Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 01 Mercoledì calendario

L’INCREDIBILE CORSA DI KIRYU IL PICCOLO BOLT DEL GIAPPONE


Sol levante, sì, ma dai blocchi. Yoshihide Kiryu è il classico giapponese baricentro basso, coscioni, andatura frenetica finché c’è da sprintare e improvvisa calma, come fosse investito da una scarica di benzodiazepine, una volta che ha smesso di correre. Esprime due modi di essere zen: motivato e distaccato. «Sono stato educato così: ogni cosa a suo tempo». C’è sempre il tempo di mezzo. Il bambino è cresciuto in fretta. Suo padre sforna pane e dolciumi. Il suo viso non farebbe mai pensare a un 17enne, il tempo sul display neppure: 10”01. Primato del mondo juniores eguagliato (lo deteneva in solitudine Darrell Brown da Trinidad, argento ai mondiali di Parigi nel 2003) e miglior prestazione mondiale assoluta del 2013. Lo stesso risultato cronometrico ottenuto da Pietro Mennea a Città del Messico nel 1979, che ancora oggi rappresenta il record italiano. Il record di categoria ottenuto da Yoshihide è pazzesco, quello annuale un po’ meno perché i 100 metri importanti si cominciano a disputare adesso (il miglior crono fino a questo punto della stagione era stato di Michael Rodgers con 10”04), ora scatta la Diamond League, ora iniziano a spuntare le teste coronate.
Il formidabile Yoshihide spopola su youtube, spinto anche dal risultato ottenuto il giorno prima a Zhaoqinq, in Cina, dal 26enne Peimeng Zhang (10”04). Cambia lo scenario della velocità? Presto per dirlo. Yoshihide però non sembra un fuoco di paglia. Domenica a Hiroshima s’è migliorato di diciotto centesimi. Il suo personale era di 10”19, ottenuto il 3 novembre scorso a Fukuroi. In quell’occasione stabilì il record mondiale allievi. Questa sovrapposizione di gesti superlativi sta meravigliando gli appassionati americani, affascinati da tanta diversità: «Può andare avanti così sino al Mondiale di Mosca? ». «Ha una corsa da adulto e la struttura non gli consente di diminuire gli appoggi (ne fa quasi 44, ndr)», riconosce Harvey Glance, l’ex -velocista americano ora allenatore di Kirani James. Ragionevole interrogativo: può scendere sotto i 10”? Yoshihide è piccolo, dicono in molti, forse non abbastanza alto (1,74) e con gambe troppo poco slanciate per ulteriori, significativi progressi nell’era di Bolt (il giamaicano infortunato salterà il Jamaican Invitational di sabato). Tuttavia mai dire mai. Nel 2011 correva in 10”58. E forse è già morfologicamente formato, quindi è qualcosa di più e anche qualcosa di diverso da un abituale 17enne in fase di sviluppo musco-lare: «Molto dipenderà», aggiunge Carlo Vittori, «dalle qualità psichiche del ragazzo, da come sta vivendo questo momento di esaltazione ». Ora Yoshihide è atteso all’estero. «E’ importante anche il comportamento del suo allenatore, che deve tenerlo lontano dalla grandezza di ciò che sta ottenendo». Un esempio: alla sua età Yohan Blake non andò oltre i 10”33, solo a 21 Bolt ha corso in 10”03. «Alcuni ragazzi», prosegue Vittori, «si perdono perché vengono lasciati alle loro turbe emotive, alla dispersione del pensiero e della concentrazione. Penso a ciò che accadde con Carlo Boccarini (nel 1989 corse i 100 in 10”08, ndr)». Diceva il tecnico di Borzov, Valentin Petrovsky: «Chi ha fatto enormi e precoci scatti di qualità rischia di perdersi prima». Diventa difficile da gestire. Del resto il problema lo ha vissuto anche Lemaitre: «Un longilineo come lui doveva progredire, soprattutto nei 200». Invece non l’ha ancora fatto.