ma chi è a dieci anni dalla età pensionabile, dovrebbe essere posto nelle condizioni di trovare una nuova occupazione all’altezza delle sue competenze. E’ sul lavoro, anche delle persone relativamente anziane, ma troppo giovani per la pensione, che occorre puntare. Perché altrimenti sono i giovani a rimetterci, chi paga i contributi».