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 2013  aprile 25 Giovedì calendario

LA SVIZZERA TEME L’INVASIONE: LIMITI AGLI IMMIGRATI DELL’UE

Ammettiamolo: un po’ di fastidio glielo diamo. Altrimenti non si spieghe­rebbe perché, con una decisione, un tantino sconcertante, ma da tempo nell’aria, il governo svizzero ha deciso ieri di limita­re per un anno l’immigrazione proveniente dai Paesi dell’Unio­ne europea. Quindi Italia com­presa. I governanti elvetici hanno in­fatti annunciato a Berna di voler attivare la speciale «clausola di salvaguardia», provvidenziale (per loro), prevista dagli accordi bilaterali sulla libera circolazio­ne tra la Svizzera e l’Unione Eu­ropea. Di conseguenza: «Nei prossimi dodici mesi, i cittadini degli Stati dell’Ue avranno un ac­cesso limitato al mercato del la­voro svizzero», si legge nel comu­nicato ufficiale pubblicato a Ber­na. Il contingentamento degli in­gressi riguarda i permessi di di­mora B (lunga durata) per i citta­dini dell’Ue-17 (tra cui l’Italia) e dell’Ue-8 (Europa dell’est).
In buona sostanza l’incubo per la Svizzera è quello di sem­pre: lunghe colonne di profughi che, spaventati dalle violenze e dalle sempre più precarie condi­zioni economiche, possano, pri­ma o poi, cercare riparo al di là del confine elvetico. Uno scena­rio nemmeno tanto da fantascienza, se è vero come è vero, che, nel passato mese di settem­bre i reparti dell’Armata rossocrociata impegnati nelle grandi manovre (più o meno 2000 uo­mini) hanno dovuto fare fronte a uno scenario fino ad ora mai pianificato dagli strateghi dello Stato maggiore: l’implosione dell’area euro, con il susseguente caos in Nord Italia e in Fran­cia. Rispondendo al settimana­le Der Sonntag , che ha reso noti i dettagli dell’esercitazione, il mi­nistro della difesa Ueli Maurer aveva sottolineato con queste parole la sua preoccupazione: «Non escludo che nei prossimi anni avremo bisogno dell’eserci­to. Non solo perché la situazio­ne sociale del resto dell’Europa si fa sempre più precaria. Ma an­che perché gli Stati dell’area, sot­to il peso della crisi finanziaria, rinunciano a rinnovare strate­gie ed armamenti».
Una premessa che ha spinto i militari svizzeri ad annunciare un piano per la formazione di quattro battaglioni di polizia mi­litare pronti a presidiare le frontiere e a valutare stanziamenti cospicui sul fronte della Difesa per i prossimi anni: cinque mi­liardi di franchi ogni 12 mesi, ne­cessari a mantenere una forza da 100 mila uomini oltre ai dena­ri necessari per l’acquisto dei nuovi costosi aerei da combatti­mento, gli svedesi Gripen (Grifo­ne). Giusto per dovere di crona­ca corre l’obbligo di registrare che, davanti al «colpo di scena», l’Ue «deplora la decisione della Svizzera di continuare con le li­mitazioni quantitative adottate lo scorso anno nei confronti di 8 stati membri e di estenderle ai cittadini degli altri stati mem­bri». Così si è espressa l’Alto rap­presentante Ue Catherine Ashton, ricordando la «grande importanza della libertà di circo­lazione» e aggiungendo che «le misure adottate dal governo svizzero sono contrarie all’ac­cordo sulla libera circolazione delle persone, perché fanno dif­ferenza tra gli stati membri». «Non è un atto ostile verso l’Unione Europea», ha rassicu­rato da parte sua la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga,annunciando l’at­tesa decisione in una conferen­za stampa. «Siamo amici e lo re­steremo». Finora la clausola era stata attivata una sola volta, nel Maggio dell’anno scorso e solo per i Pae­si dell’Europa dell’Est (Ue-8), ov­vero per i cittadini provenienti da Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slo­vacchia, Slovenia e Ungheria (Ue-8). Adesso, la misura è stata estesa ai Paesi dell’Ue-17 che comprende gli Stati dell’Europa occidentale e meridionale: Au­stria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussem­burgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia. Dal primo Maggio 2013, il con­tingentamento dei permessi di soggiorno di tipo B (della durata di cinque anni) proseguirà per i cittadini di otto Stati dell’Euro­pa orientale.