Aldo Grasso, Corriere della Sera 3/5/2013, 3 maggio 2013
Per i non esperti di musica, di jazz in particolare, Massimo Catalano era l’intellettuale viveur dai ragionamenti lapalissiani ed esperto di truismi
Per i non esperti di musica, di jazz in particolare, Massimo Catalano era l’intellettuale viveur dai ragionamenti lapalissiani ed esperto di truismi. La parola l’abbiamo imparata allora (1985), per cercare di definire il suo ruolo all’interno di Quelli della notte. In quel salotto televisivo, arabeggiante e arboreggiante, tra intelligenti banalità e allegri nonsensi, scherzavano seriamente personaggi e maschere televisive: Riccardo Pazzaglia, il filosofo partenopeo esperto di brodo primordiale, Frate Antonino da Scasazza con i suoi «nanetti» ovvero aneddoti, Maurizio Ferrini rappresentante romagnolo di pedalò dalle inclinazioni filosovietiche, la signora bene Simona Marchini che sognava amori appassionanti davanti alle telenovelas, la cuginetta Marisa Laurito in perenne attesa del fidanzato Scrapizza, mentre Roberto D’Agostino, esperto dell’effimero, diventava profeta dell’insostenibile leggerezza dell’essere. Poi c’era quel distinto signore, la barba coltivata (al pari del suo humour), il cachecol al posto della cravatta, la tromba in mano. Interveniva con frasi del genere: «Meglio lavorare poco e fare tante vacanze che lavorare molto e fare poche vacanze» o «Meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida» o «Meglio essere giovani, belli, ricchi e in buona salute piuttosto che vecchi, brutti, poveri e malati». Ovviamente, tutti ribadivano l’ovvietà affinché il tormentone valicasse i confini dello schermo e diventasse linguaggio comune: nascevano così gli «arborismi». Negli anni Sessanta Catalano aveva fatto parte dei Flippers, una mitica band i cui componenti venivano tutti dal jazz e spopolavano da Forte dei Marmi a Santa Margherita, da Venezia a Viareggio lanciando in Italia il cha cha cha (chi non ricorda «Il cha cha cha dell’impiccato»?), partecipando persino a un Cantagiro, con «I Watussi», al fianco di Edoardo Vianello. Ha scritto anche un libro, La vita è una tromba, raccolta di pensieri e truismi. Che poi sarebbero le verità ovvie, evidenti, indiscutibili, tali che sarebbe ridicolo enunciarle o superfluo spiegarle.