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 2013  maggio 01 Mercoledì calendario

CON L’IMU PRIMA CASA ESENTE E RESTITUITA ADDIO SOLDI PER LE ASSUNZIONI E IVA PIÙ CARA


E SE l’Imu si mangia tutte le risorse?
Tanto più che si tratta di risorse, per ora assolutamente virtuali e tutte da trovare. L’aut aut di Silvio Berlusconi, che insiste perché il governo adotti interamente la sua linea, imperniata sull’abolizione dal 2013 e sulla restituzione di quanto versato nel 2012 per la prima casa, costa 8 miliardi tondi. Una misura in grado di vanificare anche un eventuale, e tutto da negoziare con Bruxelles, allentamento dei criteri che potrebbe liberare lo 0,5% del Pil pari a 7-8 miliardi. Se passasse l’ipotesi sostenuta con forza ieri da Brunetta e appoggiata dal vicepremier Angelino Alfano non si potrebbe fare niente altro. Tra le misure annunciate dal presidente del Consiglio Letta rimarrebbero un semplice “spot” la rinuncia all’aumento dell’Iva, il rifinanziamento della Cig in deroga, la proroga dei precari dello Stato, il credito d’imposta per le assunzioni, le missioni militari, i bonus energia, il fondo anti credit cruch. Veramente allora si tratterebbe del libro dei sogni del neopremier: perché complessivamente queste misure costano altri 9,7 miliardi. Che sommati all’Imu berlusconiana fanno salire il conto a circa 18.
Anche se, per pura ipotesi, si arrivasse a mettere insieme 0,8 punti di Pil, circa 12 miliardi, non si arriverebbe a soddisfare tutte le emergenze perché la proposta mangiatutto di Berlusconi non lascerebbe spazio alle altre misure. Ad un teorico bonus europeo si potrebbero infatti aggiungere le traballanti proposte del Pdl che contano di recuperare 2 miliardi dall’aumento della tasse su giochi, tabacchi e alcolici oltre ad altri 2 dal concordato con la Svizzera (peraltro messo in dubbio dal recente accordo tra i 5 maggiori Paesi europei, Italia compresa, a favore della trasparenza bancaria sul modello Obama). Anche in questo caso ci sarebbe solo lo spazio per sterilizzare l’Iva (1,9 miliardi), rifinanziare la cig in deroga (1 miliardo), e rimarrebbe circa un miliardo per missioni militari e ristrutturazioni. In questo caso i precari potrebbero aspettare, come pure il credito d’imposta per le nuove assunzioni e il fondo per le Pmi anti credit crunch: in tutto all’appello, in questo caso, mancherebbero 5,8 miliardi.
La parola chiave è, come ha detto il responsabile economico del Pd Stefano Fassina, «compromesso», tra le due ipotesi di cancellare l’Imu dalla faccia della terra e alleggerirne saggiamente il peso. L’intervento ispirato al buon senso è quello proposto in campagna elettorale da Pd e Scelta civica: si tratta di agire sulla detrazione di base, attualmente a 200 euro, per elevarla con la spesa di un paio di miliardi. Ma sul campo c’è anche l’idea di esentare i redditi bassi, sotto i 15 mila euro di Isee (la denuncia dei redditi sociale) oppure di rilanciare a dicembre la fusione tra Imu e Tares-rifiuti facendo nascere la Ics, l’imposta su casa e servizi, ben modulata e progressiva.
Se lo “sfondamento controllato” in Europa trovasse ostacoli tra gli ultimi alfieri dell’austerità, incapaci di andare oltre, e se si volessero mantenere le promesse di Letta al Parlamento, bisognerebbe raschiare il barile. Si potrebbe essere costretti a “cifrare” la lotta all’evasione, continuare con la spending review con esiti incerti ed essere pronti a respingere le tentazioni parlamentari - mai sopite - di un condono da parte del Pdl che potrebbe contrabbandare la necessità di una sanatoria con la crisi delle imprese. Altrimenti la strada è quella minimale: 5 miliardi per l’ingorgo fiscale: tra rata di giugno e Iva. E poi si vedrà.