Enrico Sisti, la Repubblica 1/5/2013, 1 maggio 2013
L’INCREDIBILE CORSA DI KIRYU IL PICCOLO BOLT DEL GIAPPONE
Sol levante, sì, ma dai blocchi. Yoshihide Kiryu è il classico giapponese baricentro basso, coscioni, andatura frenetica finché c’è da sprintare e improvvisa calma, come fosse investito da una scarica di benzodiazepine, una volta che ha smesso di correre. Esprime due modi di essere zen: motivato e distaccato. «Sono stato educato così: ogni cosa a suo tempo». C’è sempre il tempo di mezzo. Il bambino è cresciuto in fretta. Suo padre sforna pane e dolciumi. Il suo viso non farebbe mai pensare a un 17enne, il tempo sul display neppure: 10”01. Primato del mondo juniores eguagliato (lo deteneva in solitudine Darrell Brown da Trinidad, argento ai mondiali di Parigi nel 2003) e miglior prestazione mondiale assoluta del 2013. Lo stesso risultato cronometrico ottenuto da Pietro Mennea a Città del Messico nel 1979, che ancora oggi rappresenta il record italiano. Il record di categoria ottenuto da Yoshihide è pazzesco, quello annuale un po’ meno perché i 100 metri importanti si cominciano a disputare adesso (il miglior crono fino a questo punto della stagione era stato di Michael Rodgers con 10”04), ora scatta la Diamond League, ora iniziano a spuntare le teste coronate.
Il formidabile Yoshihide spopola su youtube, spinto anche dal risultato ottenuto il giorno prima a Zhaoqinq, in Cina, dal 26enne Peimeng Zhang (10”04). Cambia lo scenario della velocità? Presto per dirlo. Yoshihide però non sembra un fuoco di paglia. Domenica a Hiroshima s’è migliorato di diciotto centesimi. Il suo personale era di 10”19, ottenuto il 3 novembre scorso a Fukuroi. In quell’occasione stabilì il record mondiale allievi. Questa sovrapposizione di gesti superlativi sta meravigliando gli appassionati americani, affascinati da tanta diversità: «Può andare avanti così sino al Mondiale di Mosca? ». «Ha una corsa da adulto e la struttura non gli consente di diminuire gli appoggi (ne fa quasi 44, ndr)», riconosce Harvey Glance, l’ex -velocista americano ora allenatore di Kirani James. Ragionevole interrogativo: può scendere sotto i 10”? Yoshihide è piccolo, dicono in molti, forse non abbastanza alto (1,74) e con gambe troppo poco slanciate per ulteriori, significativi progressi nell’era di Bolt (il giamaicano infortunato salterà il Jamaican Invitational di sabato). Tuttavia mai dire mai. Nel 2011 correva in 10”58. E forse è già morfologicamente formato, quindi è qualcosa di più e anche qualcosa di diverso da un abituale 17enne in fase di sviluppo musco-lare: «Molto dipenderà», aggiunge Carlo Vittori, «dalle qualità psichiche del ragazzo, da come sta vivendo questo momento di esaltazione ». Ora Yoshihide è atteso all’estero. «E’ importante anche il comportamento del suo allenatore, che deve tenerlo lontano dalla grandezza di ciò che sta ottenendo». Un esempio: alla sua età Yohan Blake non andò oltre i 10”33, solo a 21 Bolt ha corso in 10”03. «Alcuni ragazzi», prosegue Vittori, «si perdono perché vengono lasciati alle loro turbe emotive, alla dispersione del pensiero e della concentrazione. Penso a ciò che accadde con Carlo Boccarini (nel 1989 corse i 100 in 10”08, ndr)». Diceva il tecnico di Borzov, Valentin Petrovsky: «Chi ha fatto enormi e precoci scatti di qualità rischia di perdersi prima». Diventa difficile da gestire. Del resto il problema lo ha vissuto anche Lemaitre: «Un longilineo come lui doveva progredire, soprattutto nei 200». Invece non l’ha ancora fatto.